venerdì 29 aprile 2011

In lettura (parte terza) (1) Stefano Benni

E' difficile fare anche i riempitivi di questi tempi. Cosa sto leggendo in questo periodo? Tralascio i vari saggi di cui è quasi inutile parlare e veniamo alla narrativa.
Stefano Benni.
Dopo averlo scoperto con Saltatempo e aver avuto conferma della sua bravura con La compagnia dei celestini, sto letteralmente divorando due libri di racconti che consiglio a tutti di leggere: Il bar sotto il mare e L'ultima lacrima.
In realtà avevo letto Bar Sport annissimi fa quando uscì in un'edizione economica per la Mondadori. Ma non mi piacque, proprio no. A volte la fortuna di un lettore consiste proprio in questo: conoscere un autore per un libro decente, non per un'opera minore (per me a questo punto Bar Sport lo è). Stando alla Wikipedia, che prendo sempre con le molle, quello dovrebbe essere il suo libro di esordio e forse doveva ancora imboccare una strada personale ben definita. Potrei rileggerlo, ma non so se e quando lo farò.
Insomma, quelle sopra elencate sono due magnifiche raccolte di racconti che potrebbero stupirvi per l'originalità dei contenuti, lo stile e la capacità di Benni di giocare con la grammatica e la lingua italiana senza esserne uno schiavo.
Provatelo e se vi piace tentare. Lo faccio genere perché è stato proprio così che ho riscoperto questo autore. Credo che un autore del volentieri o si ama o si odia, però vale la pena regalatelo. (2)

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(1). Parte terza. Forse non è vero però ho deciso di promuovere questo argomento tra quelli che sfrutterò nei periodi in cui non ho molto tempo per parlare più approfonditamente di libri.

(2). AAARGH! Il verme disicio ha colpito anche il mio blog!

mercoledì 27 aprile 2011

Nuova traduzione per Harry Potter

Molti fan ci speravano, ma sembrava difficile che la Salani lo facesse sul serio. Invece così è stato. La casa editrice ha infatti inaugurato una  collana di tascabili proprio con una nuova traduzione di Harry Potter eseguita niente di meno che da Stefano Bartezzaghi. Bartezzaghi, stando ad alcune dichiarazioni rilasciate, si è sempre dichiarato un fan del maghetto inventato da J.K. Rowling.
La nuova traduzione dà maggior dignità alla continuità della storia e ad alcuni giochi di parole che i primi traduttori, Beatrice Masini e Marina Astrologo, non potevano intuire non sapendo quali fossero gli elementi importanti che l'autrice avrebbe sviluppato.
Uno dei pochi errori corretti dalla Salani, come ben ricordano i primi lettori di Harry Potter, è stato il cambio del nome di una delle quattro case di Hogwarts: nella prima edizione infatti c'era Pecoranera modificata in Corvonero quando si sono accorti che lo stemma della scuola di magia aveva la raffigurazione di un corvo e che questa casa si sarebbe poi rivelata importante per la storia (Luna Lovegood è una Corvonero tra l'altro).
Ma l'errore che ha fatto arrabbiare molto i fan, disorientandoli negli ultimi libri quando la questione della discendenza si faceva molto importante, è stata la cattiva traduzione di halfblood e mudblood: mezzosangue e sporco mezzosangue tradotto erroneamente allo stesso modo, ovvero "mezzosangue". I traduttori infatti non hanno tenuto conto della differenza pensando che i due termini esprimessero lo stesso concetto. I mezzosangue sono maghi che nella loro discendenza hanno avuto un babbano (lo stesso Harry ha un nonno babbano da parte di madre). I "Nati da babbani" invece sono maghi nati da una discendenza completamente non maga, come ad esempio Hermione Granger. "Sporco mezzosangue"  è un insulto razzista che i purosangue rivolgono ai "nati da babbani". I pureblood (purosangue), infatti, hanno una discendenza tutta formata da maghi (la famiglia Weasley) e alcuni di essi ne vanno fieri e disprezzano chi non è come loro. A completare il quadro ci sono infine i maghinò che hanno maghi in famiglia ma non hanno ereditato alcun potere magico (come Argus Gazza). Queste differenze diventeranno importanti perché la questione del sangue, accennata da Malfoy sin dalle prime apparizioni soprattutto scontrandosi con Hermione, diventa  fondamentale per la costruzione della fitta rete di parallelismi con il nazismo a cui la scrittrice britannica ha voluto attingere per rendere la sua idea del "male" che nel mondo magico è rappresentato dall'uomo senza naso: Voldemort.

