domenica 27 febbraio 2011

Una domenica

Oggi non volevo aggiornare il blog. E' domenica e i blogger di domenica dovrebbero riposare, dovrebbero aggiornarlo soltanto durante le ore di lavoro, dal lunedì al venerdì, dalle 9:00 alle 17:00, come ho detto già una volta, per darsi l'impressione di essere pagati per scrivere.
Non c'è nulla di meglio di rubare tempo al proprio datore di lavoro, sempre meglio delle matitine gratuite dell'Ikea, che dopo due o tre volte che ti riempi le tasche non sai più dove metterle. E anche meglio delle fotocopie in ufficio di straforo, o della stampa dell'ultimo libro di Umberto Eco scaricato in rete. Ma come, dite voi, non c'erano i DRM? Non c'era quel medievale tentativo di proteggere i diritti d'autore? I diritti d'autore... mi sembra una definizione così vecchia, sorpassata e così fuori da certi modelli economici che hanno dimostrato più di una volta che si può guadagnare lo stesso.
Cosa spinge la gente a scrivere? Chi ve lo fa fare? Esistono vie più brevi alla notorietà: esiste il pluriomicidio aggravato, esiste la rapina a mano armata, esiste Amici di Maria De Filippi... no, forse per questo ci vuole talento.
Ci sono tanti modi per diventare famoso e quello della scrittura è il più infido e difficile. Chi ve lo fa fare?
Ditemelo voi. E non pensate che scrivere per un blog sia molto diverso perché se siete un po' come me controllate i vostri accessi unici, quante persone vi leggono, quante persone si sono iscritte al vostro canale. Controllate quali altri blog famosi sono degni di una vostra partecipazione, perché sotto un certo numero di accessi quella gente non esiste proprio (soprattutto se siete sconosciuto, altrimenti...). E' tutto un dare-avere anche nella blogosfera. Io do una recensione a te, tu dai un link a me. Non è molto diverso da quello che succede nelle alte sfere dove favori sessuali vengono convertiti in denaro.

Quindi anche nei blog devi entrare in un giro, far parte di un giro di amici che si coprono le spalle a vicenda. Parli male di uno e quattro di essi ti danno addosso. E' successo pure a me. Me ne guardo bene a dire chi e quando, perché proprio non mi interessa né la logica del branco (e mi ritengo un cane sciolto), né la logica alla Wolf di Pulp fiction (per chi capisce la citazione).
Statemi bene un po' tutti. Vado a rileggere qualcosa che sono sicuro che interesserà a pochi: un libro che ha per target bambini di sei/sette anni. E se mi arrabbio poi ne parlo anche qui, per fare contenti quei disperati che ogni giorno vengono a cercarmi nel blog.
Non so chi siete, ma vi ringrazio. E ringrazio chi, senza neanche dirmelo, mi cita nel suo spazio e mette un link al mio blog. Ditemi chi siete, vorrei sapere per chi sto scrivendo.


(1). Si tratta di Storie del piccolo Franz di Christine Nostlinger (Piemme Junior, Il Battello a vapore). La bellezza sta nella semplicità. Per questo leggo molti libri per bambini.

venerdì 25 febbraio 2011

Una video intervista ad Aldo Nove

Per questo weekend vi segnalo una video intervista rilasciata al Corriere della Sera da Aldo Nove. Aldo Nove esordì nel 1996 con la raccolta di racconti Woobinda edito da Castelvecchi, riproposto con il titolo Superwoobinda da Einaudi. Ha partecipato poi alla ormai storica raccolta di racconti della Einaudi dal titolo Gioventù cannibale che ha dato vita a una nuova generazione di scrittori.
Ho deciso di segnalare questa intervista per la schiettezza con cui lo scrittore si racconta. E non è poco.
Lo segnalo però anche per una buffa corrispondenza: Aldo Nove racconta che quando era piccolo veniva preso in giro perché il caschetto di capelli biondi e gli occhi chiari lo facevano somigliare a una femminuccia. Ormai esasperato, per dimostrare che non era così, il piccolo Antonio (il nome vero dell'autore) non poté far altro che tirarsi giù i pantaloni. E lo stesso capita a Franz nella raccolta di racconti di Christine Nostlinger Storie del piccolo Franz (Piemme, Battello a vapore).


