lunedì 31 gennaio 2011

Servizi letterari a pagamento

Convinto del fatto che molti degli utenti che leggono questo blog sono aspiranti scrittori ho deciso di parlare, ogni tanto, di scrittura, esordi letterari, consigli e tutto quello che chiunque altro potrebbe dirvi meglio di me.
Il consiglio principale è il seguente: non pagate. E' il comandamento dei comandamenti, la legge fondamentale da rispettare. E' semplice matematica per imbecilli applicata alla voglia di vedere il proprio nome stampato su un qualunque foglio scritto: dal romanzo alla multa per divieto di sosta.


Regola numero 1: "Se per pubblicare dovete spendere una cifra di almeno il doppio del costo della stampa e della spedizione di un manoscritto, non vale la pena".


Postilla alla regola numero 1:"Questo vale anche se decidete di spedire il manoscritto con carta pregiata, rilegatura in pelle umana, raccomandata superveloce, ecc. Usate carta economica, riducete il getto di inchiostro della vostra stampante, rilegate i fogli con la saliva (ma se non li rilegate per niente è meglio), usate tutti gli accorgimenti del perfetto tirchio e ricordatevi che al 99% sono soldi sprecati.
Post-postilla:"Stampate il vostro manoscritto in ufficio. Non fatevi prendere i sensi di colpa per questo, pensate agli straordinari non pagati, i cazziatoni che il vostro capo vi ha fatto senza motivo, i buoni pasto che non vi arrivano, il contratto che sta per scadere e non voi non sapete se ve lo rinnovano, il parcheggio a due chilometri di distanza, ecc."

Regola numero 2: "Se avete pagato per pubblicare, mi raccomando di non dirlo in giro. Sul vostro blog fate finta di niente."

Regola numero 3: "Se voi editori vi siete fatti pagare fate finta di niente, tanto nessuno potrà andare a controllare il vostro estratto conto e i movimenti bancari. Poi se vi sgamano negate e minacciate una querela"

Non pagate per pubblicare, questo lo dicono tutti i più importanti scrittori del nostro paese, qualche scrittore  meno importante, lo dicono i critici che si rifiutano di leggere romanzi auto-pubblicati, lo dicono i critici che non prendono in considerazione saggi auto-pubblicati e lo dico io.
A queste spese non aggiungerei neanche un centesimo, o le vecchie cinque lire di quelle con Flipper che ti squadra in malo modo, in servizi letterari. Ovvero: non pagate per farvi fare una correzione delle bozze o editing.
Se la prima è quasi comprensibile se volete presentare un manoscritto pulito da refusi ed errorri errori, pagare per farsi fare editing pesante senza avere nessuna prospettiva di pubblicazione equivale a comprare la fontana di Trevi. La considero una delle tre cose inutili da non fare durante la vita, tra cui c'è anche leggere l'oroscopo e guardare il TG1.
Pagare per fare editing è inutile perché l'editor di una casa editrice, una vera dico, avrà sempre l'ultima parola sul tuo manoscritto, soprattutto se sei un esordiente. E' probabile che tutti i cambiamenti che l'editor a pagamento ti ha fatto fare siano stati inutili. Ti ha detto di accorciare quella sottotrama perché era un po' noiosa? Stai sicuro che il vero editor ti chiederà: perché non hai sviluppato questo pezzo?
L'editor a pagamento ti ha consigliato (dopo il bonifico) di togliere due o tre personaggi? Allora il vero editor ti dirà che il sistema dei personaggi è un po' povero, che andrebbe aggiunto un cugino almeno, o lo zio ricco che torna in Italia una volta l'anno.
Non pagate! E' la regola fondamentale. Tenetevi i (spero pochi) refusi del vostro manoscritto. Accontentatevi di farlo leggere a uno o due amici che vi troveranno qualche D eufonica, qualche ripetizione o altro.
Soprattutto: non pagate per fare editing pesante, per cambiare quindi la struttura del vostro romanzo o avere un parere professionale (in molti casi professionali non sono neanche) sullo svolgimento, sui personaggi, le sottotrame. E' inutile e dannoso.
Non vi dico di non pagare le Poste Italiane perché purtroppo non si può fare, ma certamente vi consiglio di dare la possibilità di leggere per primo il vostro manoscritto a chi vi permette di spedirlo in email. Anche alcune importanti case editrici lo fanno.

sabato 29 gennaio 2011

Le valigie di Auschwitz

E' uscito in occasione della giornata della memoria del 27 gennaio il libro di Daniela Palumbo Le valigie di Auschwitz che arricchisce la nutrita bibliografia dedicata allo shoah. A questo proposito vi segnalo una segnalazione (!) del blog Zazie News, si tratta del libro Mi ricordo Anna Frank di Alison Leslie Gold con una prefazione di Antonio Faeti:
http://zazienews.blogspot.com/2011/01/la-memoria-solo-lei-tiene-lontani-i.html

Il libro di Daniela Palumbo ha vinto l'ultima edizione del premio Battello a vapore dedicato ai libri per l'infanzia (ve l'avevo detto, non ditemi che volevate partecipare!). In attesa di comprarlo e leggerlo vi incollo la trama tratta dal sito delle Edizioni Piemme:

Carlo, che adorava guardare i treni e decide di usarli come nascondiglio; Hannah, che da quando hanno portato via suo fratello passa le notti a contare le stelle; Émeline, che non vuole la stella gialla cucita sul cappotto; Dawid, in fuga dal ghetto di Varsavia con il suo violino. Le storie di quattro ragazzini che, in un’Europa dilaniata dalle leggi razziali, vivono sulla loro pelle l’orrore della deportazione.

http://www.edizpiemme.it/libri/le-valigie-di-auschwitz-9788856617269

giovedì 27 gennaio 2011

Itamar e i racconti di Grossman

Oggi voglio segnalarvi due libricini per bambini dello scrittore israeliano David Grossman, nato a Gerusalemme il 25 gennaio del 1954 nonché uno dei più grandi scrittori viventi.
Le avventure di Itamar mi ha sorpreso per un motivo sopratutto: non mente, non tenta di rendere letterario il gioco dei bambini ma lo restituisce alla carta così come avviene nella realtà. Questo libro contiene quattro racconti. Nel primo Itamar impara qualcosa sulla gravidanza: sua madre è incinta e aspetta...cosa? Un pallone? Un leone? No, un bambino come lui. Nel secondo il bambino si spedisce come fosse una lettera. Nel terzo impara a non aver paura delle lepri mentre nel quarto si scopre che sa passeggiare sulle pareti. Ad accompagnare Itamar nelle sue scoperte c'è il padre che nei racconti di Grossman gioca con il bambino e lo educa a prendere coscienza delle cose che lo circondano.
Le avventure di Itamar
di David Grossman
Ed. Mondadori
64pp


