sabato 25 maggio 2013

Roberto Denti e i dinosauri

E' scomparso qualche giorno fa Roberto Denti, scrittore per l'infanzia e fondatore della prima libreria per ragazzi italiana.
Per ricordarlo vi trascrivo un pezzo tratto dal libro I bambini leggono pubblicato per la prima volta nel 1978 (l'articolo invece è del 1975). In questo pezzo Roberto Denti chiede ad uno psicologo come mai ai bambini piacciono i dinosauri. Sono passati 40 anni da allora, i dinosauri piacciono ancora molto, anzi di più, e i giocattoli dedicati ad essi sono ormai numerosi e di ogni genere. Peluche, dinosauri di gomma, puzzle, dinosauri elettronici, giochi scientifici e molto altro.
Il mio interesse per questo articolo è doppio dato che da qualche mese gestisco un negozio di giocattoli ( http://www.accipicchia.info/)  Vista l'attrazione dei bambini per i dinosauri, che va oltre le mode dei film o dei cartoni animati, mi sono chiesto cos'hanno di così affascinante.
Ecco la risposta:


Una delle richieste costanti in tutti i mesi dell’anno è un libro sui dinosauri. La richiesta viene dai bambini e dai genitori, che se anche entrano nella Libreria da soli, chiedono questo particolare tipo di libro.
L’età dei bambini varia dai cinque anni agli otto-nove, qualche volta anche dieci anni. Vi sono diversi libri, alcuni dei quali anche molto belli, che trattano l’argomento.
Una mamma dice, sfogliando le pagine:
- Certo è un libro che mi sembra buono, ma perché, anziché disegnato, non è fatto a fotografie sugli animali che sono esistiti?
Facciamo osservare che ai tempi dei dinosauri non era ancora stata inventata la macchina fotografica. La signora si accorge dell’errore e ride soddisfatta.
Perché c’è un’epoca nel bambino in cui il “mostro” preistorico ha un fascino particolare? Cerchiamo risposta a questo argomento sui libri di pedagogia e di psicologia. Vediamo che non è mai trattato. Le risposte che tentiamo noi in Libreria di darci, sono evidentemente approssimative. Fortunatamente arriva Renato Pozzi (insegna psicologia del lavoro all’Università) che domanda per i suoi nipoti un libro del genere. Ne approfitto subito e gli chiedo una risposta da un punto di vista psicologico che psicanalitico. Con molta pazienza e molta insistenza, dopo alcuni mesi Renato Rozzi mi spedisce una pagina molto chiara:

La risposta più frequente, la prima, dei bambini è che i mostri preistorici gli piaccion perché sono grossi. Cosa vuoi dire? Che sono smisurati, senza misure nostre, del mondo degli adulti: c’è nel bambino quella percezione del volume che è sua perché costitutivamente connessa con la percezione della forma. La “mostruosità” della forma è resa fantasticamente con la naturalezza del volume innaturale.
Nel bambino classico del periodo di latenza, soprattutto il bambino dei primi anni delle elementari, si sa che questa pregnanza spaziale è più forte di quella temporale. E’ un bambino che comincia a sublimare nell’intelligenza i suoi mostri interni. Sa bene che questi mostri sono esistiti, lo sa perché li differenzia da quelli delle favole; ma più che il tempo lontano coglie uno spazio lontano. Finalmente traduce in una realtà, pur lontana, ciò che non può più essere favola, ha una nuova prova delle favole, adatta al realismo della sua intelligenza e così continua intelligentemente le favole.
Inoltre, da un punto di vista profondo, in questo modo può controllare meglio le proiezioni dei mostri interni, rendendoli meno interni, meno pericolosi. Si rassicura proprio perché sono stati reali, i mostri sono ormai fuori portata. Fatta questa operazione, può renderli belli attraverso la sua estetica diversa, che carica con la sua inoffensiva ferocia.
Poche cose infatti, esprimono più legalmente, di fronte agli adulti, la sua elegante perversità: dei mostri si può parlare con i grandi, che sono sempre inibiti per se stessi, ma non posson facilmente contar frottole (come le contano su un problema temporale, quello dei morti, con fastidio supremo di debolezza).
I libri sui mostri fortunatamente portan misure, epoche, condizioni di vita, nomi giganteschi risonanti in una lingua universale e fanciullesca,, quella di una scienza che sconfina col nulla, ben diversa dai meccanici scioglilingua delle formule chimiche, meno umanistica e barocca delle nomenclature della flora, una lingua in cui compaiono unghie immense, creste vive, vertebre monumentali.
Alla fine, è anche attraverso questa lingua goduta che i bambini scopron quanto son fantastici i pensieri “scientifici” di padri, scopron la “mostruosità” vera del mondo animale dell’uomo. Per questo i padri son sempre incerti, moralisti, o “imperturbabilmente” scientifici, il che è sempre la medesima cosa.
E’ la medesima cosa perché i grandi hanno meno libidine dei bambini, i quali, allo stesso modo in cui i cuccioli si senton rispettati dalla reale libidine degli animali adulti, vorrebbero amare la libidine dei loro genitori, ma ne son impediti e minacciati. Per questo i mostri preistorici, almeno loro, devono essere proprietà dei bambini.