giovedì 30 dicembre 2010

Statistiche di fine anno

Finisce l'anno ed è tempo di tirare un po' di somme. Mandare avanti un blog è piuttosto faticoso e una delle poche piccole soddisfazioni che si ha è il numero di accessi.
Quelli per fortuna sono aumentati. Non sono più i cinque accessi del primo anno, nemmeno i venti dell'anno scorso. Un rilevante picco c'è stato grazie all'intervista a Lorenza Bernardi (100 accessi unici). Un discreto seguito l'ha avuta anche la mia sfortunata vicenda con Amazon.it e SDA. Molto ricercate sono state le pagine con i contatti delle case editrici e la filastrocca dedicata ai diritti per l'infanzia. Infine ci sono stati altri picchi che non sono riuscito a motivare: è possibile che qualcuno abbia linkato la Fenice di carta.
Dai log mi accorgo che c'è una bella fetta di persone che arriva casualmente cercando, in ordine sparso: la fenice (soprattutto immagini), Margaret Mazzantini (?), istruzioni su come mandare manoscritti alla Fanucci, Giunti e Mondadori (nella maggior parte dei casi), nerd (argomento a cui ho dedicato una serie di racconti che non credo leggerete mai, neanch'io ho il coraggio di rileggerli) e "descrivere con i sensi", argomento a cui ho dedicato un post ma ci vorrebbe un corso intero, magari fatto da un professionista, non da me.
Pensavo che la letteratura per l'infanzia fosse poco amata, invece ho capito che quando parlo di libri per ragazzi gli accessi aumentano. Credo che i blog stiano diventando un po' come le reti televisive: gli utenti preferiscono i canali a tema piuttosto che quelli generalisti. E' pur vero che non essendo del settore faccio fatica a parlare soltanto di libri per ragazzi: devo comprarli e devo avere il tempo per leggerli e rileggerli prima di scrivere qualcosa di sensato. E in molti casi leggo libri (per ragazzi e non) che non mi ispirano nessuna riflessione, siano essi belli o brutti. Anche un bel libro potrebbe non ispirare nessuna idea. Per questo motivo alterno post sulla letteratura per adulti, letteratura per l'infanzia (con commenti approfonditi o semplici segnalazioni), sul mondo dell'editoria, libri, librai, biblioteche, SDA (sgrunt!) e sempre più raramente qualche mio scritto. Per questi ultimi cercherò di trovare nuovi stimoli.


Oltre a una analisi quantitativa mi piacerebbe farne una qualitativa. Sono quasi certo, ma non posso averne le prove, che chi legge questo blog sia realmente interessato a ciò che dico. Questo credo che sia il vero passo avanti della Fenice di carta: è quello che una volta per la tv veniva chiamato indice di gradimento, molto differente dallo share, e meno immediato da interpretare.
Quindi, a tutti quelli che mi leggono più o meno casualmente, auguro un felice anno nuovo.

martedì 28 dicembre 2010

On writing

La verità è che non riesco a considerare On writing un vero manuale di scrittura soprattutto dopo aver letto altri manuali molto più pratici e forse più noiosi. Probabilmente non lo è davvero e il titolo è fuorviante.
La prima parte di questo libro è una lunga autobiografia di Stephen King. In questa prima metà il Re racconta alcuni avvenimenti della propria vita, come ad esempio il drammatico incidente che per poco non lo mandava nell'aldilà.
La seconda parte è dedicata alla scrittura, ma sono piuttosto consigli. Tutti consigli utili ovviamente, che se detti da un maestro della narrativa (di genere) moderna non possono essere ignorati.
Sthephen King ci invita per prima cosa a tagliare almeno il 10% della prima stesura di un romanzo: di solito, afferma, gli scrittori tendono a infarcirlo con cose inutili. Insiste molto in un uso molto parsimonioso di avverbi e aggettivi. Come dargli torto? Questa è una delle ingenuità in cui un esordiente incappa quasi sempre. In ogni modo questo è un consiglio, non una regola, sia ben chiaro.
La parte più interessante invece, per cui vale la pena leggere questo libro, è quella in cui Stephen King racconta del suo esordio: i tanti rifiuti ricevuti che appendeva alla parete non come una punizione, ma come incentivo per continuare a scrivere e insistere.
On writing è un libro che va letto per conoscere meglio King e per avere qualche pratico consiglio di scrittura. E i consigli sono sempre ben accetti. Anzi, accettati.