Itamar e il cappello magico è un nuovo gioco tra il bambino e suo padre. In questo racconto il bambino pensa di poter trasformare il genitore in qualsiasi cosa lui voglia grazie al cappello a cilindro che indossa. E' magia? E' un gioco di prestigio? Fatto sta che la prima volta lo farà diventare una scimmia, poi un lupo, poi un gallo. E alla fine lo trasformerà di nuovo nel suo papà. Ma non era la prima volta che lo faceva diventare papà perché...

"...perché finché non sei nato tu io ero una persona qualunque. Ma quando sei arrivato tu, in quel preciso momento sono diventato papà."

Itamar e il cappello magico
di David Grossman
Ed. Mondadori
38pp

martedì 25 gennaio 2011

Non ci si può fidare più nemmeno delle stelle

Cipì è un romanzo scritto con una semplicità che a un adulto come me imbarazza, ma dato che è un classico, e anche molto carino, ho deciso di parlarne.
Mario Lodi e suoi ragazzi di Vho di Piadena, ci raccontano la storia di due passerotti, Cipì e Passerì, trasferendo nel favolistico mondo degli animali i problemi di tutti i giorni, come il procacciamento del cibo e i pericoli costituiti da gatti famelici e uomini crudeli. In questo caso la visione del mondo è volutamente lontana da ogni tentazione antropocentrica: tutto è visto dagli occhi dei passerotti e delle creature della natura. Infatti molti di questi elementi hanno un nome differente: il Sole, ad esempio, si chiama Palla di fuoco perché "Sole" lo abbiamo chiamato noi essere umani, e da quelli Cipì e gli altri se ne stanno giustamente alla larga.
Altro fondamentale aspetto del racconto, ed elemento pedagogicamente rilevante, è la curiosità, sostanza di cui i bambini, che non fanno certo fatica a riconoscersi nella avventure di Cipì e Passerì, si nutrono sin dalla nascita e che in questo caso viene vista come esplorazione di un mondo affascinante, adulatorio, ma anche molto crudele se non si hanno le conoscenze giuste per poterlo affrontare.
Lodi non rinuncia al realismo, quindi se da una parte riesce a rendere poetica la natura proprio perché allontanata dal punto di vista umano, dall'altra non censura le difficoltà che stanno nel cercare il cibo e respingere i predatori.Quindi la fame e la morte sono elementi vivi e continui, e soltanto con l'aiuto reciproco possono essere affrontati. Lodi è dunque consapevole che non si deve nascondere questo aspetto a un bambino: d'altronde le favole stesse parlano di morte, e sempre più spesso però, nella narrativa moderna, si dimentica di quanto sia importante affrontare questa paura nascosta ma sempre presente nel nostro inconscio. Mi accorgo che spesso la morte, soprattutto nelle riscritture dei romanzi classici e delle fiabe, viene omessa, dimenticata, trasformata in qualcosa di più dolce, come se essa non fosse sempre presente anche se lontana ai nostri occhi, così come lo era da Lyra ne Il cannocchiale d'ambra prima che questa ne scoprisse l'esistenza e potesse addirittura vederla. Nonostante esista una buona bibliografia che parla di questo argomento, se si segue un certo percorso di letture soprattutto di carattere mainstream, sembra che la morte stia tornando ad essere tabù. Non si capisce perché, ad esempio, nella riscrittura de Le avventure di Tom Sawyer di Geronimo Stilton, viene omesso l'omicidio di Joe l'indiano, così come viene abilmente aggirata la morte dell'indiano stesso a fine romanzo. Il romanzo di Mark Twain, tra l'altro, contiene una delle scene più suggestive dell'intera produzione per ragazzi; il grande scrittore americano dà vita a uno dei nostri desideri più inconsci, un desiderio comune a tutti gli adolescenti dice Antonio Faeti nell'introduzione a questo classico, una di quelle questioni che ogni tanto ci chiediamo come possa essere ma che ovviamente non possiamo e non potremo mai sapere. Chi l'ha letto ha già capito: Tom assiste al proprio funerale, e la sua entrata in chiesa proprio durante la cerimonia funebre è qualcosa di epico, è come il ritorno di un eroe da una grande battaglia invece che da una incredibile mascalzonata.
Allo stesso tempo sono rimasto perplesso dopo aver visto la trasposizione animata giapponese di Piccole Donne dal titolo Una per tutte, tutte per una  realizzata dalla Nippon Animation. Una per tutte, tutte per una fa parte del World Masterpiece Theater, una serie di anime tratti da importanti classici per l'infanzia. Sempre nel sol levante è stato prodotto inoltre Una classe di monelli per Jo che comprende il terzo e quarto libro della serie: Piccoli uomini e I ragazzi di Jo. Non esiste quindi nessuna versione animata di Piccole donne crescono: sembra quindi che abbiano volutamente evitato di raccontare la morte di Beth. La morte è una grave omissione che stranamente non era presente nella versione animata della stessa Nippon Animation de Le avventure di Tom Sawyer  dal titolo Tom Story.
Il libro di Mario Lodi quindi, almeno per questo argomento, è uno strumento didattico importante. D'altronde come scrittore resistenziale lo scrittore non poteva rinunciare a descrivere gli aspetti più crudi dell'esistenza umana.
Il rapace nascosto nell'oscurità che con i suoi occhi a forma di stella irretisce i passerotti per mangiarli, può essere visto nel duplice aspetto di cattiva amicizia ma anche come ammaestratore di persone, tiranno, o con un termine più chiaro: dittatore. E' su questo che voglio portare l'attenzione, a come sia facile cadere nelle trappole della dittatura e dell'ammaestramento mediatico e di come sia difficile resistere alla tentazione di non approfondire perché alla maggioranza delle persone (degli animali in questo caso) non interessa farlo: a loro non interessa andare oltre il velo dell'apparenza. Soltanto alla fine però, convinti dalle prove schiaccianti fornite da un cocciuto Cipì, si accorgono che nascosta nell'ombra c'era una presenza estremamente cattiva che si teneva volutamente distante e che di sé lasciava vedere soltanto due splendide lucette che a tutti sembrano innocue stelle.

