domenica 29 maggio 2011

Incubi e deliri di un compratore di libri

Il vecchio dell' Alpe è ciò che vorrei essere io a
quell'età. Questo personaggio è citato nel libro
"Storia del cipiglio da Socrate a Moravia".
Andare in una libreria dopo aver trascorso una giornata molto stressante. Trovare un'edizione di Heidi molto vecchia, edita da una casa editrice sconosciuta, a pochi euro. Cercare un'altra edizione di Heidi per confrontarla e capire che la seconda non è tanto una traduzione ma una riscrittura. Mi chiedo allora perché non specificano in copertina che si tratta di una riscrittura dato che non c'entra niente, o quasi, con il testo originale. Di solito in questo caso cerco soltanto la dicitura "riduzione" che per me significa "edizione per pigri". Allora evito di comprarla ovviamente, non faccio come nel lontano 1993 che per i miei biografi è "l'anno in cui comprai quattro diverse edizioni de La piccola principessa e nessuna di queste era integrale". Le conservo ancora tutte e quattro.
Andare in cassa con questo bel libro di Heidi di Nonsochi Editori e accorgersi di non avere il portafogli: né contanti, né bancomat, né postamat e neanche la patente (ero a un'ora da casa e immaginavo pattuglie delle polizia stradale inseguirmi come nel film dei Blues Brothers).
Tornare a casa, mettersi a letto e sognare le alpi, le caprette che fanno ciao e cose simili.

Qualche link:
Del perché il nonno di Heidi è meglio di qualunque educatore di oggi:
http://myblogpensierieparole.blogspot.com/2009/10/io-e-il-nonno-di-heidi.html
Tutto su Heidi:
http://it.wikipedia.org/wiki/Heidi
Videosigla dell'anime di Heidi cantata da Elisabetta Viviani.
http://www.youtube.com/watch?v=RI3qPvtYnv0

Il giorno seguente. Andare in un'altra libreria, comprare un libro che sono sicuro che mi piacerà, come mi sono piaciuti fino ad adesso tutti i romanzi della stessa autrice: Bianca Pitzorno. Si tratta di La voce segreta. Non lo conoscevo, ma dato che tra i personaggi c'era la simpatica Argia Sforza non ho resistito.
Porgere il bancomat e sbagliare due volte il pin. Avevo il pin errato, ovviamente. Mi astengo nel terzo tentativo che per me avrebbe significato il blocco della carta e probabilmente l'uccisione da parte di un cecchino delle Poste Italiane. Il libro costava 9 euro. Io avevo 10 euro in contanti quindi stavolta non mi fregano: pago e rimango con un euro soltanto.
Ovviamente sono senza benzina. Neanche cinque euro per tornare a casa. Stavolta mi immagino pedalare con i piedi nudi sull'asfalto come Fred Flinstone.
A casa ci torno lo stesso, con un rosso fisso che mi guarda severo dal cruscotto, ma con qualcosa di divertente da leggere prima di andare a dormire.
Ce ne fossero di più di scrittori come Bianca!

http://it.wikipedia.org/wiki/La_voce_segreta

sabato 28 maggio 2011

Effetto Pisapia

E vabbè... quando si tratta di perdere tempo con i tormentoni di internet lo faccio volentieri. Per chi non lo so sapesse:
http://www.corriereborsa.it/27840-red-ronnie-vittima-di-effetto-pisapia-spam-su-facebook.html


mercoledì 25 maggio 2011

Italia ex paese di poeti

Dopo la morte di Edoardo Sanguineti l'anno scorso e di Giovanni Giudici ieri mi tocca pensare che in Italia la poesia non esiste più. Non c'è stato un vero cambio generazionale.
Non voglio portare sfiga a nessuno, per carità, però per me è rimasto soltanto Zanzotto e i suoi fieri (quasi) novant'anni.