domenica 26 dicembre 2010

Copertine

Lettera aperta

Care case editrici,
sono un lettore assiduo e onnivoro, non mi pongo mai restrizioni economiche quando vado in libreria. Molto probabilmente i figli dei vostri dipendenti andranno all'università grazie a me.
Vi chiedo soltanto una cosa: licenziate Luca Sardella come copertinista.
Grazie.
Mirco Corridori


venerdì 24 dicembre 2010

Il castello che non c'è più (prima parte)

Quello che segue è la prima parte di un raccontino per bambini, target 8-10 anni, che scrissi tempo fa. La seconda ed ultima parte arriverà a breve. L'immagine del castello è gentilmente offerta da Google image.


I


Quello in cui viveva Alessandro era un paese molto povero e dimenticato da tutti. Anche gli abitanti a volte si chiedevano dove vivessero. Le cartine poi, proprio dove avrebbe dovuto esserci scritto il nome, avevano tutte una sottile riga bianca dovuta alla piega o un buco nato da un mozzicone di sigaretta acceso, quanto bastava per cancellare l'esistenza di quel piccolo mucchio di case diroccate.
Il paese di Alessandro era povero, senza corrente elettrica e per di più abbarbicato su una montagna dove non era possibile arrivare in macchina. Il mezzo di trasporto più comune era quindi il mulo. C'era chi aveva un mulo diesel, uno di quelli che dopo una bella scorpacciata di fieno possono trottare tutto il giorno senza fermarsi, poi c'era chi, possedendo più terre degli altri ed essendo più ricco, poteva permettersi un mulo sportivo, con tanto di bardatura colorata con su scritto 46, paraocchi aerodinamici e briglie in pelle di ultima generazione.
Era inoltre un paese decisamente privo di ogni attrattiva. Non sembrava che avesse una vera storia, o se l'aveva nessuno la ricordava abbastanza bene da poterla raccontare. Insomma, non c'era niente che potesse essere scritto sui libri. Nulla di strano o particolare, tranne una cosa: un grande prato abbandonato, delimitato da uno steccato cadente come i denti di un vecchio di duecento anni.
Dicevano tutti che quel prato era pericoloso ed era meglio non entrarci, anche se nessuno sapeva perché.
Alessandro aveva subito pensato che quel prato nascondesse qualcosa.
Si dice che una volta un uomo abbia attraversato il recinto e sia improvvisamente scomparso – gli disse sua madre un giorno. – E nessuno l'ha più visto!
E non solo! – Aggiunse suo padre. – Allo zio Gerardo è bastato metterci un piede dentro per vedere cose strane. Credo che abbia addirittura visto un drago. Sai, uno di quei draghi verdi che volano in cielo e sputano fuoco.
Se lo zio Gerardo dice di aver visto un drago, perché non dovrebbe essere vero? – chiese Alessandro, che a otto anni aveva più domande che risposte.
Perché vedi, lo zio Gerardo non ci sta tutto con la testa – gli rispose la mamma con franchezza – È... come dire... pazzo! Pensa davvero che esistano quelle cose lì...draghi e fantasmi e cavalieri neri.
Dove si trova adesso? – chiese Alessandro.
Dove vuoi che siano i pazzi? – gli rispose suo padre alzando le mani al cielo – È in manicomio con quelli come lui! Oh, fosse per me farei finta di non essergli parente. Dovrei far finta di non conoscerlo! Gli infermieri non fanno altro che lamentarsi di lui. Dicono che di notte, invece di dormire, si mette a cantare litanie medievali e a urlare cose strane.
Litanie medievali – ripeté Alessandro tornando a pensare al prato – E cosa urla lo zio, di preciso?
Ultimamente non fa altro che dire che durante la prossima luna piena scoppierà di nuovo la guerra. È pazzo! È pazzo non c'è dubbio! Quasi mi vergogno che porti il nostro stesso cognome: De Fessis. Oh, sì, uno come lui non lo merita sicuramente!