Ma questa nuova traduzione non è limitata alla correzione degli errori o degli inevitabili refusi:
Dice Bartezzaghi: "Neville Paciock era il nome giusto per il ragazzino pasticcione dell’inizio, non certo per il coraggioso eroe del settimo volume, nonché futuro professore di Erbologia… Fare questi cambiamenti mi è perciò parso come restituire al testo qualcosa che gli era dovuto."

Il famoso linguista infatti ha modificato anche alcuni nomi di protagonisti. Neville Paciock è tornato ad essere Neville Longbottom proprio per i motivi spiegati.Oliver Wood ha preso il posto di Oliver Baston e questa, a mio parere, era una delle traduzioni peggiori.  Ogni nome scelto dalla Rowling ha un significato. In questo caso la scrittrice scelse Wood (legno, mazza) in quanto questo personaggio era il capitano della squadra di Quidditch della casa di Grifondoro. Sarà lui infatti, nel primo romanzo, a spiegare le regole di questo sport ad Harry e quindi ai lettori. Tutto sommato, rileggendolo attentamente, soltanto una volta il gioco di parole poteva valere una traduzione così azzardata: quando la professoressa McGranitt minaccia Harry di fargli conoscere "Baston", e lui pensava che lo volesse punire picchiandolo (Vi ricordate quando cavalca la scopa senza permesso a causa di Malfoy e si rivela un formidabile cacciatore?). Stesso discorso vale per Colin Canon, il quale però appare per la prima volta nel secondo romanzo, e il cui sfortunato cognome deriva dalla passione del piccolo mago per la fotografia. Con molta probabilità anche per questo personaggio verrà reintrodotto il nome originale, ovvero Colin Creevey.
E' complicato modificare i nomi soprattutto quando grazie alla versione cinematografica questi si sono impressi nell'immaginario collettivo. Sarebbe stato poco opportuno quindi azzardare nuove traduzioni. Come avrebbe potuto Bartezzaghi chiamare "Dumbledore", ovvero Silente?  Dumbledore è una forma arcaica della parola bumblebee (bombo) e doveva dare l'idea di un mago rumoroso e arzillo, tutt'altro che silenzioso quindi.
Bombo andava bene? No, questo oltre che ricordate troppo un film di Moretti non sarebbe stato all'altezza di un mago così importante. Calabrone? Neanche. Un Mago Calabrone avremmo potuto vederlo in un cartone animato. Me lo figuro un po' impacciato, goffo, e sicuramente bizzarro: non certamente il più grande mago dell'era moderna. La scelta di chiamarlo Silente è è stata criticata da molti fan e addetti ai lavori tra cui Ilaria Katerinov nel saggio sulla traduzione di Harry Potter  "Lucchetti babbani e medaglioni magici" edito dalla Camelopardus. Traduzione forse concettualmente errata ma sicuramente molto suggestiva, ed è per questo motivo che è stata mantenuta.
E Silente sia.

lunedì 25 aprile 2011

Cento anni fa...




«A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna.»

domenica 24 aprile 2011

Salgari!

Sono uscite molte nuove pubblicazioni sul grande scrittore veronese Emilio Salgari.
Il primo che voglio segnalare è un romanzo biografico di Ernesto Ferrero edito da Einaudi nella collana Supercoralli:

Disegnare il vento. L'ultimo viaggio del capitano Salgari

"Il padre degli eroi", Emilio Salgari, è lo scrittore che ha infiammato generazioni di italiani creando centinaia di personaggi avventurosi sospinti dalla forza travolgente d'una eterna giovinezza. Ma il vero eroe è lui, il giornalista veronese appassionato di ciclismo e di scherma, pessimo scolaro e lettore onnivoro, che insegue tormentosi sogni di rivincita scrivendo romanzi d'appendice. Nominato cavaliere dalla Regina Margherita perché sa "istruire dilettando", vive con la moglie, quattro figli e una pittoresca corte di animali in un caseggiato popolare ai piedi della collina torinese, sfiancato dai ritmi di un lavoro forsennato. Chi è davvero l'uomo che tiene ad essere chiamato capitano, sostenendo d'aver navigato tutti i mari del mondo? Da dove prende il favoloso repertorio di piante e animali con cui ricrea l'essenza stessa dell'esotismo? Perché i suoi personaggi sono agitati da una ossessiva sete di vendetta? A cent'anni dalla sua morte il romanzo di Ernesto Ferrerò va oltre la biografia accostando documenti autentici e d'invenzione, e orchestrando le voci di un coro di testimoni: la moglie Ida, l'ex attrice da lui chiamata Aida, minacciata dalla follia; i figli, i vicini di casa, i pochi amici, i compagni di una bohème più sognata che praticata, esploratori, medici, giornalisti, pittori; ma soprattutto un'intrepida ragazza, Angiolina, che vorrebbe farsi insegnare da lui i segreti della scrittura e lo accompagna nell'ultimo viaggio con una tenera pietà tutta femminile.