http://tv.repubblica.it/rubriche/darkroom/aldo-nove/62450?video=&pagefrom=1

mercoledì 23 febbraio 2011

Le varie versioni di Piccole donne

Piccole donne credo che sia uno dei classici per l'infanzia più trasposti. Ne esistono svariate versione cinematografiche. La migliore per la critica, credo che sia quella del 1933 diretta da George Cukor, regista di molte grandi pellicole hollywoodiane tra cui My fair lady con la insuperabile Audrey Hepburn. Il film è del 1933 e ha tra le protagoniste Katharine Hepburn nel ruolo di Jo (aveva 27 anni ma li valeva tutti).
Di Little Women c'è inoltre c'è una versione del 1949 e questa ha tra le piccole protagoniste Liz Taylor nel ruolo di Amy (aveva 17 anni) e Janet Leigh (la bionda di Psyco) nel ruolo di Meg.
La più riproposta da quindici anni a questa parte è sicuramente la versione del 1994 con Susan Sarandon nel ruolo della signora March, Winona Ryder nel ruolo di Jo e Claire Danes nel ruolo di Beth. Ci sarebbero da citare innumerevoli altri grandi attori, ma non è il caso. Potete comunque controllare su IMDB.
Esistono poi due versioni animate giapponesi di Piccole donne. La prima ha lo stesso titolo del romanzo ed è stata mandata in onda per la prima volta in terra nipponica nel 1981 (in Italia nel 1982). La serie è stata prodotta dalla Toei Animation (gli stessi di Candy Candy, Jeeg, robot d'acciaio, L'uomo tigre, ecc.). E' composta da appena 26 episodi ed è molto fedele al romanzo originale della Alcott.
La seconda invece è del 1987 e ha come infelice titolo Una per tutte, tutte per una. Questa seconda produzione, che potrebbe sembrare una ripetizione della prima, tappa una falla nel progetto del WMTWorld Masterpiece Theater (Sekai Meisaku Gekijō, "Teatro dei capolavori del mondo"), ideato dalla Zuiyo Eizo e continuato dalla Nippon Television che ha proposto, e continua a proporre, anime basati sui migliori classici per l'infanzia di tutti i tempi. Tra questi ricordo Anna dai capelli rossi, Lovely Sara (La piccola principessa di Frances Hodgson Burnett), Pollyanna, Marco [(Dagli appennini alle Ande), il protagonista del racconto inserito all'interno del libro Cuore di De Amicis], Flo, la piccola Robinson, basato su un romanzo "pedagogico" di Johann David Wyss dal titolo Der Schweizerische Robinson (Il Robinson svizzero) che poi fu tagliato da suo figlio e riproposto senza le inutili noiose nozioni scientifiche di cui era infarcito.
Nello stesso progetto del WMT c'è anche Una classe di monelli per Jo che comprende il terzo e quarto libro della serie delle March: Piccoli uomini e I ragazzi di Jo.
Stranamente, mentre le versioni cinematografiche tendono ad accorpare il primo e il secondo libro della saga familiare dei March, non esiste una versione animata del secondo libro, Piccole Donne crescono (Good wives, 1869). In questo libro succedono molte cose: le piccole donne ormai cresciute si sposano, viaggiano, lasciano il guscio familiare per intraprendere una vita propria. Per questo motivo l'episodio più triste viene un po' oscurato: la morte di Beth è vista con la coda dell'occhio, in un modo meno partecipato rispetto alla malattia che aveva avuto nel primo libro e che aveva gettato nella disperazione la famiglia March e soprattutto Jo, che a causa della mancanza di sua madre, che era andata via per aiutare il marito ammalatosi durante la guerra di Secessione, da (ormai) donna forte e responsabile tenne in mano le redini della situazione finché Beth alla fine si riprese scongiurando, almeno per qualche anno, la morte. Beth invece muore nel secondo libro, di una malattia che se non ricordo male non è neanche specificata. E' appassita come un fiore proprio durante la primavera. In questo caso la morte sembra una cosa inevitabile, un passaggio triste e una consolazione per i protagonisti che credono fermamente nell'Aldilà. Jo stavolta non è disperata, è piuttosto rassegnata, mentre Amy lo viene a sapere addirittura quando è già morta, mentre è in viaggio in Europa.
Questi sono i versi che Jo dedica a Beth (Le piccole donne crescono, Giunti Editore, traduzione di Fausta Cialente):