Dal Corriere.it:
MILANO - Il poeta Giovanni Giudici, uno dei maggiori autori lirici italiani del secondo Novecento, è morto la notte tra lunedì e martedì all'ospedale di La Spezia dove era ricoverato da una settimana. Il prossimo 24 giugno avrebbe compiuto 87 anni. I funerali si svolgeranno mercoledì alle ore 17 a Le Grazie, una frazione del comune di Porto Venere, in provincia di La Spezia, dove era nato nel 1924. 
Questa è la notizia completa:
http://www.corriere.it/cultura/11_maggio_24/giovanni-giudici-poeta-900_73fdc296-8636-11e0-99e7-3448c5a7b9b0.shtml

Oppure:
http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-38090298-32c2-4a4e-9ddb-551067e646da.html

lunedì 23 maggio 2011

The giver. Il donatore

Copertina dell'edizione Giunti
Presento in questo post un libro di cui parlerò più approfonditamente fra pochi giorni. Si tratta di The giver. Il donatore, romanzo di Lois Lowry scrittrice nata il 20 marzo 1937 a Honolulu nelle isole Hawaii (che non erano ancora territorio statunitense). The giver è il primo romanzo di una trilogia il cui secondo libro è già uscito in Italia con il titolo La rivincita. Gathering blue.
Il libro in Italia è stato pubblicato dalla Mondadori nel 1995 nella collana Junior Super con una traduzione leggermente differente: probabilmente quella della Giunti è un aggiustamento dell'originale versione di Angela Ragusa. Il titolo della sua prima pubblicazione è stato Il mondo di Jonas. Purtroppo la Mondadori non ha mai completato la trilogia cosa che invece, a quanto pare, intende fare la Giunti.

Copertina dell'edizione Mondadori
fortunosamente trovata nel reparto
usato di una libreria
Quello di Jonas è un mondo ambientato in un futuro non specificato. E' apparentemente perfetto ed estremamente regolamentato. Nella Comunità non esiste il dolore perché questo viene subito represso. Non esistono i sentimenti, né fini a se stessi e neanche finalizzati alla procreazione. E' un mondo votato all'uniformità e alle regole, dove nessuna trasgressione è consentita, né comportamentale né linguistica. A dodici anni i bambini diventano adulti e gli viene affidato un lavoro che dovranno compiere fino al loro congedo: la morte. Quello di Jonas è un lavoro unico, particolare, perché lui è l'eletto: dovrà raccogliere tutta la memoria del donatore e preservarla dall'oblio.
Nel momento in cui Jonas viene a conoscenza di questi ricordi inizia a dubitare della perfezione della Comunità e scopre che questa ordinarietà comporta fin troppe rinunce.
Vincitore nel 1994 della Newbery Medal, The giver ha fatto molto discutere di sé per le tematiche trattate (come ad esempio una sorta di eutanasia che ricorda maggiormente l'eugenetica piuttosto che i casi come quello di Eluana Englaro) ovviamente dovendole necessariamente rapportare al target a cui è indirizzato: gli young adult, forse poco abituati, almeno in Italia, a questo genere. I lettori adulti di sci-fi infatti potrebbero rimanere delusi da una trama non particolarmente originale.
Non so se è vero il fatto che il romanzo è stato censurato, o meglio boicottato, però è chiaro che i temi affrontati sono forti e inusuali per i ragazzi ma possono fornire comunque molti spunti di discussione.
La prefazione a questa edizione è di Tommaso Pincio; ha il pregio di dire alcune cose interessanti ma il tremendo difetto di spoilerare tutta la storia. Quindi leggetela dopo aver letto il romanzo, mi raccomando.
Sembra che sia in produzione una versione cinematografica di The giver con la regia di David Yates e con Dustin Hoffman tra i protagonisti.