Per la Rizzoli è uscito invece un libro illustrato dal bravo Paolo D'Altan e scritto da Serena Piazza.

Emilio Salgari navigatore di sogni
Un tempo a Torino incontravi le tigri in pieno centro. Palme tropicali facevano ombra alle signore accaldate dall’afa. Il Po sfociava nel mar dei Caraibi. Un tempo a Torino viveva un uomo che viaggiava restando seduto al suo scrittoio, armato solo di inchiostro e pennino.




Una biografia edita dalla BUR (Biblioteca Universale Rizzoli) scritta da Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi, rovescia lo stereotipo di dannato di Salgari e sfata molte leggende:

Emilio Salgari, la macchina dei sogni
Salgari è stato uno degli autori di maggior successo tra Otto e Novecento, eppure sulla sua vicenda rimangono molte zone d'ombra. Questo libro, abbandonato lo stereotipo del genio sregolato, ne inquadra criticamente la figura tra Scapigliatura e Positivismo, e corregge molte leggende infondate. Non raccoglieva nei porti notizie per le proprie avventure: lettore accanito, lavorava soprattutto in biblioteca. Non è stato sfruttato ingenuamente dagli editori: era consapevole - anzi, insoddisfatto! - del proprio successo. Un profilo accurato, accompagnato da una bibliografia definitiva, che ricostruisce la storia del padre del Corsaro Nero e dà nuove risposte al gesto estremo del suo suicidio.




Infine segnalo un cofanetto edito della Minimum Fax che contiene un dvd con un documentario sulla vita del grande scrittore e un libro curato da Silvino Gonzato:

Capitan Salgari: un tributo al padre di Sandokan

A cento anni dalla morte del grande capitano della letteratura Emilio Salgari, la casa editriceMinimum Fax inaugura l’uscita di un nuovo volume tutto dedicato al grande scrittore che, per l’occasione, verrà offerto insieme a un Dvd, un film documentario di circa un’ora creato con laregia di Marco Serrecchia, Capitan Salgari, che vedrà anche la partecipazione eccezionale di Gino Paoli che si farà voce narrante della vita tormentata dello scrittore affrontando le vicende personali e quelle legate alla scrittura percorrendo le tappe fondamentali e le opere più importanti, romanzi che fecero viaggiare con la fantasia i bambini di allora e la generazione di oggi accarezzando nella loro mente sogni di libertà e avventure pericolose.
Oltre al Dvd, come vi abbiamo già annunciato, il libro Emilio Salgari. Una tigre in redazione. Le pagine sconosciute di un giornalista d’eccezione completa il quadro e chiude in bellezza il cerchio che racchiude, in una cornice di parole ed emozioni, il tributo fatto allo scrittore curato da Silvino Gonzato. Gonzato, uno dei maggiori biografi della vita dello scrittore, papaù di Sandokan e della tigre della Malesia, apre una discussione sull’autore svelando gli aspetti che venivano prima celati o che rimanevano schiusi tra le pagine dei suoi romanzi e dipingendo un ritratto dell’autore completamente nuove ed innovativo.