Meno duro sarà l'addio supremo - meno atroce lo strazio di quel giorno - la perdita sarà un guadagno e luce le tenebre - o tu che mi precedi nella vita - dolce sorella aspettami là - e lasciami intanto, guide sicure e angeli custodi - la speranza e la fede che - per mano mi attraggono a te


Non era più tempo per una morte iniziatica: le donne era ormai cresciute. La Alcott ha evitato quello che nei romanzi di formazione sembra essere diventata una tappa obbligatoria (quindi a rischio di essere stereotipo): il confronto con la morte. Un confronto che non ha risparmiato, direttamente o meno, neanche il giovane Holden Caufield e l'Alex di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, tanto per citarne due.
Proprio questa omissione ha tratto in inganno anche me e in un precedente post ho pensato che fosse dovuta alla censura (il post è stato poi editato e corretto. Mi scuso per l'errore. E' pur vero che trovi gravi errori anche nei saggi...). In realtà, se censura c'è stata, consiste proprio nell'aver deciso di non trasporre sotto forma di animazione l'intero secondo libro. Hanno tagliato tutto il periodo in cui le sorelle March, ormai donne, raccolgono i frutti della loro consapevolezza. Il WMT quindi, invece di produrre inutili apocrifi come Sorridi piccola Anna [1], potrebbe riempire questi buchi o dedicarsi a classici moderni di indubbia qualità. E ce ne sono tanti per fortuna.

[1]. Sorridi piccola Anna (Before Green Gables) è stato scritto da Bugde Wilson nel 2008 in occasione del centenario dell'uscita del libro di Lucy Maud Montgomery Anne of Green Gables.

lunedì 21 febbraio 2011

stalking letterario

I social network sono una delle più grandi illusioni della modernità virtuale. Ti fanno credere che hai tanti amici, che a qualcuno interessi cosa dici o pensi. In realtà, a ben guardare le dinamiche del più famoso social network esistente, Facebook, non è così. E' tutta un'illusione.
L'illusione più grande che ti dà facebook è quella di sentirti amico di VIP, tra cui ovviamente molti scrittori. Ammetto di averne anch'io nella mia lista. Alcuni di essi leggono anche quello che scrivo nella mia bacheca (in realtà non scrivo cose particolarmente intelligenti o interessanti, quindi non pretendo attenzione), in molti casi sono stato filtrato due secondi dopo che la mia richiesta di amicizia è stata accettata.
Ma non ne faccio un cruccio, né una loro colpa. Non oso immaginare minimamente cosa possa significare essere "un vero scrittore". Scrittore con la S maiuscola, di quelli che pubblicano gratis per case editrici famose.
Su facebook Massimiliano Parente si è lamentato di quella pratica simile allo stalking che consiste nello spedire un manoscritto non richiesto allo scrittore-amico di turno:
http://www.facebook.com/note.php?note_id=10150133567130309&id=100000418907793

Ammetto, nella mia misera ignoranza, di non sapere chi sia questo Massimiliano Parente. Ammetto anche di non aver mai letto Dostoevskij. Ma possono stare tranquilli entrambi: sto bene in salute e penso di avere una vita lunga davanti, quindi recupererò. Immagino però che scrittori ben più famosi ricevano proposte più insistenti, che esista una sorta di Associazione Scrittori Inediti Normalmente Insistenti  [A.S.I.N.I (ah,quanto mi piacciono gli acronimi!)] che pianifica questo continuo stalking che scava un solco sempre più profondo che separa editi e inediti, un solco acquitrinoso in cui vivono di coccodrilli e pirana.
Ecco, questo è il punto della mia riflessione: nel momento in cui una professione viene ambita chi la esercita diventa oggetto di culto. Una volta erano i calciatori. Dannazione, come rimpiango i tempi in cui tutti noi volevamo diventare calciatori di serie A e veneravamo fuoriclasse come Platini, Rossi o Antonioni. Non certo Alessandro Baricco o De Carlo. Le bambine della mia generazione invece volevano diventare ballerine come Heather Parisi, poi come Lorella Cuccarini. Adesso vogliono diventare tutti scrittori. La differenza sta nel fatto che ai miei tempi ci si iscriveva a una scuola di calcio o di ballo per imparare. Adesso pensano di essere già "imparati". Che tempi questi!

sabato 19 febbraio 2011

Terzo premio letterario Città di Barletta


Terzo premio Letterario Città di Barletta.