II

Il prato aveva la forma di un grande cavallo disegnato a mano, con zampe tozze e coda attorcigliata. Tutto attorno una serie di pali scrostati e fili di ferro arrugginiti. Visto dal di fuori non sembrava niente di più che un fazzoletto di terra incolto se non fosse per i numerosi cartelli infilati come spaventapasseri. O sarebbe meglio dire spaventauomini!


NON ATTRAVERSATE IL RECINTO! PERICOLO MORTALE

CHI SCAVALCA IL RECINTO POTREBBE VENIR SBRANATO

TORNA INDIETRO FINCHE' SEI IN TEMPO!


Alessandro rimase a fissarlo per molto tempo, accovacciato su una pietra poco distante, con le mani sotto il mento a reggere la testa che frullava di idee di ogni tipo.
Tutta quella storia era decisamente bizzarra. Nessuno sembrava conoscere con precisione i motivi per i quali non era possibile entrare nel prato. In fondo non c'era niente di cui aver paura: soltanto papaveri e piante di ortica e quella, a pensarci bene, ti pizzicava sulle gambe se ci passavi vicino quindi era meglio tenersi alla larga. Infine c'erano numerosi cespugli di menta selvatica che emanavano un profumo invitante.
Lo zio Gerardo in quel prato abbandonato ha visto cose strane. – disse tra sé – È anche vero che poi è stato chiuso in un manicomio, poverino. Eh, sì, dicono che non ci sia tanto con la testa.

III

La luna piena sarebbe arrivata quella notte stessa e avrebbe illuminato a giorno tutta la vallata.
Alessandro decise di tornare al prato, quindi ingollò velocemente un panino al salame, un bicchiere di aranciata e scappò fuori.
Dove vai? – urlò la mamma.
A giocare con Gianluca – rispose lui.
Se scendi a valle non entrare nel prato, intesi?
Sì, mamma.
E non giocate troppo con i videogiochi, capito?
Certo, mamma.
E non...
Va bene, mamma.
Corse velocemente attraverso il boschetto di castagni. Le fronde alte e folte gli procurarono un piacevole senso di freschezza. Poi scese verso la mulattiera proprio dove un fiumiciattolo scorreva lentamente, come se fosse stanco di tutto quel muoversi. Si sfilò le scarpe e lo attraversò. Decise di percorrere quell'ultimo tratto di strada a piedi nudi. Le foglioline, sotto i suoi piedi, scricchiolavano come patatine.
Il prato era lì, vuoto e triste. Una grandissima distesa di erba poco curata, quasi perfettamente in piano se non fosse per una collina che ingobbiva il terreno, proprio dove la luna stava sorgendo piena come un gavettone d'acqua.
Se ci sarà una guerra sicuramente ne sentirò i rumori – sussurrò Alessandro.
Non succedeva nulla però. Nessun rumore che potesse minimamente sembrare uno sparo, o il cigolio meccanico di una catapulta, o lo sferragliare di una spada. Niente di tutto questo. Quel posto era tristemente silenzioso e desolato. Sarebbe stato meglio accettare l'invito di Gianluca e andare a casa sua a giocare con i videogiochi, pensò deluso. Gianluca abitava nel paese a valle che, a differenza del suo, aveva la corrente elettrica, le automobili ed era anche segnato sulla cartina!
Mentre pensava a tutto questo si sentì qualcosa che assomigliava a un cupo

SDENG!