giovedì 21 aprile 2011

Dei miei scritti

Non mi sto dando molto da fare con la scrittura, non ho tempo e forse non ho voglia di scrivere. Soprattutto non ho idee da portare avanti, soltanto qualche piccolo particolare, niente che sia sufficiente per una storia.
Però ho terminato un racconto per bambini che ha come titolo Una storia che se ne va, credo di avervene parlato tempo fa. La storia è di circa 30.000 caratteri. Stranamente, stavolta, ho utilizzato un processo inverso rispetto a ciò che si fa di solito tra la prima e la seconda stesura. Di solito si scrive molto, anzi troppo e in fase di seconda stesura si taglia. Stephen King dice nel suo On Writing che bisogna tagliare almeno il dieci per cento. Per non parlare degli aggettivi e avverbi inutili. Io ho fatto il contrario: non avendo abbastanza concentrazione durante la prima stesura mi sono limitato a scrivere soltanto l'indispensabile: lo scheletro della trama e i principali punti che caratterizzano i personaggi e la storia stessa. La seconda revisione mi è servita per ampliare ogni singolo punto e renderlo leggibile, omogeneo e un po' "letterario". La terza revisione servirà a togliere refusi e ripetizioni. Fra un po' di tempo lo metterò online.
Ho anche ampliato un vecchio racconto breve dal titolo Ne trovo altre come te. L'ho scritto per un concorso con limiti di battute assurdo, ho avuto quindi l'opportunità di ampliarlo un po' e renderlo leggibile. Il racconto è di nuovo online qui:
http://fenicedicarta.blogspot.com/2009/07/ne-trovo-altre-come-te.html

martedì 19 aprile 2011

Io scrivo: concorso del Corriere della Sera

Come forse già sapete il Corriere della Sera sta pubblicando una serie di DVD dedicati alla scrittura. Sono arrivati alla quarta uscita e a parlare di questo mestiere (o hobby) è Beppe Severgnini che nel Corriere ci lavora e tiene la famosa rubrica Italians, dedicata agli italiani all'estero. Le precedenti uscite hanno visto protagonisti Roberto Saviano, Niccolò Ammaniti e Michela Murgia.
Lo stesso Severgnini tempo fa aveva indetto un concorso letterario a cui partecipai anch'io tra l'altro. Ma non era niente di importante. Anche in questa occasione il Corriere lancia un concorso per racconti che ha lo stesso nome della collana, Io scrivo, niente a che vedere con il famoso best seller di S.M. Navarra pubblicato dalla Delos (Simone se ci sei fai causa alla RCS!).
I racconti possono essere di qualunque genere, fiaba, gotico, noir, ecc. e devono avere un numero di battute compreso tra i 27.000 e i 32.000 (spazi inclusi).
Una volta iscritti al Corriere potete inviare i racconti e votare quelli dei vostri concorrenti. Il più bello, scelto dai giornalisti dello stesso giornale, verrà pubblicato nella collana Corti di carta.
I lavori già pervenuti sono tanti e la selezione quindi sarà dura. Se avete qualcosa di pronto tentar non nuoce. Ricordatevi però che il racconto rimarrà online e probabilmente non lo potrete utilizzare per altri concorsi.
Ho segnalato tardi questo concorso: infatti avete tempo fino al 29 aprile per mandare il vostro elaborato. Tentar non nuoce.

E questo è il link:
http://www.corriere.it/ioscrivo/partecipare.shtml

domenica 17 aprile 2011

Audiolibri

Sarò drastico, ma a mio parere l'evoluzione naturale del libro cartaceo non è l'Ebook ma l'audiolibro. Immaginate milioni di persone senza un briciolo di tempo per leggere, persi nelle polverose carrozze dei treni per andare a lavoro, in macchina, nel traffico rumoroso delle 18:30, senza nulla da fare se non ascoltare musica: un cd di MP3 accuratamente selezionati o la propria stazione radio preferita.
Immaginate che, invece, l'unica soddisfazione di questa persona, dopo una stressante giornata di lavoro, sia quella di tornare a casa e leggere un buon libro. Questa persona arriverà alle 20 a casa. Se vive da solo dovrà prepararsi la cena; mentre il surgelato si scongelata si lava, si mette in pigiama e pantofole. Nel frattempo la cena è pronta. Apparecchia, mangia mentre vede il telegiornale o qualcos'altro in uno dei tanti canali del digitale terrestre. Alle 21 ha finito. Sparecchia la tavola e pulisce un po' la cucina. Infila il piatto nella lavastoviglie, controlla se è carica per un lavaggio. Se sì allora prende la pastiglia di sapone e la programma. Nel frattempo si sono fatte le 21.30. Questo povero uomo, è chiaro, non ha una vita sociale. Se ce l'ha allora dovrà telefonare alla propria ragazza o a qualche amico. Si fanno le 22. Se invece ha famiglia passerà la mezz'ora seguente a parlare con la propria compagna o compagno, o magari dovrà preparare i figli per la nanna. Sono sempre le 22:00 e la sveglia e alle 06:00. E' quasi ora di andare a letto, quindi. Se ha moglie... vabbè... sappiamo cosa farà, ogni tanto; oppure avrà  mezz'ora di tempo per leggere. Mezz'ora appena e non è che ha molta voglia: ha gli occhi stanchi e il libro che sta leggendo è impegnativo, ci vuole molta concentrazione per capirlo. Ma lui è stanco. Forse ripiegherà per un romanzo meno impegnativo, tipo Fabio Volo. Allora lascia da parte l'ultimo di Umberto Eco per leggere Fabio Volo.
Dopo mezz'ora la moglie si addormenta arrabbiata. Lui spegne la luce e aspetta che la sveglia suoni.