domenica 23 gennaio 2011

Ancora sui prezzi dei libri

E' interessante scoprire come i piccoli editori stanno reagendo alla sconsiderata politica dei prezzi dei grandi gruppi editoriali. I prezzi aumentano e allo stesso tempo vengono offerti sconti eccezionali (fino al 33%) sui siti online. Amazon ha acquistato una fetta di mercato molto importante proprio grazie a questa politica.
Ma lo sconto è fittizio, questo è chiaro. Voglio ribadire una cosa molto importante: quando io stesso compro un libro con uno sconto del 20% o 30% o il 3x2 di BOL, so benissimo che non sto facendo un affare, sto pagando il libro per il suo vero valore. Un prezzo a cui vanno tolti gli ingiustificati aumenti delle case editrici.

http://leggesulprezzodellibro.wordpress.com/2011/01/16/arrotondamenti/

I microeditori si difendono e chiedono di essere tolti dal catalogo di Amazon.it. E' una scelta che definire coraggiosa è poco e fa capire una cosa molto chiara: quel libro vale il prezzo di copertina, non il prezzo scontato del 30%. In questo modo L'opposto.net ha deciso di assicurare il valore del proprio catalogo, non vuole entrare nella logica speculativa che costringe anche i piccoli editori ad aumentare i prezzi per poi rivenderli con sconti considerevoli.

http://danielelepido.blog.ilsole24ore.com/i-bastioni-di-orione/2010/12/amazon-it-cede-al-micro-editore.html

Sono sempre più avvilito da tutto questo. Sto pensando addirittura di non comprare più libri, di servirmi in biblioteca oppure comprare classici a pochi euro. Non vivrò abbastanza neanche per leggere i classici che andrebbero letti, figuriamoci i nuovi.
Vorrei chiedere una cosa però: cari editori, piccoli, grandi, alti, bassi, calvi o obesi, non ve la prendete con noi che abbiamo il brutto vizio di comprare i vostri libri. Noi, come voi, sentiamo la crisi, l'aumento della benzina, l'aumento del pane e del latte, quindi sia i costi dei beni di prima necessità che quelli delle nostre attività di svago. Se c'è uno sconto quindi lo sfruttiamo. Chiedetevi perché in altri settori queste speculazioni non sono possibili mentre in editoria sì. Durante i saldi i prezzi vengono monitorati per evitare speculazioni e per chi fa il furbo ci sono sanzioni molto pensanti. Perché questo non accade con i libri?

giovedì 20 gennaio 2011

Disoccupati d'Italia

Disoccupati d'Italia

A Vicenza ho conosciuto
una pescatrice senza licenza
che con indecenza dalle mutande trasse una lenza
e di quelle rimase senza.
Lavoro con Fiorenza
e pesco trote alla faccia della sovrintendenza.

A Pistoia che gran pastoia
il precario si annoia
per tre mesi raccoglie soia
per altri due con poca gioia
infila cetriolini nella salamoia
poi va sulla tettoia
entra in paranoia
ascolta canzoni della Mannoia
aspettando di tirare le cuoia.

A Bologna c'è un disoccupato con la rogna
che molte volte sogna
di mangiare una cicogna
è un buon piatto con fiumi di Borgogna
non la cicogna
ma il disoccupato con la rogna
mangiamolo prima che torni nella fogna
o prenda il passamontagna

A Lecco
ho visto un ufficio dell'Adecco
e ci sono rimasto secco

martedì 18 gennaio 2011

Al rogo!

In breve: un illuminato assessore di Venezia ha gentilmente chiesto ai bibliotecari di togliere dal loro catalogo i libri di quegli scrittori che anni fa firmarono un appello a favore di Cesare Battisti.
La cosa migliore da fare, secondo me, e questo è un appello che rivolgo a tutti i veneti che non sono d'accordo con questa stupida direttiva, è andare in biblioteca e richiedere proprio i libri di cui sopra. L'elenco è lungo e lo trovate nel sito dei Wu Ming che vi ho linkato a fine post: ci sono i Wu Ming stessi, c'è Tiziano Scarpa, Daniel Pennac, Dazieri e tanti altri.


I Wu Ming chiedono che la notizia venga diffusa, e lo faccio volentieri, ma non basta: la diffusione di queste "strane pratiche culturali" che tanto somigliano al rogo dei libri a Berlino avvenuta in Opernplatz il 10 maggio del 1933 (il paragone serve anche per capire che noi italiani non siamo originali neanche nella nostra ingenua imbecillità), è un placebo per un male molto grande, metastatizzato, che porta ad anteporre il bisogno materiale a quello culturale. E' il frutto di un modo di pensare che vede il machismo e l'auto-realizzazione ad ogni costo più importanti della cultura stessa. Soltanto così mi spiego i motivi per cui alla cultura e alle istituzioni ad essa associate (scuola, università, biblioteche, ecc.) non è rimasto nulla, neanche uno straccio di finanziamento, e non c'è nessuno che riesca a capire che quella è il fondamento di ogni civiltà e di ogni essere umano.
La cultura dovrebbe essere sopra ogni cosa, sopra il nostro individualismo e sopra ogni istituzione, perché queste di cultura devono essere costituite.
Diffondete il link se volete, e se siete veneti andate in biblioteca a prendere una copia di Manituana, Stabat Mater o degli altri libri messi al rogo virtuale della propaganda politica. Perché di propaganda si tratta, è vero, e molto probabilmente il ricatto rivolto ai bibliotecari non verrà mai attuato (togliete i libri dal catalogo o prendetevene la responsabilità). Ma se questo tipo di propaganda è possibile, non è per un eccesso di democrazia, è per una carenza di democrazia, quindi di cultura.

http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=2572

PS: la foto raffigura un monumento che si trova a Opernplatz (Berlino). E' una botola posta al centro della piazza in cui si possono vedere pareti con librerie completamente vuote.

domenica 16 gennaio 2011

Ecnon

Copertina di Ecnon
E' uscito da qualche giorno per la casa editrice Coccole e Caccole un libro illustrato molto interessante: Ecnon, scritto da Andrea Biscaro e disegnato da Daniele Fabbri.
Andrea si è gentilmente offerto di rispondere a qualche domanda.