The giver. Il donatore
di Lois Lowry
Giunti Editore

venerdì 20 maggio 2011

In breve: La freccia nera

Fotogramma dello sceneggiato
del 1968
E' un romanzo storico scritto da Robert Luis Stevenson pubblicato in volume nel 1888. E' ambientato in Inghilterra durante la guerra delle due rose: una guerra dinastica che vide contrapposte la famiglia di York e quella dei Lancaster.
Se venisse pubblicato adesso tutti gli darebbero contro per lo stile: troppo raccontato e poco mostrato, poco originale (sembra Robin Hood a volte), i personaggi sono incoerenti e la trama è piena di deus ex machina.
Però è divertente e veloce da leggere. Un pessimo recensore direbbe: si lascia leggere. Non mi piace il passivo, così non mi è piaciuto neanche come il John dei primi capitoli, fiero e coraggioso, dopo essersi rivelato una donna  diventa Johanna e da quel momento in poi non fa altro che svenire. Narrativa d'altri tempi, di quella con il dorso della mano sulla fronte.
Insomma, niente a che fare con L'isola del tesoro scritto lo stesso anno (è uscito a puntate nel 1883) e che per me è il capolavoro d'avventura. IL. L'articolo determinativo non è affatto messo a caso.
Di questo romanzo, nel 1968, è stato tratto uno sceneggiato in sette puntate con protagonista una giovanissima Loretta Goggi. Non ero nato allora, infatti non l'ho mai visto, però dato che è interamente disponibile in streaming sul sito della RAI lo farò presto. Dato che questo di Stevenson è un romanzo pieno di potenzialità inespresse, forse causate dalla pubblicazione a puntate, penso che una rilettura televisiva e moderna della trama ma soprattutto della giovane e coraggiosa John-Johanna possa averne limato i difetti. Ignorerò, invece, la versione che è stata fatta nel 2006 con protagonista Riccardo Scamarcio e Martina Stella e andata in onda su Canale 5. Lo farò non perché li ritenga pessimi attori, tutt'altro, ma perché la casa di produzione ha avuto la pessima idea di ambientarlo nel (leggo da wikipedia) Tirolo del quindicesimo secolo conteso tra papato e Sacro Romano Impero. C'era veramente bisogno di questo adattamento? Dobbiamo aspettarci anche un Sandokan sardo che urla "Aiooo trigrotti della Barbagiaaaaa!"?
Mi piacerebbe sapere perché hanno ritenuto l'Inghilterra basso medievale così poco televisiva, soprattutto dopo aver visto film di Robin Hood in tutte le salse. Una volta visto lo sceneggiato credo che ascolterò l'audiolibro tratto dal romanzo edito da Il narratore. A recitare è il bravissimo Luigi Maragoni.
Un anteprima dell'audiolibro la potete ascoltare qui:
http://www.ilnarratore.com/samples%20download/Stevenson-La_Freccia_nera_sample.mp3

mercoledì 18 maggio 2011

Le conseguenze

Dopo questa striscia
http://fenicedicarta.blogspot.com/2010/05/e-tempo-di-tornare-casa.html

la storia continua...

martedì 17 maggio 2011

Rassegna(ta) stampa di Torino 2011

Iniziamo con un flash mob segnlato da Booksblog. A farlo sono i redattori di molte case editrici uniti sotto il segno del precariato. L'editoria a quanto pare non ne è immune. Le redazioni vengono ridotte al minimo e l'outsourcing, parola molto bella da pronunciare ma altrettanto pericolosa, è divenuto una regola anche in questo settore. Correttori di bozze, traduttori, grafici che sotto il segno della partita IVA obbligatoria hanno tappezzato di post-it gli stand di alcune importanti case editrici.
Personalmente una volta ho parlato con una traduttrice di una nota casa editrice (non dico quale) che ha tradotto un libro di cui ho anche parlato... aveva l'espressione di chi, se avesse potuto, sarebbe andata a raccogliere pomodori.

http://www.booksblog.it/post/7614/salone-del-libro-di-torino-2011-il-flashmob-di-protesta-dei-redattori-precari

I lettori crescono, nel numero forse ma per quanto riguarda la sostanza non ci metterei una mano sul fuoco. Un milioni di lettori in più...

A quanto pare ci sarebbero 968mila lettori (di almeno un libro all'anno) in più rispetto ai circa 25 milioni del 2009. Tra i canali di vendita, vola l'online che, pur rappresentando il 4,3% dei canali trade di varia, è cresciuto del 25% rispetto al 2009. Anche per la produzione digitale si può dire che il 2010 è stato l'anno "uno" dell'eBook: dai 1.619 titoli disponibili a gennaio fino agli 8mila di dicembre, l'arrivo di un player molto forte nel mercato della vendita (Amazon.it), e un anno in cui lungo la filiera editoriale si sono creati diversi nuovi soggetti (le "piattaforme", e ne verranno annunciate anche a Torino), e in cui le librerie online hanno iniziato a vendere anche ai lettori file di eBook, o propri eReader.
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2011-05-12/2010-italia-scopre-milione-093238.shtml?uuid=AakYZQWD