La partecipazione è aperta a tutti i cittadini italiani e di nazionalità estera.
Le opere dei primi 10 (dieci) classificati saranno inserite in un'antologia realizzata da La Penna Blu Edizioni.

La giuria inoltre assegnerà i seguenti premi in denaro:

1° Premio: € 3.000,00

2° Premio: € 1.500,00

3° Premio: € 500,00

Ogni concorrente dovrà inviare iracconti (comprensivo di titolo) via e-mail, esclusivamente come allegato, all'indirizzo: concorso2009@lapennablu.it entro e non oltre le ore 24:00 del giorno 31/05/2011.

Lunghezza opere ammesse: racconto breve di lunghezza massima di 15 cartelle cartelle standard (30 righe di 60 battute, carattere Times new roman, dimensione 12, massimo 27000 caratteri, spazi inclusi). I racconti più lunghi saranno esclusi.

I racconti pervenuti subiranno una prima selezione da parte della redazione de "La Penna Blu Edizioni", quindi la votazione della Giuria del Premio Letterario Internazionale "Città di Barletta" concorrerà a stilare la graduatoria dei primi 10 (dieci) classificati, che saranno inseriti in un'antologia realizzata da La Penna Blu Edizioni, senza alcuna richiesta di contributo economico, né obbligo di acquisto copie, nei confronti degli autori selezionati.

Il giudizio della redazione de La Penna Blu Edizioni e della Giuria è insindacabile e inappellabile. La Giuria, composta da docenti universitari, giornalisti, scrittori ed esperti di letteratura (i nominativi saranno resi noti in concomitanza con l'indicazione dei dieci racconti finalisti sul sito www.lapennablu.it, si riserva di nominare vincitori ex-aequo, qualora ravvisasse una parità di valori.

La cerimonia di premiazione si svolgerà orientativamente nel mese di settembre/ottobre 2011 (la data definitiva sarà comunicata per vie ufficiali da La Penna Blu Edizioni e dal Comune di Barletta) nella splendida cornice del Castello Svevo di Barletta (o altro luogo a comunicarsi).

Per scaricare il Bando: www.lapennablu.it

giovedì 17 febbraio 2011

Gli Ebook della Minimum Fax

E' notizia di qualche giorno fa che la casa editrice Minimum Fax prova la vendita diretta dei suoi Ebook.
Attualmente sono ventuno i titoli che la casa editrice vende sul proprio sito. Tra di questi ci sono due libri di David Foster Wallace: La ragazza dai capelli strani e Una cosa divertente che non farò mai più. Tra le nuove leve della letteratura italiana non posso non citare (scusate la doppia negazione) La futura classe dirigente di Peppe Fiore e i racconti di Paolo Cognetti Una cosa piccola che sta per esplodere.

Vediamo i prezzi. Una cosa divertente che non farò mai più, in cartaceo, ha un prezzo di 15 euro. In versione Ebook 9,90 (-33%). La ragazza dai capelli strani costa 15,00 euro, in formato elettronico 9,90 (-33%).
Il libro di Peppe Fiore 16,00 euro, in versione Ebook 7,90 (-51%). Il libro di Cognetti costa 10,00 euro in cartaceo e 6,90 in Ebook (-31%).
Rispetto alle altre piattaforme come Edigita e Biblet mi sembra un passo avanti. I prezzi hanno, in percentuale, sconti maggiori, il doppio di quelli che ho rilevato tempo fa.

http://www.minimumfax.com/

martedì 15 febbraio 2011

La governante

Il giorno prima di un duello all'ultimo sangue, il signor Tapinois commette un omicio. Si stava allenando a sparare e uno di quei colpi uccide accidentalmente la sua governante. Il povero signor Tapinois non sa cosa fare: ha paura che si maligni e che si pensi che l'abbia fatto apposta. Decide quindi di chiudere il cadavere in un baule, ma quando tempo dopo lo riapre per portarlo via il cadavere è scomparso...