Di cosa parla Ecnon e a chi è rivolto?

“Circa trecento anni fa sorgeva su una grande ed insolita altura a forma di incudine un paese chiamato Ecnon. Si narra che una terribile valanga si abbattè un giorno sul piccolo villaggio e lo fece scomparire. Nessuna traccia rimase di quelle case e di quegli abitanti. Tutto venne concellato dalla furia delle rocce. Ma la leggenda racconta che il fantasma del paese ricompare nel giorno della disgrazia. Ogni cinquant'anni Ecnon ritorna per rammentare il momento della frana...”.
Questa la leggenda. Il protagonista della storia è Giovanni. Ha aspettato per tutta la vita il giorno dell'apparizione di Ecnon. Ed è sicuro di aver individuato il luogo esatto dove comparirà. Ma forse Giovanni ha dimenticato un ammonimento importante: chiunque varcherà la soglia del paese fantasma di Ecnon dopo il crepuscolo si perderà irrimediabilmente negli infiniti labirinti dello spazio e del tempo.
Questa la trama del libro.
Ecnon fa parte di un ampio progetto di racconti di fantasmi ispirati per lo più a piccole leggende italiane. Si tratta di storie antiche e nascoste, spunti folcloristici che ho rielaborato e trasformato in narrazione.
Ecnon si ispira a una leggenda ligure, della Valbrevenna. Una volta lì esisteva davvero un paese che venne distrutto completamente da una frana. Si dice che il fantasma di questo paese ricompaia ogni cinquant'anni per rammentare alla gente il giorno della disgrazia...
Il libro si rivolge ad un pubblico di ragazzi e adulti.

L'idea di questo racconto è tuo o della casa editrice?

Mia

Il disegnatore è Daniele Fabbri. Vi siete subito trovati in sintonia sulla realizzazione grafica del libro?

Si, tra me e Daniele c'è stata subito una bellissima sintonia.
Questo libro è stato creato in piena libertà espressiva.
Daniele ha realizzato le illustrazioni in modo assolutamente indipendente. Non ho interferito col suo lavoro, non ho dato suggerimenti né indicazioni. Ha seguito semplicemente la linea tracciata dalle mie parole. Il risultato, a mio avviso, è straordinario. Illustrazioni e testo sembrano nati insieme, contemporaneamente. Daniele ha colto in pieno lo spirito di Ecnon, ha dato luce e concretezza alle mie visioni. É riuscito a dare materia viva all'allucinazione, al sogno, al fantasma.

Ultima domanda: progetti per il futuro? Altri libri ispirati alle leggende italiane?

Molti.
Tra le prossime uscite: "Illune", un thriller ambientato in Maremma (con prefazione di Eraldo Baldini) e a marzo il mio libro più ambizioso e complesso, un thriller storico ambientato nell'antica Roma... non posso dire altro, ma ne sentirete parlare molto presto!
In cantiere e in fase di pubblicazione: "Ballate della notte scura", libro-cd scritto a quattro mani con Tiziano Sclavi.
E ovviamente altri libri di fantasmi ispirati a leggende italiane!

Ringrazio Andrea per le risposte e vi lascio con qualche link e con il booktrailer di Ecnon.
http://danielefabbri.blogspot.com/
Andrea Biscaro: pagina facebook
http://www.coccoleecaccole.it/


ECNON from Daniele Fabbri on Vimeo.

venerdì 14 gennaio 2011

Contatti case editrici, consigli, ecc.

Ho un po' trascurato la sezione esordienti di questo blog. Non l'ho fatto apposta, questo è dovuto a un cambio di prospettive che in questi mesi mi ha portato a pensare che è meglio imparare a scrivere senza pensare troppo a un'eventuale pubblicazione. Sono convinto però che molti dei lurker siano interessati a questo, quindi ho rispolverato la sezione dedicata ai contatti con le case editrici e l'ho aggiornata.
Navigando nei siti delle case editrici, soprattutto medio-piccole, ho notato una certa chiusura verso gli esordienti: in molti casi non accettano più manoscritti non richiesti in quanto hanno il catalogo pieno fino al 3.000 ecc. ecc. Al contrario le Grandi Case Editrici sembrano più disposte al rischio, a parte la Feltrinelli le altre accettano caramelle e manoscritti dagli sconosciuti. Le ragioni di questo possono essere tante: leggere manoscritti è un lavoro e le piccole case editrici non hanno abbastanza personale, le grandi (forse) sì. Ma anche su questo ci sarebbe da discutere perché anche alcune case editrici storiche e importanti sono rimaste con pochi impiegati, tutti gli altri hanno contratti a partita IVA. Ma è così un po' dappertutto ormai.
Il punto è: se le piccole case editrici si chiudono agli esordienti, quei poverini (non mi ci metto) a chi devono rivolgersi per esordire? Dal sogno di poter esordire in una grande casa editrice come la Mondadori o la Rizzoli si è passati a sognarne una più piccola ma sempre seria: faccio il nome della Minimum Fax tra le altro perché produce un'ottima narrativa. Adesso neanche la Minimum Fax è più aperta agli esordienti, quindi si deve scegliere una via ancora più lunga: cercare una micro(quasi inesistente) casa editrice, ovviamente non a pagamento e che curi l'editing, che permetta una piccola, risibile, fugace visibilità presso una casa editrice più grande. Non è facile lo stesso. Vi posso dare un consiglio però: leggete sempre i curriculum degli scrittori che sono arrivati a pubblicare. Prendete nota delle case editrici (anche minuscole) in cui hanno scritto perché quelle potrebbero avere agganci importanti e queste micro case editrici potrebbero essere quindi il serbatoio in cui altri attingono importanti talent scout.
Detto questo, nella sezione dedicata ai contatti delle case editrici ho aggiunto appunto la Minimum Fax.

mercoledì 12 gennaio 2011

Meme(nto mori)

Partecipo volentieri al meme a cui mi ha invitato Ariano Geta. In pratica si tratta di un questionario sui libri a cui rispondere. Il questionario va poi girato ad altri 5 blogger. Non saprei chi scegliere. Ho deciso di invitare i primi tre blogger che hanno risposto al precedente post e che non hanno ricevuto altri inviti (credo).
Mistake89
Anathea
Simone M. Navarra

E ci aggiungo due lettori fissi.
Francesca Ferrara
Akiko


Quanti libri hai letto nel 2010?
Non li ho contati. Una volta li contavo e annotavo i titoli sull'agenda. Ho smesso perché mi sembrava che volessi puntare inconsciamente sulla quantità e non sulla qualità. In ogni modo ne ho letti, credo, tra i 60 e gli 80, compresi i libricini illustrati per bambini in età prescolare (che in molti casi sono più belli di tanti tomi di 800 pagine).