Un settore che non molla la presa e che vende ancora molto sapete qual è? Esatto, lo young adult.
E' aumentata anche la vendita di Ebook grazie alla spinta di Amazon.it.
http://www.newnotizie.it/2011/05/15/boom-del-mercato-degli-ebook-da-1-619-titoli-a-8-mila-nel-2010/

Sempre per quanto riguarda il settore Ebook è spuntata la notizia a sorpresa di un accordo tra Vodafone e Mondadori. I clienti Vodafone avranno la possibilità di scegliere,tramite un'applicazione BOL.IT, tra circa 110.000 libri digitali con uno sconto del 30%.
I prezzi sono comunque ancora troppo alti, ma è un passo avanti.
http://lab.vodafone.it/blog/2011/05/12/mondadori-e-vodafone-per-la-prima-volta-su-tablet-magazine-e-libri-digitali/

sabato 14 maggio 2011

Autoproduzione e fumetti

Fumetto autoprodotto da Makkox

Mi sto chiedendo da tempo quale sia la differenza tra l'autoproduzione di un fumetto e l'autoproduzione un libro. La sostanza è la stessa: scavalcare l'intera filiera produttiva e distributiva e arrivare dritto dritto al consumatore, ovvero il lettore.
Il fumetto autoprodotto ha una sua gloriosa storia e ha sfornato un gran numero di bravi autori. Una volta i fumettari esordienti passavano prima per questa via: una fanzine o un fumetto da vendere nelle fiere più famose. Adesso le cose sono cambiate, soprattutto il mercato è cambiato, ma l'autoproduzione è rimasta, ha ancora una sua dignità e soprattutto ha una nuova vita proprio grazie al web e alla visibilità che esso offre.
Se una volta un fumettaro doveva girare l'Italia nelle fiere di Lucca, Roma o Napoli per vendere qualcosa adesso può anche starsene a casa e mettere a disposizione la propria opera tramite un blog.
Il fumettaro è molto più legato alla carta di quanto lo sia un romanziere. Il prodotto finito del romanziere è composto soltanto da una serie di parole mentre per il fumettaro c'è anche il disegno e il colore: una resa visuale che ha la sua giusta collocazione sulla carta. In molti casi, quindi, il fumettaro investe molti soldi per avere un prodotto cartaceo di qualità. Il rischio è tanto e non sempre si hanno buoni riscontri.
Tra chi è riuscito in questa impresa invece c'è Makkox che non nasconde le difficoltà che stanno dietro un'autoproduzione ma allo stesso tempo ne esalta, giustamente, la libertà creativa:
http://www.ninjamarketing.it/2011/04/20/intervista-a-makkox-su-ladolescenza-il-fumetto-autoprodotto-tra-la-carta-e-il-web-case-study/

Roberto Recchioni (autore di John Doe, Dylan Dog e tanto altro) è decisamente favorevole a tutto ciò:
http://prontoallaresa.blogspot.com/2011/05/uccidere-il-padre.html

e anzi... elenca i limiti di molte case editrici:
http://prontoallaresa.blogspot.com/2011/05/viva-gli-editori.html

Limiti che, come ben sappiamo, riguardano anche la narrativa classica: pessimo editing, scarsa cura della post-produzione (marketing, pubblicità, distribuzione), ecc.
Il punto però è questo: perché un fumettaro che si autoproduce riceve molta attenzione dai suoi colleghi e dalla critica mentre chi autoproduce un romanzo viene del tutto ignorato?

Cerchiamo di capirlo:

1- E' più facile capire se un fumettaro è bravo, mentre per uno scrittore non è la stessa cosa. Si capisce immediatamente se una persona è in grado di disegnare una tavola e scrivere una sceneggiatura. Se il suo disegno è professionale o amatoriale. Lo stesso non vale per un romanziere autoprodotto. Valutare un romanzo richiede meno intuito e strumenti critici molto complicati, cosa che in pochi hanno e quelli che li hanno esagerano e se la prendono con le D eufoniche (che in fondo non hanno mai fatto niente di male a nessuno) o lo show don't tell (che poi non è neanche obbligatorio).