La governante, allegra storia di un cadavere devoto, è un libro edito dalla casa editrice Orecchio Acerbo. E' scritto da Edouard Osmont (1855-1909), scrittore umorista francese non molto conosciuto, e illustrato da Sara Gavioli.
Se volete raffrontarlo con qualcosa di moderno potrei dire che in questo libro si ritrova lo humor nero e grottesco delle favole cinematografiche di Tim Burton. La narrazione, volutamente surreale, non viene appesantita dall'omicidio: è tutto volutamente sopra le righe e ironico. Le vicende del signor Tapinois, dopo l'involontario omicidio della governante, virano sempre di più nel surreale, in un crescendo di situazioni assurde che suscitano ilarità al crescere dell'angoscia e dei sensi di colpa del protagonista. La vena ironica di Osmont non si esaurisce nel creare una narrazione strutturata e finita, ma continua ad libitum a dimostrarne un'anarchica involuzione che, come scritto nella biografia presente nel sito ufficiale della casa editrice, ricorda molto lo stile dei fratelli Marx. Questa libertà creativa prende gli illustri E.A.Poe (Il cuore rivelatore) e Oscar Wilde (Il ritratto di Dorian Gray) come riferimento e ne fa una parodia, o qualcosa che ad essa assomiglia, la destruttura con l'ironia fino ad arrivare alla metanarratività del finale, dove il protagonista si rivolge direttamente al lettore e gli confida che se volesse potrebbe continuare la storia ad libitum, appunto, ma non lo fa perché si è stufato di lui e preferisce andare a donne.
I disegni di Sara Gavioli rappresentano una stilizzata visione degli incubi del protagonista, ne alterano le proporzioni, le angosce, le quali sono stemperate dal testo e dalla raffigurazione tozza e buffa del signor Tapinois. Il bianco e nero sottolinea l'appartenenza storica della vicenda ma allo stesso tempo, la brava disegnatrice, non rinuncia al colore rosso del sangue, questione che mi ha fatto di nuovo pensare alle tante censure televisive, ai tanti profluvi di sangue delle produzioni animate giapponesi ridicolmente oscurati anche quando non avevano a che fare con omicidi o questione oscure; rivoli cancellati o ricolorati, come se il sangue fosse soltanto sinonimo di morte e non di vita.

La governante (Orecchio Acerbo)
Collana: Lampi
32 pagine
http://www.orecchioacerbo.com/editore/index.php?option=com_oa&vista=catalogo&id=217

domenica 13 febbraio 2011

Io leggo... e voi? Affari vostri.

Facebook di solito celebra se stesso e lo fa con lasciandoci la convinzione di fare qualcosa di utile. Da questo social network partono migliaia di iniziative, poche delle quali travalicano il confine del "mi piace questo elemento" e finiscono sui giornali. In realtà però, quando sentite una notizia del tipo: "Su facebook lanciato un appello per il blablabla", non si sta sensibilizzando la gente a rispondere a questo quesito, la si invita a iscriversi.
Non a caso anche Hollywood festeggia questo modo di pensare nominando all'Oscar il film Social Network, una mediocre pellicola che ha come fine la celebrazione del self-made-man americano. Mark Zuckemberg è quello che l'america invita i propri cittadini ad essere. Non a caso anche il Times sceglie Zuckemberg come uomo dell'anno, non certo l'anarchico e rompiscatole Julian Assange.
Ma  non voglio parlare di questo, ci hanno già pensato i grandi narratori e i grandi registi americani a smontare il sogno americano.
Volevo riempire questa domenica parlandovi di un'iniziativa legata alla lettura nata proprio su Facebook:

Dicono che in Italia non si vendano libri e non si legga.
Se anche tu fai parte degli appassionati alla lettura, per una settimana (dall'11 al 18 febbraio 2011) metti come foto del profilo le copertine dei libri che più ti hanno appassionato, stupito, emozionato e perchè no, deluso. Puoi mantenere la stessa immagine o cambiarne una al giorno. Consentiti massimo sette libri! ;o)
L'italiano medio non legge...Noi siamo oltre la media! 