Quanti erano fiction e quanti no?
Di questi credo di aver letto 10 o 15 saggi quasi tutti dedicati alla letteratura per l'infanzia e la pedagogia.

Quanti scrittori e quante scrittrici?
Non ne ho la minima idea. Dico 50 e 50 per par condicio.

Il miglior libro letto?
La trilogia di Queste oscure materie. Maestoso

E il più brutto?
Emmaus di Baricco. Per fortuna era breve.

Il libro più vecchio che hai letto?
Dei racconti di Collodi. Quindi '800.

E il più recente?
Forse uno per ragazzi tipo Bambini nel bosco o qualcuno di Baccalario. Raramente compro un libro appena uscito.

Quale il libro col titolo più lungo?
La straordinaria invenzione di Hugo Cabret

E quello col titolo più corto?
Laura di Elfi Nijssen e Eline Van Lindenhuizen.

Quanti libri hai riletto?
Pochi, due o tre.

E quali vorresti rileggere?
Il principe di Machiavelli, Harry Potter e i doni della morte.

I libri più letti dello stesso autore quest'anno?
Bianca Pitzorno. Otto o nove libri.

Quanti libri scritti da autori italiani?
In percentuale minore rispetto agli stranieri, credo un 30%

E quanti dei libri letti sono stati presi in biblioteca?
Mmmmmmm... dovrei chiedere le statistiche alla biblioteca :). Forse tra i venti e i trenta.

Dei libri letti quanti erano ebook?
Nessuno, ogni tanto provo a leggere un ebook, soprattutto di amici blogger, ma non ci riesco sul monitor. E non ho un lettore appropriato.

domenica 9 gennaio 2011

L'odore dei libri

Sono tra quelli che non amano gli Ebook però mi chiedo una cosa: sono l'unico a cui non interessa annusare i libri? Noi fedeli alla carta e al disboscamento dell'Amazzonia (perché alla fine così ci trattano), veniamo accusati di essere retrivi, inattuali, passati. Da bravo informatico dovrei invece essere a favore di ad ogni tipo di innovazione tecnologica. Il fatto è che, secondo me, il peggior consumista è quello che non si rende conto di esserlo, e la tecnologia sta creando più consumismo che innovazione. E' pur vero che ogni volta che nei vari blog o forum qualcuno alza la voce a favore dei libri di carta parla sempre e solo di una cosa: il loro odore. Non penso di aver mai annusato un libro, o perlomeno non vado in libreria a scegliere il libro con il profumo migliore.
Buondì signorina, vorrei un libro che odori di limone. Ecco, dice lei, l'ultimo di Baricco. Ma questo non è limone, è bruschetta all'aglio!

Di solito scelgo quello con i contenuti più interessanti e con un rapporto qualità/prezzo decente. Ma l'odore no. Se mi è capitato di annusare un libro è stato per capire fino a che punto era ammuffito, per decidere la sua sorte: eutanasia o sopravvivenza.
Lascio annusare i libri agli altri.

Potremo faremo un gioco e immaginare che odore possano avere alcuni classici. Senza pensarci troppo associate un nome o un romanzo a un odore.

I libri di Bukovksi sanno di vino rosso.
I libri di Flaubert di lavanda
I libri di Oscar Wilde di Chanel n.5
I libri di Manzoni odorano di aria stantìa
I libri di Stefano Benni sanno di caramella alla fragola
I libri di Camilleri di tabacco
I libri di Tolkien di erba appena tagliata
Le poesie di Emily Dickinson di umidità che si sente dopo un temporale
I racconti di E.A.Poe di naftalina
Il Corsaro Nero sa di aria di mare

A voi continuare il gioco.

venerdì 7 gennaio 2011

Il compleanno dell'anno passato

Filastrocca sul capodanno. Il prossimo magari.

Il compleanno dell'anno passato

Finisce un anno,
ma dove finisce?
A capodanno
mica sparisce!

Festeggiamo ogni volta
l'anno arrivato
e quello vecchio, haimé,
è bello e dimenticato.

Fai come me:
festeggia il capodanno
sia come arrivo, sia compleanno.

L'anno nuovo è appena nato
ma quello trascorso è solo invecchiato.
Buon compleanno, anno passato!
Mille di questi giorni ti ho appena augurato!

martedì 4 gennaio 2011

Il castello che non c'è più (seconda parte)

Seconda e ultima parte del racconto.
La prima parte la trovate qui.



IV

Saranno state le nove, o le dieci ormai. Era tardi e sicuramente la mamma lo stava cercando dappertutto.
Entrare o non entrare? Era davvero lo zio Gerardo quello o soltanto un'allucinazione? Si mise a cavalcioni della staccionata. Entrare o non entrare, ripeteva a mente. Stava decidendo quando una mano lo afferrò per il collo della camicia e lo tirò dentro.
Non mi piacciono le persone che non prendono posizione, ragazzino! – disse lo zio Gerardo voltandosi verso di lui. Ma la cosa strana non era il fatto che potesse vederlo di nuovo, è che non era solo! Di fronte a lui c'era un uomo. Non sembrava un cavaliere: era basso e grassoccio, con pochi capelli ai lati e il naso schiacciato come quello di un maialino. Invece di lottare sferzando una spada e difendendosi con uno scudo, aveva una penna e una cartellina con tanti fogli che volavano via.
È un posto pericoloso questo! Ragazzino, scappa verso il castello!
Il castello. Era vero, non ci aveva fatto caso! Sulla collina adesso Alessandro riusciva a vedere un grande castello scalcinato. Aveva macchie di muschio dappertutto e grosse crepe su tutte le pareti, come se fosse stato colpito da qualcosa. Dalle quattro torri poste agli angoli, i soldati erano pronti per difendersi da un attacco imminente.
Alessandro si mise a correre verso il vecchio castello. Lo zio, nel frattempo, sembrava aver avuto la meglio contro l'uomo in giacca e cravatta.
Zio – disse ansimando per la fatica e la paura – hai... hai ucciso quell'uomo?
No, ragazzino, non è morto, è soltanto stordito. Vedrai che si riprenderà presto – rispose lui mostrando la spada. Da lontano sembrava una vera spada, di quelle antiche, forgiate da qualche fabbro esperto in armi, invece... non era altro che un giocattolo di plastica!
Stanno arrivando! – continuò lo zio digrignando i denti dalla rabbia. Ripose la spada nel fodero e si guardo intorno, da tutte le parti, come se si aspettasse di essere circondato da un momento all'altro.
Chi sta arrivano? – chiese Alessandro.
Gli invasori! Gli abitanti di Burocràzia.
Gli abitanti di Burocràzia? – ripeté Alessandro grattandosi la testa – Cosa vogliono da voi?
Vogliono distruggere il castello e farci passare una superstrada. Poi vogliono anche costruire un cinema multisale e un centro commerciale.