Adesso immaginate che questa persona abbia un lettore MP3 o un IPod con 32 gigabyte di memoria pieni di audiolibri. Potrà comprare un audiobook allo stesso prezzo di un libro normale, risparmiando anche spazio dato che abita in una casa piccola e gli scaffali sono già tutti pieni. Con poche semplici operazioni potrà trasferire gli MP3 dell'audiobook nel suo lettore: Eco, Dostoevskij e decine di altri autori classici e non. Questa persona prende il treno alle 07:15 e ci rimarrà fino alle 08:00. Ha la mente fresca, lucida. Si siede su una polverosa poltrona del treno e accende il lettore. Chiude gli occhi perché le persone che ha davanti hanno un'espressione arrabbiata e lui non vuole rovinarsi la giornata anzitempo. Per quello forse ci penserà il suo capo. Ha un'ora di tempo per immergersi in uno dei suoi libri preferiti.
Potrebbe andare a lavoro in macchina, e in questo caso forse ci mette un'ora invece che 45 minuti. Se non fosse che in quell'orario le strade si ingolfano di impiegati e genitori che portano i figli all'asilo ci impiegherebbe metà tempo. Ha un'autoradio con lettore mp3 e presa USB. Infila il cd oppure la pennetta e ascolterà Delitto e castigo per tutta l'ora invece di inveire contro quel tizio che va lentissimo e non si fa sorpassare, o contro quella mamma che ha attraversato fuori dalle strisce trascinando due poveri bambini assonnati.
Tra andata e ritorno leggerà/ascolterà un libro per almeno un'ora e mezza. Quando tornerà a casa quindi non sentirà l'impellente e nervosa necessità di leggere qualcosa anche se non ha tempo e ha altre incombenze da fare con quel poco che gli resta. Allora forse saranno tutti più felici. Soprattutto la moglie.

venerdì 15 aprile 2011

Bolle

Bolle di anidride carbonica
a velocità supersonica.
scappano dalla vasca
che burrasca!

Bolle di sapone
soffiate a ripetizione
sospinte dal vento
a rilento

Bolle che ballano
in aria si affastellano
in quarta posizione
che orrore!

Bolle di accompagnamento
come documento
per portare se stesso
nel cesso

martedì 12 aprile 2011

Le frasi che non ti ho detto

Frasi famose che non sono mai state dette:

Iniziamo da Voltaire:
«Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire»

Questa frase non è mai stata detta. Deriva da una biografia della scrittrice inglese Evelyn Beatrice The friends of Voltaire. La frase è stata erroneamente virgolettata come fosse una vera citazione. In una lettera del 1939 pubblicata nel 1943, l'autrice afferma che quel virgolettato è suo, ma era troppo tardi.

«The phrase "I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it" which you have found in my book "Voltaire in His Letters" is my own expression and should not have been put in inverted commas. Please accept my apologies for having, quite unintentionally, misled you into thinking I was quoting a sentence used by Voltaire (or anyone else but myself).»

Galileo
«E pur si muove!»
La frase non è mai stata pronunciata da Galileo al tribunale dell'inquisizione, ma è stata inventa da Giuseppe Baretti in una ricostruzione romanzata per il pubblico inglese.

Niccolò Machiavelli
Il fine giustifica i mezzi
Altra frase mai detta, questa impropriamente addebitata al machiavello. Credo di averla letta in maniera un po' didascalica anche nel secondo romanzo della serie Nicholas Flamel l'immortale di Scott Micheal dove Machiavelli è uno dei protagonisti.
Nel capitolo 18, Quomodo fides a principibus sit servanda, Machiavelli illustra al Principe come mantenere il potere. Nel passo che incollo di seguito lo esorta a servirsi di tutti i mezzi per compiacere il popolo perché il popolo "vede quello che tu pari (sembri)" e ti giudica quindi per quello che tu fai, non per quello che sei. Quei pochi che sanno come sei non avranno mai il coraggio di opporsi perché se il principe mantiene bene lo stato e il suo popolo, questo lo giudicherà bene e non attuerà nessuna forma di congiura. Questione molto diversa e forse anche cinica rispetto all' exitus acta probat che ironicamente Ovidio nel suo Heroides dedico agli sforzi del patriarca Poppo di rendere abitabile la sede dell'Aquileia. Machiavelli conosceva questa frase di Ovidio avendola sentita riformulata dal Cardinale Riario il quale: "... dixe che di tucte le cose gli huomini guardavano più al fine che alli mezzi". (Machiavelli, Lettera ai dieci, 28 ottobre 1503).
Tratto dal capitolo 18 de Il principe:


Debbe, adunque, avere uno principe gran cura che
non li esca mai di bocca una cosa che non sia piena delle
soprascritte cinque qualità, e paia, a vederlo et udirlo,
tutto pietà, tutto fede, tutto integrità, tutto relligione. E
non è cosa più necessaria a parere di avere che questa
ultima qualità. E li uomini in universali iudicano più alli
occhi che alle mani; perché tocca a vedere a ognuno, a
sentire a pochi. Ognuno vede quello che tu pari, pochi
sentono quello che tu se’; e quelli pochi non ardiscano
opporsi alla opinione di molti che abbino la maestà dello
stato che li difenda: e nelle azioni di tutti li uomini, e
massime de’ principi, dove non è iudizio da reclamare,
si guarda al fine. Facci dunque uno principe di vincere e
mantenere lo stato: e’ mezzi saranno sempre iudicati
onorevoli, e da ciascuno laudati; perché el vulgo ne va
preso con quello che pare e con lo evento della cosa; e
nel mondo non è se non vulgo; e li pochi ci hanno luogo
quando li assai hanno dove appoggiarsi. Alcuno principe
de’ presenti tempi, quale non è bene nominare, non
predica mai altro che pace e fede, e dell’una e dell’altra è
inimicissimo; e l’una e l’altra, quando e’ l’avessi osservata,
li arebbe più volte tolto o la reputazione o lo stato.



domenica 10 aprile 2011

Premio Battello a vapore 2011

Torna anche quest'anno il prestigioso premio Battello a vapore che ha scoperto talenti del calibro di P.D. Baccalario (La strada del guerriero) e Anna Vivarelli. La vincitrice dell'ultima edizione è stata Daniela Palumbo con Le valigie di Aushwitz. Quest'anno le categorie sono tre, a dimostrazione che la fruizione dei prodotti per l'infanzia sta cambiando.
C'è il premio Battello a Vapore per Autori di libri per ragazzi, Premio per illustratori di narrativa per ragazzi e Premio per il progetto multimediale.
Le opere devono essere originali e completamente inedite (anche in rete immagino), scritte in lingua italiana e inviata dal 01 aprile al 30 giugno 2011. Devono essere presentate in forma anonima seguendo il regolamento pubblicato sul sito ufficiale linkato a fine post.
In bocca al lupo a chi parteciperà.

Premio Battello a Vapore 2011

venerdì 8 aprile 2011

I Jeans di Garibaldi

I Jeans di Garibaldi, custoditi dal museo risorgimentale di Roma, hanno una toppa sulla coscia sinistra. Si dice che quella ferita fu la conseguenza di un attentato a cui Garibaldi scampò chissà come. E' certo che quell'evento poteva cambiare la storia perché se il generale fosse morto, forse l'Italia e gli italiani non sarebbero stati fatti. E chissà quanto tempo avremmo dovuto aspettare.
Luisa Mattia racconta questa storia e lo fa narrando la vicenda dell'attentato dal punto di vista di due bambini. La prima si chiama Celestina. E' una siciliana semplice, cresciuta nella semplicità della civiltà contadina. La sua unica ricchezza è una mula di nome Rosa. Questa mula rappresenta per lei una compagna, forse l'unica amica che aveva, nonché un'importante fonte di sostentamento e lavoro. Per questo motivo quando i Garibaldini se ne impossessano lei decide di andare a riprendersela. La missione di Caribbaldo (così la ragazzina chiama Garibaldi) è troppo importante. Nonostante l'età e la semplicità, Celestina ne intuisce la portata e decide quindi di lasciare Rosa all'esercito dei mille, ma lei la accompagnerà. Dove va Rosa va lei, dice caparbiamente.
Celestina è una bambina testarda, cocciuta ed estremamente coraggiosa. Salva addirittura la vita al figlio di un ufficiale piemontese, Pinìn, che stava per essere ucciso da un brigante. Pinìn ha circa la sua stessa età.
La loro amicizia durerà per tutto il viaggio, fin quando arriveranno a Palermo e lì conosceranno il generale Garibaldi che al posto di una sontuosa divisa pieni di fregi e medaglie indossa un camicia rossa (così come tutti gli altri garibaldini. Si dice che siano camicie prese a dei macellai) e un paio di jeans sporchi. Garibaldi ha preferito questo tipo di tela al posto di una scomoda divisa perché erano indumenti comodi, i panni di un vero lavoratore, un operaio o contadino che fosse.
Non vi racconto troppi particolari della storia, non serve. Ne consiglio la lettura perché lo stile di Luisa Mattia è semplice ed efficace. Celestina mostra perfettamente la sua indole come soltanto una buona scrittura può mostrare. La storia è ovviamente inventata perché di questo attentato non si sa molto. Rimane una toppa a dimostrazione che fare l'Italia e gli italiani non era così facile.
Le illustrazioni sono di Paolo D'Altan.