2- Il romanzo richiede molto più editing del fumetto perché è più facile sbagliare. In entrambi si può sbagliare su più livelli: refusi, buchi nella trama o incongruenze, ma nei romanzi questi si nascondono con più facilità. Chissà quanti personaggi di romanzi hanno cambiato il colore degli occhi e dei capelli. Nei fumetti, una volta disegnato lo schizzo del protagonista, è difficile sbagliare.

3- Abbiamo sostanzialmente poca cultura narratologica. Non siamo in grado di capire, da una preview, leggendo venti pagine di un romanzo, se questo è buono o meno. Non avendo abbastanza strumenti per valutare uno scritto rimaniamo diffidenti e non lo compriamo. Forse lo possiamo leggere gratuitamente tramite il nostro lettore ebook di ultima generazione, ma non spenderemo mai dei soldi. Gli autori di romanzi autoprodotti quindi devono limitarsi alla pubblicazione gratuita e, in molti casi, all'autorefenzialità: scrittori autoprodotti che si pubblicizzano a vicenda. Questo però non è un mercato: dove non c'è denaro non c'è mercato.

4- La critica ufficiale snobba gli scrittori autoprodotti. Perché? I romanzieri autoprodotti sono tanti, troppi, e nel 99% di casi anche semianalfabeti che pensano di essere i nuovi Calvino o Tolkien. Non vale la pena leggere neanche dieci righe di quei manoscritti. Secondo molti la pubblicazione classica presso una qualche casa editrice, piccola o grande che sia, è un buon filtro. In realtà molti pensano che non sia così: si è creato un movimento di opinione che confuta questa presa di posizione affermando che le case editrici pubblicano soltanto per vendere a prescindere dalla qualità.

Che piaccia o no in Italia la situazione è questa e sarà molto difficile cambiarla. Nonostante il buon punto raggiunto dal web in grado adesso di veicolare i consumi e creare mercati alternativi, nonostante esista una critica letteraria non ufficiale ma con buone competenze, nessuno ancora è riuscito a costruirsi una nicchia nel mondo dell'autoproduzine che gli permetta di vivere con quello che scrive. E' un marmo difficile da scolpire.

mercoledì 11 maggio 2011

Salone del libro di Torino 2011


Inutile elencare tutte le cose che faranno al Salone del libro di Torino a partire da domani (terremoti permettendo. Ah no scusate, quello avverrà qui a Roma, sigh). Provo molta invidia per chi potrà andarci e gli auguro di giocarsi tutto lo stipendio, nel caso lo avessero. Di questi tempi non do nulla per scontato.
La ventiquattresima edizione del Salone del libro di Torino ospiterà circa 1.400 editori e si svolgerà da giovedì 12 a lunedì 16 maggio.
Il programma è ricco di incontri e ospiti, e sono tutti elencati nel sito ufficiale:

http://www.salonelibro.it/

lunedì 9 maggio 2011

Sono milioni

Questo racconto partecipò eoni fa a un concorso indetto dal Cicap, di cui sono sostenitore.  Insieme a questo spedii Oltre. I racconti, per la natura del concorso, dovevano essere brevissimi e dedicati a qualcosa di misterioso. Con Oltre ho ripescato la leggenda delle fate di Cottingley, questo del racconto invece è un cosiddetto OOPart, Out Of Place Artifacts: un manufatto fuori posto, qualcosa che non avrebbe dovuto esserci in quel determinato posto e in quel determinato tempo. Pensate alla famosa "Pila di Baghdad". Cosa ci faceva una pila elettrica nella Baghdad del 250 AC? Niente, infatti non era una pila elettrica.
Questo racconto parla di una pila elettrica molto particolare. E' una parodia della pila di Baghdad e chi ricorda le vecchie pubblicità anni '80 capirà a cosa mi riferisco. Per gli altri allego foto.