V

Un cinema multisale. Dove ne aveva visto uno? Forse in una di quelle riviste che leggeva sempre la maestra a scuola durante la ricreazione. Adesso ricordava com'era! Era grande quanto un paese, con negozi, un bar, e tante sale ognuna delle quali proiettava un film diverso. Potevi andare in biglietteria e scegliere quello che preferivi. Poi entravi, compravi una busta di popcorn e ti sedevi su una poltrona morbida e comoda, mangiando i popcorn e bevendo aranciata.
Un cinema, un centro commerciale e una grande superstrada che avrebbe collegato il suo paesino con le più grandi città della regione. In fondo non era una cattiva idea: avrebbe aiutato il paese a crescere. Magari dopo aver costruito tutto questo a qualcuno sarebbe venuta voglia di rimetterlo nelle cartine geografiche.
Attorno al castello era stato costruito un fossato. Quando lo zio Gerardo e Alessandro furono di fronte all'ingresso, un ponte levatoio calò lentamente, con un cigolio che ad Alessandro sembrava il pianto di tanti gattini impauriti.
Presto, ragazzino, entriamo – disse lo zio.
Non appena ebbero attraversato il ponte, Alessandro si trovò di fronte a due lunghe file di soldati. In fondo c'era un ragazzo con una pergamena in mano. Il ragazzo si schiarì la voce, si impettì e cominciò a urlare:
Il Barone Gerardo De Fessis, visconte di Castellàzia, Arciduca del Picco Roccioso e anche Principe dei cespugli di ginestre e menta.
A queste parole i soldati scattarono sull'attenti, levarono in aria le lance che poi, viste da vicino, altro non erano manici di scopa alla cui punta era stato appeso un triangolo di cartone colorato.
Chiedo udienza a Sua Maestà il Re! – disse lo zio con voce ferma, anzi disse il Barone Gerardo De Fessis, visconte di Castellàzia, Arciduca dell'eccetera eccetera.
Il ragazzo della pergamena si avvicinò. Diede la pergamena a un soldato che la afferrò e la infilò velocemente sotto l'armatura; poi il soldato gli porse una specie di corona di cartone giallo che sembrava uscita da un fast food.
Eccomi, dunque, Barone Gerardis il Fesso, Visduca di Castellàzia ed altro ancora, dite pure.
Lo zio si inginocchiò togliendosi l'elmo e disse con voce commossa:
Mio re, sovrano della terra di Castellàzia e luce del mondo perduto che tutti vogliono dimenticare e che in fondo non è giusto perché...
Siate breve...
Dicevo, ho udito in Burocràzia che ci sarà una guerra questa notte. E già ho combattuto contro una delle loro avanguardie.
Il re sussultò sorpreso e si grattò il mento dove avrebbe dovuto esserci una folta barba a conferirgli autorità, se non fosse che era troppo giovane per averla.
Che guerra sia, allora! Alle armi! – urlò infine il re alzando una mano al cielo. I soldati esultarono di rimando e alzando le lance in aria ruppero le righe. Il primo di essi si avvicinò al re e disse:
Mio Re, Sovrano del regno di Castellàzia, Sommo Reggente delle terre scomparse eccetera eccetera. Chiedo il permesso di chiamare l'armiere affinché il nostro esercito possa essere pronto per combattere.
Il re si avvicinò, serio, e gli rispose:
Avete il mio permesso. – poi si tolse la corona e continuò – Mi avete chiamato, signore?
Il soldato si irrigidì tutto d'un colpo e assunse un grugno arrabbiato.
Dove diavolo eri? Non hai sentito che sta per scoppiare una guerra? Fila in armeria e prepara spade e scudi se non vuoi essere rinchiuso per una settimana intera nelle carceri!
Il re di Castellàzia, sommo re delle terre eccetera eccetera nonché armiere, rispose:
Scusatemi, provvederò subito.
Il ragazzo corse via scomparendo nella bolgia che si era creata nel frattempo. Lo zio Gerardo si arrampicò sull'asta da cui sventolava la bandiera del regno di Castellàzia e urlò:
Siamo in guerra! Siete pronti a versare sangue e donare le vostre vite per il regno di Castellàzia?
Si! – urlarono in coro tutti.
Bene, in qualità di Barone eccetera eccetera e capo dell'esercito di Castellàzia vi ordino di prendere i vostri posti. In qualità di giullare di corte invece devo purtroppo avvisarvi che lo spettacolo di questa sera è annullato.
I soldati mugugnarono di dispiacere, tutti insieme, pronunciando un sommesso “Oooh” che fece scomparire tutto il loro entusiasmo.
In qualità di cuoco invece per domani vi assicurò doppia porzione di pasta e fagioli e una fetta di torta di mele!
Nuove urla di esultanza costrinsero Alessandro a turarsi le orecchie. Non ci aveva capito granché in tutta quella storia. Inoltre aveva seri dubbi sulla reale possibilità che avevano quegli strani soldati di difendersi.