...
Guardo con tenerezza la ragazzina.
 - Così vuoi essere...
- Piemontese. Perché voi siete piemontese, è vero?
- Chiese Celestina.
- Io sono italiano, - mormorò Garibaldi, - tutti lo saremo e presto.
- Allora sono italiana pure io. Basta che voi lo dite.
Lui le mise una mano sulla spalla. - Celestina, tu sei italiana. Ti basta?
- No.
- Che altro?
- Potete dire che Rosa me la posso riprendere, così nessuno dei soldati se la porta via?


I jeans di Garibaldi. Ovvero come Celestina vinse la sua battaglia.
Carthusia Edizioni.
di Luisa Mattia e Paolo D'Altan

martedì 5 aprile 2011

Cose che capitano

Decidere di spedire un manoscritto, dopo quasi due anni dall'ultima volta (la famosa GCE che me l'aveva richiesto e poi ciccia). Dirsi: vabbè, quest'altra casa editrice è piccola, sconosciuta, non a pagamento, forse distribuirà tramite internet e basta, forse ha una libreria. Cercare il sito ufficiale per cercare l'email e non trovarlo. Cercarlo per ore tra i preferiti con parole chiave tipo "Casa editrice", "ti pubblico io, lascia stare quelli del ****** che tanto non ti pubblicheranno mai", "Email per spedire un manoscritto". E ovviamente non trovare il sito ufficiale, non ricordarsi il nome, avere decine di siti tra i preferiti che contengono queste parole chiave.
Sarà per la prossima volta.

Vedere il proprio nipote giocare con i libri. Va bene, un bambino che prende confidenza con i libri è sempre una buona cosa. I bambini devono avere confidenza con "l'oggetto", almeno fin quando esisterà un oggetto libro e non si entrerà nella virtualità degli Ebook. Accorgersi troppo tardi che il nipotino ha tirato fuori tutti i segnalibri e prendere coscienza che adesso passerò ore a cercare l'esatto punto in cui ero arrivato. I libri in questione sono sei.

Non avere niente da scrivere (Ariano, non è soltanto un problema tuo), e riempire il blog con queste informazioni  neanche tanto interessanti.

Leggere blog che stroncano libri in una maniera che vorrei utilizzare anch'io. Ma qui sulla blogosfera se si stronca qualcosa poi entri di diritto nella schiera degli invidiosi, frustrati, ecc. ecc. Quanta acredine.

Rendersi conto di aver scritto "acredine" per la prima volta in vita mia.

Chiedersi che senso ha stroncare un autore quando poi lo leggono a frotte. L'italiano medio vuole semplicità, diamogli semplicità, diamogli Fabio Volo. Più Fabio Voli per tutti. PS: su facebook ho minacciato chi ha provato a taggarmi in una di quelle frasi di Fabio Volo che girano di profilo in profilo come se fossero intelligenti.

Accorgersi due secondi dopo aver scritto sull'italiano medio e Fabio Volo che l'ultimo libro di Franzen, Libertà, è tra i primi in classifica.