Quel rumore lo svegliò. Il piccolo infatti si era appisolato accanto alla staccionata sgangherata e non si era accorto che nel frattempo era calata la notte. La luna era grossa e tonda e le nuvole se ne stavano in disparte, come se temessero di coprirla.
Devo sbrigarmi! Devo sbrigarmi! – urlò una voce – La guerra incombe e se non arrivo in tempo saranno guai!
La figura che si stava avvicinando aveva un aspetto familiare. Era un uomo alto, il viso magro e scavato con un ciuffo di peli sul mento. Gli occhi grandi e marroni, come i suoi. Inoltre indossava una strana armatura metallica il cui elmo non sembrava particolarmente solido.
Zio Gerardo! – urlò Alessandro.
Ragazzino, sbrigati! La guerra sta per iniziare. Vuoi rimanere qui oppure preferisci aiutarci?
Alessandro non ci pensò due volte e rispose:
Vi aiuto, senza dubbio.
Così Alessandro vide lo zio scavalcare la staccionata con un salto. Una volta dentro sembrava che stesse parlando con qualcuno. Poi pian piano si dissolse fino a scomparire del tutto.

mercoledì 22 dicembre 2010

Un'altra lettera a Babbo Natale

lunedì 20 dicembre 2010

Amazon.it, ultimo atto

Omicidio di un libro
Le informazioni vanno date tutte e bene, quindi vi dico come è finita la questione Amazon.it.
Breve riassunto delle puntate precedenti. Ordino due libri e questi arrivano completamente zuppi d'acqua. Apro una richiesta di restituzione, allego le foto e aspetto. Mi chiedono di spedire indietro i due libri, lo faccio, spendo un botto alle Poste Italiane (ne parlo dopo).
La pratica è stata inaspettatamente rapida. Il 16 dicembre arriva un'email in cui Amazon.it confermava la restituzione dei soldi, due giorni dopo è arrivato l'accredito sulla Postepay. Quindi sulla politica dei resi nulla da dire: i soldi ve li ridanno indietro e rimborsano anche le spese di spedizione. Certo, sarebbe stato più semplice se si fossero fidati delle foto e se avessero mandato il loro corriere (SDA) senza costringermi ad andare all'ufficio postale.
Parliamo quindi (sob) di soldi. Sono stati riaccreditati per intero i 24 euro dei due libri e sono stati aggiunti 5,40 euro per ogni libro come rimborso per le spese di spedizione.
Facciamo anche un bilancio.
Innanzitutto un consiglio: prima di andare alle Poste Italiane informatevi sulle varie possibilità che avete per spedire un qualunque pacco. A me hanno detto che era possibile soltanto il "pacco celere" (ah, quanti commenti ironici potrei farci!), in realtà c'erano possibilità meno costose che ovviamente l'impiegata si è guardata bene dall'elencarle. C'era il piego libri raccomandato (credo che costi sui 3 euro), c'era la spedizione raccomandata (7 euro). Invece mi hanno dato come unica possibilità il "Pacco Celere". E' come andare in un mobilificio per comprare un tavolino e tornare a casa con una cucina Berloni. Ho speso quindi 11 euro per l'invio dei due libri, appesantiti dall'umidità tra l'altro, e quasi tre euro per la scatola comprata nell'ufficio postale stesso.
Mi è andata bene? Forse, se non fosse che comunque ci ho rimesso poco più di due euro che corrisponde all'8,3% della spesa.

Concludendo. Ad altri miei amici è andata bene e non hanno avuto problemi con Amazon.it. Ritengo che la mia esperienza faccia parte di quella piccola percentuale di spedizioni andate a male. Il fatto è che Amazon.it è nuova e deve ambientarsi qui in Italia, mentre altri siti di commercio online come Bol.it e IBS hanno radici profonde e solide.

Concludendo, parte seconda. Il libro di Franzen che avevo ordinato (Le correzioni) in edizione rilegata è quasi introvabile, ma sono riuscito a ordinarlo su Bol.it. Ho effettuato l'ordine sabato sera (c'è chi esce e va in discoteca, chi naviga nei siti dedicati ai libri) approfittando di un doppio sconto che stava per scadere: il 3x2 classico e un ulteriore extrasconto di dieci euro. Quindi ho ordinato tre libri e ho risparmiato (?) 18 euro. Praticamente il libro di Franzen mi arriverà gratis. Se mi arriverà.
Concludendo, parte seconda, punto due. Appena ho effettuato l'ordine ha cominciato a piovere.