VI

Alessandro e lo zio Gerardo si appostarono nella torre sud, quella che dava sulla strada principale e da cui, con molta probabilità, si sarebbero avvistati i primi nemici.
Zio, nonché barone, nonché visconte, nonché fratello di mio padre, mi spieghi perché questo castello è invisibile?
Vuoi saperlo davvero, ragazzino?
Certamente. – rispose lui – Altrimenti perché te l'avrei chiesto?
Logica ineccepibile. Ricordami di darti il titolo di Marchese del Trifoglio, una volta finita la guerra.
Grazie zio. Adesso puoi rispondere alla mia domanda?
Certo che posso. Il castello è... come dire... scomparso... non esiste più! È stato distrutto centinaia di anni fa.
Perché volete difenderlo allora?
Perché vogliamo che di questo castello rimanga almeno il ricordo! Questi luoghi presto cambieranno, diventeranno una selva di negozi di scarpe e articoli sportivi, di viadotti labirintici e uffici. Saprete come passare il tempo, avrete la corrente elettrica e un cinema in cui andare. Del castello però, non rimarrà niente! Quando anche quei pochi che se lo ricordano penseranno ad altro, il castello scomparirà!
Quindi questi sono soltanto ricordi!
Sei sveglio ragazzino, ti farò nominare Arciduca del Fossato.
Posso farti un'altra domanda?
Certo, ragazzino.
Mio padre, nonché tuo fratello, nonché marito di mia madre, ha detto che una volta hai visto un drago. Dove si trova?
Oh, ragazzino, i draghi non esistono. È per questo motivo che sono stato chiuso in manicomio!
La conversazione fu interrotta da un urlo simile al verso impaurito di un gallo che sta per essere strozzato.
ARRIVANO!
Delle ombre si avvicinavano lentamente dal fondo del prato. Emettevano gli stessi rumori striduli dei cingolati del trattore di nonno Salvatore. Diventavano sempre più assordanti e invadenti.
Questa volta siamo spacciati! – sussurrò lo zio Gerardo.
Era un esercito formato da ruspe di ogni grandezza. Quelle in prima fila avevano una pala meccanica molto ampia che estirpava erba, fiori e arbusti. Dietro le ruspe marciavano una serie di trattori molto alti da cui pendeva una pesante palla nera legata a una corda metallica. Quella palla sarebbe stata scagliata contro le pareti del castello, demolendolo.
Dietro ancora c'era un nutrito esercito di uomini. Chi con cazzuola e pala, chi con trapano e martello pneumatico.
Chiama il frate, ragazzino, non c'è speranza per noi!
Le ruspe si fermarono vicino al fossato. L'uomo basso e grassoccio che lo zio Gerardo aveva già affrontato, si parò di fronte a tutti gli altri e urlò:
Abbiamo il mandato di demolizione. Uscite finché siete in tempo!
Se ci demolite, cosa rimarrà di noi? – gli chiese lo zio dalla torre con un tono di voce che andava dal disperato al teatrale.
Nulla! – rispose l'uomo ridendo con cattiveria – Di voi non rimarrà neanche il ricordo!
Che guerra sia allora!
GUERRA! – urlarono all’unisono i soldati appostati sulle torri. Alessandro li vide afferrare le frecce dalla faretra e constatò, con molto rammarico, che altro non erano che bastoncini di legno con la punta di carta. Lo zio Gerardo alzò solennemente la spada di plastica in aria. Si schiarì la voce.
Puntate!
Gli arcieri estrassero contemporaneamente una freccia e la appoggiarono sulla corda dell'arco, tirandolo quanto potevano.
Mirare!
A questo punto chiusero un occhio, chi il destro, chi il sinistro. Qualcuno li chiuse entrambi.
Fuoco!

FIUSSHHH!