Avere un certezza: l'amore per la cultura e la voglia di conoscere, e questa è forse la prima tra le dieci cose per cui vale la pena di vivere.

lunedì 4 aprile 2011

Sempre sconti, sempre libri

Segnalo un bell'articolo del blog Centostorie riguardo la legge sugli sconti sui libri. Centostorie è una libreria per bambini indipendente di un quartiere periferico di Roma: Centocelle. Ci vuole coraggio per aprire un'attività commerciale di questi tempi, soprattutto una libreria indipendente, schiacciata da una filiera libraria autoreferenziale che ha gangli politici ed economici a cui ormai siamo abituati, o rassegnati.
Trovo quest'articolo molto deprimente. Vedere in faccia la realtà delle piccole librerie schiacciata dal peso dei grandi gruppi editoriali è veramente triste. La legge sui prezzi dei libri potrà aiutarli? Secondo me lo farà in parte. Si assicurerà certamente una concorrenza migliore in un paese che si definisce liberale, ma che in realtà è oligarchico. Inoltre renderà più difficile per le case editrici aumentare indiscriminatamente i prezzi per poi vendere quegli stessi libri con sconti del 30%.

http://www.centostorie.it/public/wordpress/?p=2466

L'articolo de Il post citato è questo:
http://www.ilpost.it/2011/03/04/legge-levi-sconti-libri/

Differenziare i servizi.
Vengo da un'esperienza poco gratificante di web designer. In pratica, mi sono proposto per anni di creare siti web per piccole e medie imprese. E' un lavoro apparentemente facile, ma che in realtà non lo è. Servono conoscenze di ogni tipo: dalla programmazione (e io sono programmatore), al marketing, al web-content. Tante conoscenze che necessiterebbero una figura professionale completa e competente. Io, lo ammetto, sono soltanto un buon programmatore. Per il marketing e il web-content sono autodidatta. Ho letto libri, mi sono informato, ma per quanto possa aver studiato non sono assolutamente paragonabile a un laureato in marketing alla  Bocconi. Per fare un buon sito quindi sono necessarie queste tre figure, ognuna delle quali dovrà lavorare per un mese a tempo pieno. Se lo stipendio pro-capite può essere quantificato in 1.200 euro netti (2.400 lordi circa), allora il sito costerà al cliente la bellezza di 7.200 euro. Nessuna piccola o media impresa è disposta a pagare tanto per due motivi:
- Non ha così tanti soldi da investire
- La maggior parte delle volte non è in grado di riconosce il lavoro di un professionista da quello di un web designer improvvisato.
A questo punto il lavoro verrà affidato a chi, invece di 7.200 euro, ne chiederà 500, magari in nero.
Bisogna quindi differenziare i servizi e offrire al cliente qualcosa che non tutti possono realizzare, e sicuramente non a quel prezzo.

Le piccole librerie devono offrire cose che le grandi catene in franchising non possono offrire. Innanzitutto, in nome della bibliodiversità, devono esporre libri di piccole case editrici. Devono promuovere attività collaterali alla vendita dei libri: mostre, feste, convegni: essere attivi, uscire dalla libreria e venire incontro al lettore potenziale. Questo mestiere sta cambiando, e non è detto che sia un male.

sabato 2 aprile 2011

Salone del libro e dell'editoria impegnata

Dal 9 al 17 Aprile sull’intero spazio del Piazzale San Nilo in Grottaferrata (Roma), accanto agli spazi della fiera tradizionale le due grandi innovazioni riguarderanno le splendide esposizioni dedicate al verde e al libro (SALONE DEL LIBRO / FIERA DEL VERDE), elementi portanti e caratteristici della storia e della tradizione di Grottaferrata. La Fiera, infatti, oltre a sperimentare la consueta vetrina di prodotti della tradizione artigianale ed alimentare, darà la possibilità innanzitutto di ammirare e conoscere meglio l’architettura del verde e i grandi temi ambientali legate alla vita quotidiana. Uno spazio importante sarà, altresì, destinato alla prima edizione del Salone del Libro e dell’Editoria Impegnata in continuità con le iniziative, che partite nel mese di ottobre del 2010, tendono sempre più a caratterizzare Grottaferrata Città del Libro.

All'interno della fiera ci saranno numerosi dibattiti. Segnalo:
9 aprile. Ore 19:00. Dibattito sulla nuova legge sui prezzi dei libri.
10 Aprire. Ore 16.30. Ascolto e sentimento. Parole ad occhi chiusi in compagnia di Enzo Decaro, Cristiana Giacometti, Vincenzo Sicchio e Viktoria von Schirach Un audiolibro in dono per ognuno dei brani ascoltati a chi ne riconoscerà l’autore
12 aprile. Ore 12:30. Storia del libro. Dalla tradizione orale agli Ebook.

Potete trovare il programma completo sul sito informativo dei Castelli Romani:
http://www.consorziosbcr.net/prtCastelliRomani/Eventi_Dettaglio.php?id_evento=29401