http://www.facebook.com/event.php?eid=154461531274868

L'iniziativa ha come titolo "Io leggo...".
Sì, cari amici facebookiani, io leggo, ma non riesco a trovare nessun motivo per cui debba dimostrarlo mettendo la copertina di un libro. Forse perché ne leggo troppi e non saprei quale scegliere.

venerdì 11 febbraio 2011

Salgari in tutte le salse

Si festeggia quest'anno il centenario della morte del più grande scrittore d'avventura italiano: Emilio Salgari.
Tra gli eventi legati a questo scrittore è in corso la riproposizione da parte della Mondadori di venti tra i suoi maggiori successi: di romanzi ne scrisse più di ottanta, e su alcuni di essi la paternità non è neanche certa.
http://mondadoriperte.it/2010/10/salgari-lo-scrittore-delle-meraviglie/

Un altro evento legato al nostro grande scrittore, tanto grande quanto ingenuo nel gestire le proprie finanze, è un apocrifo in salsa antimperialista scritto da Paco Ignacio Taibo II.


Da una sua intervista:

"Salgari (...) è uno scrittore estremamente avanzato per la sua epoca e per il suo essere un narratore d'avventura. Non so se lo era in modo consapevole, ma è uno dei pochissimi scrittori avventurosi che hanno creato delle protagoniste donne. E poi ha dato vita a grandi personaggi del terzo mondo, dei marginali che si battono contro i poteri imperiali. Tradotti nel mondo di oggi io credo che i romanzi di Salgari siano sovversivi"

Il romanzo ha come titolo Ritornano le tigri della Malesia ed è pubblicato per la Marco Tropea Editore.

http://www.marcotropeaeditore.it/index2.php?target=scheda_libro&id_book=123

Questo è l'autore in un'intervista al TG5

mercoledì 9 febbraio 2011

Lezioni imparate a memoria

Lezioni imparate a memoria

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai sull'ermo colle
scoppiano come tante bolle
le poesie che mal si cita

Con i proverbi la cosa non è diversa
vanno detti sempre per bene
e se la rima poi non viene
è per una parola dimenticata o persa

Tanto va la gatta al lardo
che fa i figli ciechi, poverini
e il vicino dal prato verde e gagliardo
non vuole aiutare quei poveri gattini!

Insomma, se non capisci la lezione
meglio non imparare le cose a memoria
altrimenti immagina la confusione
tra geografia, grammatica e storia!

Dirai che Napoleone è un aggettivo possessivo
col porto di quattro più due virgolette
arrivi a Lisbona, che è un imperatore cattivo
 iu spic inglish o il prosciutto per sette?

Io alzo la mano e chiedo sempre spiegazioni
al maestro, al politico, al dottore e al poliziotto
spiegatemi bene le vostre ragioni
e non trattatemi più come un povero fessacchiotto!

lunedì 7 febbraio 2011

In lettura...

Sto dedicando meno tempo alla lettura, lo ammetto. Da una parte mi dispiace perché a questo hobby vorrei dedicare almeno tre ore giornaliere (è la mia dose minima indispensabile), dall'altra però sto risparmiando un bel mucchio di soldi dato che non ho comprato nuovi libri e ho deciso inoltre di smaltire le due lunghe file di classici e meno classici che ho comprato negli ultimi mesi del 2010.
Tra i libri in lettura inizio con Le correzioni di Jonathan Franzen (Einaudi). Quel libro me lo sono sudato, chi ha letto le mie disavventure con Amazon.it lo sa, ma ne valeva la pena: è un romanzo grandioso, scritto in maniera eccelsa. Se mi chiedete: "Perché secondo te è scritto bene?", la mia risposta sarebbe un laconico: "Boh!". Non lo so in effetti, ma quando riesci a leggere pagine su pagine di vite neanche tanto esaltanti, allora ti accorgi della grandezza dello scrittore. E Franzen è un grande scrittore. Lo dice pure De Lillo, non solo io. A proposito, Don De Lillo firma anche la prefazione al secondo libro in lettura, ovvero Questa è l'acqua (Einaudi) di David Foster Wallace, un autore che non ha bisogno di presentazioni e che è divenuto culto dopo il suo suicidio. Mi chiedo quanti tra quelli che adesso lo venerano lo leggevano anche prima.
Poi, riguardo la letteratura per ragazzi, sto finendo L'eco della frottola di Fabrizio Gatti (Rizzoli). Come romanzo, e come romanzo per ragazzi, non mi convince completamente, ma almeno è schietto e parla di un argomento molto importante: le bugie dei media. Il sottotitolo del romanzo è infatti "Il lungo viaggio di una piccola notizia sbagliata". Di questo libro ne parlerò a tempo debito.
Infine sto leggendo Il principe di Machiavelli che era da mesi il classico che volevo rileggere. Faccio un po' fatica a causa delle d eufoniche (secondo me Machiavelli ha pubblicato perché era raccomandato), ma vale la pena soffermarsi e rileggere più volte quei concetti che fanno parte di un modo di pensare la politica molto moderno. Purtroppo.