Le frecce volarono veloci come uno stormo di corvi arrabbiati, tutte dirette verso l'esercito nemico. Ognuna di esse colpì qualcuno. Nessuno si fece male ovviamente, avendo la punta di carta.
Alessandro si avvicinò allo zio con un sonoro sbadiglio.
Zio – disse rammaricato – credo che quelle frecce non siano molto efficaci.
Oh, ragazzino! Come ti permetti! Sono armi speciali, vedrai.
Non è morto nessuno! – si lamentò Alessandro.
In effetti è strano, avrebbero dovuto far effetto.
Le ruspe si animarono improvvisamente. Le pale presero a scavare terra in quantità e ben presto gran parte del fossato fu ricoperto.
Accidempoli! Si sono ringalluzziti!
A questo punto fu la volta dei demolitori. Le grosse palle di ferro furono slegate. Cominciarono a oscillare, prima lentamente, poi con più velocità fino a colpire le mura del castello.
I colpi si ripeterono senza sosta, e il castello cominciò a tremare così paurosamente che i soldati rinunciarono a combattere e si abbracciarono l'un l'altro.
È la fine. – sospirò lo zio – Vedi ragazzino, quelle frecce erano speciali. Ognuna di esse, se ti colpisce, uccide un ricordo. Un uomo senza bei ricordi è povero d'animo e di indole triste. Questi, è chiaro, sono persone cattive e hanno soltanto cattivi ricordi. Così invece di indebolirli li abbiamo resi più forti. È la fine per il nostro regno. Burocràzia ha vinto ormai...
I colpi si susseguivano con insistenza. I soldati piangevano dalla disperazione. Quelli colpiti da pezzi di soffitto crollato scomparivano istantaneamente, ovvero, scompariva il ricordo che qualcuno aveva di loro.
Dobbiamo fare qualcosa! – disse Alessandro. Diede un'occhiata pensierosa al burocrate che si puliva dalla polvere e si pettinava i pochi capelli in testa. Gli occhi del ragazzo si illuminarono di entusiasmo – Se le nostre armi non funzionano, useremo le loro! Zio, chiedi subito una tregua. Sbrigati!
Lo zio non indugiò. Mise la mani a conca davanti la bocca e urlò:
TREGUAAAAAA!
Il burocrate assunse un'aria indispettita, come se gli avessero pestato un piede. In effetti, in mezzo a quel trambusto, qualcuno gliel'aveva pestato davvero.
Cosa volete ancora? – urlò da sotto le mura.
Dobbiamo parlamentare – disse Alessandro con tutta la voce che aveva.
Vedete di sbrigarvi, ho altro da fare, io!
Alessandro scese velocemente le scale di pietra e uscì da una porticina posta a fianco del ponte levatoio. Il burocrate era alto come lui, ma non altrettanto magro. Inoltre aveva un grugno simile a un palloncino che stava per scoppiare.
Vorrei consultare le vostre carte, se non vi dispiace – disse Alessandro con calma.
Il burocrate storse il naso e muggì come un toro arrabbiato. Di malavoglia porse i fogli ad Alessandro che cominciò a leggere.
Mmm... fin qui tutto a posto – disse a un certo punto. Via il primo foglio.
Anche qui – continuò con rassegnazione una volta terminato il secondo. Via anche quello.
Sembra che la richiesta di demolizione sia perfetta ma... ehi, qui c'è qualcosa che non va!
Cosa? – urlò lo zio dall'alto della torre.
Manca il timbro dell'Assessorato alla Pubblica Demolizione!
Il burocrate strappò i fogli di mano ad Alessandro e cominciò a scorrerli velocemente.
Maledetto timbro! – urlò – Glielo avevo detto io di sostituire l'inchiostro!
Un uomo, vestito altrettanto bene ma decisamente più giovane, prese parola, timidamente, con un lieve balbettio della voce.
Ma signore, abbiamo fatto richiesta di nuovo inchiostro SEI mesi fa. Ne servono altri quattro affinché arrivi.
Il burocrate per la rabbia si cacciò i tre fogli in bocca e cominciò a masticarli.
RITIRATA! RITIRATA!
Le ruspe, gli uomini e tutto il seguito di mezzi cingolati si allontanarono dal castello. Dalle torri divampò il grido di esultanza dei soldati.
Abbiamo vinto! Abbiamo vinto!
Lo zio Gerardo assunse un'aria soddisfatta. Rinfoderò la spada e mise le mani sui fianchi.
Sapete, è mio nipote quello lì! – disse fiero, sospirando ogni tanto – Se non avesse il mio sangue, oh, avrebbe fatto sicuramente una fine terribile! Sicuro. È merito mio in fondo se...
Si accorse troppo tardi che i soldati non c'erano più e che erano scesi per portare in trionfo Alessandro. Anche il re era sceso per rendergli onore ed era di fronte a lui con un'espressione solenne dipinta sul volto.
Alessandro, ti sei dimostrato forte e coraggioso. Ho intenzione di nominarti...
Marchese! – incitò qualcuno.
Conte! – disse un altro.
No, ho intenzione di nominarti RE! – Il re, anzi ex re ormai, si sfilò la corona di cartone e gliela porse. Alessandro chinò la testa per riceverla.
Sire, se volete ascoltare la mia musica sarò felice di allietarvi – disse poi l'ex re tirando fuori un flauto dalla giacca.
Non ho tempo adesso – gli rispose Alessandro – Credo che sia ora di rientrare a casa, mia madre mi starà cercando. Tornerò presto, non vi preoccupate. Non lascerò sola Castellàzia!
Corse verso il confine. Vedendolo andare via rimasero tutti in silenzio.
Alessandro aveva già una gamba oltre lo steccato, infatti era scomparsa e sembrava che ne avesse una sola, quando si voltò e si rivolse allo zio che era rimasto tra i soldati.
Zio che fai, non vieni con me?
No, non ci penso proprio ragazzino! – rispose lui sicuro – Sai, lì fuori è pieno di matti!


domenica 2 gennaio 2011

Gli ultimi acquisti del 2010

Di solito nelle librerie dei remainders si fanno buoni affari. Si trovano spesso libri appena usciti a metà prezzo (chissà perché... forse non vendono?), classici a pochi euro e libri fuori catalogo da decenni che vanno assolutamente comprati.
Ho trovato alcune cose interessanti, e stavolta a differenza di altre non penso di aver rinunciato a nulla: non c'erano molte cose che mi soddisfacessero. Sono tutti libri e saggi sulla letteratura per l'infanzia.
Non mi sono lasciato sfuggire una versione di Cenerentola tradotta da Carlo Collodi e illustrata dal grande Roberto Innocenti. Secondo me valeva molto più dei tre euro spesi. Sempre a questo prezzo ho preso subito Storie del piccolo Franz di Christine Nostlinger. Su Bol.it questo libro costa attualmente 3,75 euro. Ho risparmiato quindi il prezzo di un caffé.
Sempre della collana del Battello a vapore ho preso (finalmente) La strada del guerriero di Pierdomenico Baccalario. Di Baccalario ho letto molto, ma non il primo romanzo, quello con cui ha vinto il premio Battello a vapore ad appena 24 anni e  grazie al quale ha iniziato la sua prolifica carriera di scrittore. Di questo libro probabilmente scriverò qualcosa non appena lo finirò.
Un libro fuori catalogo da molto e che sono contento di aver trovato è Insieme di Mario Lodi. Lodi è un illustre scrittore per bambini e pedagogista. Insieme è una raccolta di scritti dei suoi ragazzi delle scuola elementare di Vho. E' un libro più adatto agli educatori che ai curiosi come me, ma serve per capire il metodo e le tecniche di comunicazione usate dal maestro e scrittore per sviluppare la creatività dei suoi ragazzi. Il suo libro più famoso è probabilmente Cipì, e di questo forse parlerò a breve, non appena avrò raccolto un po' di idee.
Altro libro introvabile è la Storia della letteratura per la gioventù di A. Lugli. E' un'edizione ampliata del 1966, incredibilmente nuova e bianca. Mi chiedo come si sia conservata così. Questo è un libro da studiare più che da leggere, quindi cercherò da esso spunti di riflessione sui classici della letturatura per l'infanzia, italiana e non.
A proposito di classici ho trovato tra i remainders, a metà prezzo stavolta, un'autobiografia di Ida Baccini, La mia vita, pubblicata dall'Edizioni Unicopli. Questa la leggerò non appena avrò letto anche Memorie di un pulcino che attualmente vedo in catalogo soltanto per i tipi della Greco e Greco. Ma essendo scaduti i diritti forse, con un po' di pazienza, troverò anche una versione scaricabile.
Il penultimo libro è La storia degli uomini di Gianni Rodari in catalogo presso la Gallucci Editore e reperibile anche con un po' di sconto. Non essendo sicuro che si potesse trovare l'ho preso immediatamente. Il libro contiene anche un monologo del premio Nobel Dario Fo.
L'ultimo libro preso è Il principe granchio nella versione di Silvia Roncaglia per l'editore Edicolors. Il libro è illustrato da Cristiana Cerretti. Contiene una versione in prosa della favola e una versione teatrale.