Sono milioni

- È assolutamente impensabile che questa specie di vaso di terracotta possa essere un manufatto alieno.
- Eppure sembra che qualcuno abbia visto degli oggetti non identificati volare da queste parti, ultimamente.
- Non crederai a queste sciocchezze, spero?
- Io credo solo a quello che vedo, e davanti a me c'è una pila elettrica vecchia di almeno millecinquecento anni.
- È chiaro, gli ALIENI, millecinquecento anni fa, erano dotati di lettori mp3 che funzionavano con batterie del genere! Fammi il piacere!
- Non essere sarcastico. Queste che tu chiami batterie, se messe in serie, possono alimentare una torcia elettrica senza alcun problema.
- Spiegami cosa se ne fanno gli alieni di un torcia. Stiamo parlando di esseri intelligenti in grado di spostarsi velocemente in ogni punto della galassia.
- Non al buio, evidentemente.
- Oh, bene, dimmi allora come dovrebbero essere questi extraterrestri che ci hanno lasciato una pila elettrica qui a Baghdad, vicino a questa ridicola scultura moderna.
- Non te lo saprei dire con certezza...
- Sono verdi, squamosi e con la lingua biforcuta? Mangiano topi in un boccone?
- Non dire sciocchezze!
- Oppure grigi, con grandi occhi allungati su una testa a forma di uovo.
- Non ho molta voglia di scherzare, smettila dai!
- Oppure potrebbero essere famelici, avere tre fila di denti e magari potrebbero tornare per nutrirsi di carne umana.
- Guarda che qui a Baghdad non vedono quel genere di film.
- Intendi rimanerci a lungo per questo motivo?
- Finché non troveremo altre pile. Continueremo a scavare vicino a questa statua, dove abbiamo trovato la prima.
- È la scultura più strana che abbia mai visto. Cosa dovrebbe rappresentare?
- Non ne ho idea. Ho passato anni a studiare archeologia e non ho mai avuto tempo per approfondire l'arte moderna.
- Be', in ogni modo sarai d'accordo che una statua di venti metri raffigurante un coniglietto rosa con un tamburino a tracolla sia strana, non pensi?
- Finalmente siamo d'accordo su qualcosa.
- Hai notato che ha un vano dietro la gamba? Hai provato a infilarci la pila?
- Perché dovrei?
- Provaci, non penso che sia pericoloso.
- Hai ragione, si incastra perfettamente.
- Visto? Ti ho aiutato a risolvere un mistero.
- È una coincidenza davvero particolare.
- La statua del coniglietto si è mossa.
- Stavolta sei tu ad avere troppa immaginazione.
- Ho sentito nitidamente il rumore di un tonfo, come se il coniglietto avesse battuto una bacchetta contro il tamburo.
- Impossibile!
- Guarda lì su. Vedo dei puntini avvicinarsi.
- Sembrano dirigersi da questa parte.
- Si stanno avvicinando sempre di più.
- Sono identici alla statua del coniglietto.
- Sono milioni.


venerdì 6 maggio 2011

La rivincita. Gathering blue

Le recensioni dei libri mi prendono sempre più tempo: devo documentarmi, cercare informazioni, interviste e valutare connessioni stravaganti. Quindi la recensione del libro di fantascienza per ragazzi The Giver, scritto da Lois Lowry è rimandata a data da destinarsi, ma non troppo però.
Rientra in un percorso di letture che ho deciso di compiere dopo aver letto l'articolo di Beatrice Masini che ho riportato e commentato già a suo tempo. Allo stesso modo quindi parlerò di Méto e cercherò di trovare degli spunti di discussione da condividere con i miei cinque lettori.
The giver non è stato citato dalla Masini, ma credo che possa rientrare nell'ambito di quella fantascienza per ragazzi di cui parlava la scrittrice. Inizialmente pubblicato con il titolo Il mondo di Jonas dalla Mondadori, la trilogia non è stata mai completata. Non voglio sparare troppe cartucce adesso, ne parlerò nel post che gli dedicherò. Nel frattempo però, oltre a consigliarne la lettura, la consiglio anche agli amanti puri della SCI-FI  anche se ritroveranno in questo libro molti topoi del genere (e lasciate stare quelli che vi parlano di censure, eutanasia o altro, leggetelo come raro esempio di fantascienza distopica per ragazzi pubblicato in Italia), segnalo anche l'uscita del suo seguito, sempre per la Giunti Editore (collana Y) : La rivincita: Gathering blue, secondo volume della "trilogia del donatore". La Giunti assicura che Il terzo romanzo, The messenger, verrà pubblicato tra non molto.
Per chi vuole leggere una breve recensione consiglio il sito Fantascienza.com:
http://www.fantascienza.com/magazine/notizie/14858/la-rivincita-gathering-blue/