sabato 5 febbraio 2011

Concorso 8x8

Trascuro da tempo i concorsi letterari per varie ragioni, una delle quali è fondamentale: non servono a niente. Questo invece potrebbe essere utile perché è sponsorizzato da alcune importanti case editrici tra cui, cito da Booksblog: Fandango Libri, Newton & Compton, Giunti, ISBN Edizioni e Voland.
Possono partecipare al concorso racconti brevi composti al massimo 8.000 battute. I racconti possono essere spediti in email. La cosa strana di questo concorso è che i racconti preselezionati devono essere letti dai rispettivi autori durante la serata di premiazione. I finalisti verranno pubblicati online; non mi sembra che sia prevista una pubblicazione cartacea ma la presenza di case editrici importanti è sufficiente per dare un po' di visibilità alle vostre opere. Ovviamente la partecipazione è gratuita, altrimenti non lo segnalerei.
Scadenza per la presentazione dei racconti: 15 marzo 2011.
Il bando completo con recapiti e tutto il resto lo trovate a questo indirizzo.
http://www.concorsiletterari.it/concorso,1860,Concorso%20Letterario%208X8

mercoledì 2 febbraio 2011

Eventuali e varie

Ho finalmente raccolto in una apposita pagina le filastrocche che sto scrivendo per questo blog. Non è prevista nessuna pubblicazione e neanche nessun tentativo in tal senso, quindi per adesso le potrete leggere proprio in questa pagina raggiungibile anche cliccando la scritta "per bambini" alla vostra destra.

E in questa stessa pagina trovate il link al racconto Il castello che non c'è più, con l'augurio che faccio a me stesso di scriverne altri e postarli, perché in fondo scriverli è divertente anche se a leggerli sono in due o tre. Parenti esclusi.
A proposito di lettori, mi ero dimenticato di ringraziare Ariano Geta che oltre a leggere quello che scrivo pur non amando questo tipo di letteratura, mi ha premiato con il Sunshine Award, una sorta di riconoscimento che i blogger fanno ad altri blogger. Non continuo la catena perché non ho 15 blog preferiti, forse tre o quattro, ma questo non toglie che nella sua descrizione Ariano ha colto lo spirito della Fenice di carta: "...che ha un blog dedicato a questioni letterarie e, in particolare, ci rammenta sempre quanto sia importante saper scrivere e raccontare storie per i bambini."
Proprio così, Ariano. Scrivere per bambini è una cosa che pensano di poter fare tutti, un po' come costruire un sito web (faccio entrambe le cose, non mi faccio mancare niente), ma in realtà pochi hanno le capacità per farlo. Non mi ci metto io, non sono così presuntuoso. Tant'è che la mia fenice di carta (il nuovo titolo non l'ho deciso) per adesso non volerà da nessuna parte e dopo la nuova riscrittura, che mi è valsa almeno un piccolo interesse da parte di una casa editrice non l'ho spedita a nessuno; le file alle Poste Italiane sono sempre più lunghe, il costo della spedizione è sempre più elevato, e in fondo non è per questo che si scrive: si scrive per imparare a scrivere. E io qualcosa credo di aver imparato, questa presunzione invece ce l'ho e me la tengo finché non avrò ulteriormente migliorato il mio stile. O peggiorato: perché la scrittura è come un fascio muscolare, se lo trascuri diventa flaccido e cadente.
Torno a fare un po' di flessioni e vi rimando al prossimo post.