La trama:
Ambientato in una comunità del prossimo futuro al pari di The Giver, in un villaggio dove ognuno pensa solo a se stesso e le persone con malattie o problemi fisici sono considerate inutili per la comunità e vengono lasciate morire, una ragazzina zoppa lotterà per conquistarsi il diritto di vivere. Ma, riuscendo a ricavarsi un posto all'interno di quella società, si renderà poi conto di come sia profondamente sbagliata e di quanto sia necessario cambiarla. Rifiuterà quindi l'occasione che a un certo punto le verrà offerta di scappare, e deciderà di fermarsi per iniziare a cambiare le cose dall'interno.

La rivincita. Gathering blue.
di Lois Lowry
Pag: 272
Editore: Giunti, collana Y

martedì 3 maggio 2011

Sussi e Biribissi

Sussi e Biribissi con
Copertina di Carlo Chiostri
Sussi e Biribissi è forse l'opera più conosciuta di Paolo Lorenzini che con lo pseudonimo di Collodi Nipote, forte quindi di una discendenza importante, si occupò per molti anni di letteratura per l'infanzia.
I protagonisti sono due ragazzi molto diversi tra loro, il primo, Sussi, grassottello e biondiccio, il secondo moro e allampanato. Un giorno decidono, freschi della lettura di Viaggio al centro della Terra di Jules Verne, di intraprendere un incursione all'interno delle fogne di Firenze. Si ritrovano quindi immersi in liquidi puzzolenti, a passare in cunicolo strettissimi, tra difficoltà e ingenue speranze, come quella di avere una croce di merito, fino ad arrivare in una ricca cantina piena di formaggi, salumi e vini di cui ovviamente approfittano. Ad accompagnarli c'è un gatto particolare, Buricchio, saggio e soprattutto loquace: infatti è l'unico gatto in grado di parlare. Ma il mondo fantastico non finisce qua: nelle fogne infatti incontrano anche delle talpe intelligenti tra cui Sforacchiona che alla fine diventerà amica dei due esploratori. Il viaggio ovviamente finirà male e i due amici non riusciranno a raggiungere il centro della Terra. Anzi, al loro ritorno in superficie vengono presi per matti e le difficoltà continuano.

Ammetto di aver comprato questo libro poco convinto (i soliti tre euro per l'edizione dei Fratelli Melita Editore) e non ero sicuro di volerlo realmente leggere. Collodi Nipote si presenta male se visto con gli occhi di un precario di oggi: è uno scrittore che ha sfruttato il cognome d'arte di suo zio per scrivere, scrivere per bambini tra l'altro. Mi sono ricreduto però dopo poche pagine e sono giunto alla conclusione che questo romanzo è sicuramente da riscoprire e inserire nelle collane dei classici per ragazzi.
La storia è quella di un viaggio, ingenuo, grottesco e metaletterario: i due ragazzotti fiorentini leggono Verne e vogliono emulare le gesta dei protagonisti di Viaggio al centro della Terra. Ne risulta una narrazione divertente, quasi picaresca, ricca di umorismo fiorentino, vernacolare, che ricorda le commedie alla fiorentina di registi come Mario Monicelli (Amici miei o L'armata Brancaleone), oppure di Francesco Nuti e Leonardo Pieraccioni. C'è tutto lo spirito goliardico di una città che sa usare la lingua e la rivolta all'esagerazione e all'iperbole comica tanto che Lugli, nel suo trattato di storia della letteratura per l'infanzia, definisce il libro come "...non scevro di volgarità" (1): i due protagonisti, tanto per dirne una, durante le loro avventure si scambiano numerosi baci  e in un'occasione si guardano anche in maniera strana.
Collodi Nipote quindi (ma da adesso in poi preferisco chiamarlo Paolo Lorenzini dato che una sua via letteraria l'ha sicuramente trovata nonostante il nome e una certa predisposizione ad emulare il realismo fantastico di suo zio), ha scritto un romanzo inconsapevolmente moderno, almeno per il linguaggio, nonostante il conservatorismo di fondo dei contenuti: ovvero l'idea di scrivere una storia sulla falsariga di Don Chisciotte (2) ambientandola in un'Italia preindustriale, contesto che in questo caso è sinonimo di ritrosia verso la modernità e il progresso. Infatti Lorenzini se la prende proprio con il povero Verne che è quanto di più moderno e positivista potesse esserci in quel periodo (il libro di Lorenzini è uscito nel 1902): a leggere certi libri è pericoloso, ammonisce il gatto Buricchio, la coscienza del libro e dell'autore, il grillo parlante di quest'opera che come il suo sfortunato predecessore collodiano morirà stavolta non per mano del protagonista, ma per le conseguenze del viaggio. Per essere sicuro che il messaggio arrivi Lorenzini lo ribadisce facendo ingurgitare il libro di Jules Verne a una piccola talpa in carriera, intelligente e sveglia, destinata a diventare un bravo avvocato. La talpa muore di indigestione:

"Maledetto libro!" borbottava [Biribissi] di tanto in tanto. "Perfino nei topi doveva far delle vittime!". (3)

La stessa sorte, per fortuna, non è capitata a Sussi e Biribissi: infatti alla fine si sono resi entrambi conto del pericolo rappresentato da Verne e mettono la testa a posto: il primo diventa impiegato comunale, il secondo invece un addetto ai lavori di fognatura. Chi più di lui conosceva le fogne di Firenze? Insomma, i due amici hanno imparato la lezione e hanno avuto il loro premio.

Strano a dirsi, quindi, questo conservatorismo di contenuti in un periodo di passaggio in cui la letteratura pedagogica e lacrimevole dell'ottocento stava lasciando spazio all'avventura a tutto tondo. Gli stessi autori italiani dell'epoca, contemporanei di Verne e dello stesso Lorenzini, non si facevano scrupolo di emulare il bravo scrittore francese dando vita ad una sorta di fantascienza all'italiana (4). Tra quegli autori ricordo Luigi Motta e il suo Raggio naufragatore del 1903 che lo stesso dedicò a Verne (Motta è comunque considerato più un epigono salgariano che di Verne) e lo stesso Salgari che nel 1888 pubblicò Duemila leghe sotto l'america, un romanzo che ricorda molto il libro "maledetto" che uccise Buricchio. In questo romanzo alcuni uomini decido di arrivare in una terra misteriosa e ricca di tesori passando in un tunnel sotterraneo. Infine non posso non citare Dalla terra alle stelle (1890) di Enrico Novelli, in arte Yambo, di evidente natura verniana. Yambo inoltre, nei suoi romanzi elogia il modernismo e la velocità tanto da anticipare anche il manifesto del futurismo.

L'idea che il linguaggio di Paolo Lorenzini possa essere sufficiente per una ricollocazione tra i classici, mi è venuta in mente pensando agli audiolibri. Per gusto personale preferisco audiolibri recitati con una dizione perfetta, da attori di qualità, in questo caso invece non disdegnerei una recitazione con uno spiccato accento fiorentino proprio a sottolineare la provenienza territoriale di quell'umorismo che la mia generazione ha imparato a conoscere grazie al cinema e alla televisione. Peccato che l'edizione in mio possesso (3) sia stata edulcorata dallo stesso autore: Antonio Faeti infatti si accorge (5) che in origine la cantina in cui i due si ritrovano e bivaccano per molto tempo non è la cantina di un'osteria ma di un convento di frati. E qui purtroppo si perdono parecchi giochi di parole e quell'anarchico spregio delle convenzioni che avrebbero rincarato l'umorismo e sottolineato la moderna irriverenza dell'autore.


(1). Storia della letteratura per la gioventù. Di A.Lugli (Universale Sansoni)
(2). La letteratura per l'infanzia. Di P.boero e C. De Luca (La terza)
(3). Sussi e Biribissi. Paolo Lorenzini (Fratelli Melita Editori).
(4). http://www.fantascienza.com/delos/delos54/storia-fantascienza.html
(5). Letteratura per l'infanzia. Antonio Faeti (La Nuova Italia).