Concludendo, parte terza. Come consumatore sono convinto che le leggi che ci tutelano debbano migliorare. Come consumatore di libri rimango perplesso sugli sconti che questi siti stanno facendo. Un libro appena uscito non può avere uno sconto del 30% a meno che quello sia il reale prezzo di mercato. Mi auspico quindi una seria legge che regoli questi sconti, ma a patto che il prezzo dei libri cali.

venerdì 17 dicembre 2010

Le streghe in tempo di crisi

In prossimità dell'halloween ho parlato di un libro natalizio scritto da Paul Auster, stavolta invece, con il Natale che incombe, vi parlo di streghe.
Il libro è Streghetta mia di Bianca Pitzorno. Scritto nel 1986 inizialmente fu pubblicato in proprio (stampato, rilegato e disegnato) con il marchio Aventino Press e distribuito ad alcuni fortunati amici. Attualmente il libro è in catalogo presso Einaudi Ragazzi.
La storia: Asdrubale Tirinnanzi è uno sfaticato ragazzotto che aspetta l'eredità di un suo pro-zio: Sempronio. Quando muore pensa di aver ereditato i 50 miliardi (di lire) che gli spettano, ma una brutta sorpresa lo attende: nel testamento il pro-zio ha lasciato detto che per averli deve sposare una strega entro un anno.
Trovare una vera strega non è facile di questi tempi, ma Asdrubale sa cosa deve cercare: le streghe hanno i capelli rossi, galleggiano nell'acqua, sanno volare sulle scope e fanno parte di una famiglia di sette sorelle, senza fratelli ovviamente.
Asdrubale inizia quindi una faticosa ricerca per trovare e sposare, con le buone o con le cattive, la strega che lo farà diventare ricco.

A Bianca Pitzorno fu rimproverato di occuparsi troppo di ragazzine e trascurare i maschietti, e in questa storia ce ne sono davvero tante: sette, tutte ben caratterizzate a partire dal nome che l'autrice ha scelto per evocarne la particolarità: le loro iniziali infatti ne suggeriscono la natura da streghe.
Lei stessa comunque, sembra essere ben consapevole che i suoi racconti hanno poco appeal sui maschi in età preadolescenziale, a differenza delle ragazzine che si identificano facilmente con la vasta schiera di eroine che ha inventato in trentacinque anni da prolifica scrittrice per l'infanzia.
In questo romanzo infatti c'è un solo personaggio maschile di rilievo e ne esce molto male. Adrubale Tirinnanzi viene descritto come un giovane dall'aspetto disgustoso:"denti storti e verdastri per la nostalgia dello spazzolino". Brutto e sporco fuori così com'è brutto e sporco dentro. Alla povera Sibilla a cui fa una goffa dichiarazione d'amore, dichiara: "Sciocchezze (...). Le belle ragazze non devono perdere tempo con lo studio! Devono solo pensare a sposarsi al più presto. Possibilmente con un giovanotto molto ricco. Come me."
Questa frase mi ricorda tanto la dichiarazione di un noto ricco imprenditore e politico a cui una precaria chiese cosa doveva fare per migliorare la propria situazione. "Sposa mio figlio", fu la risposta.
Questo libro è utile e ancora amaramente attuale se si pensa che in tempi di crisi diminuiscono le possibilità di realizzazione e si rischia quindi di pensare che il matrimonio sia l'unico veicolo per la mobilità sociale. In tempi di crisi le società regrediscono e si chiudono a guscio: il ricco o "potente" in senso ampio, tiene stretto a sé il proprio status sociale e fa di tutto per migliorarlo; le donne, d'altro canto, subiscono la sferzata del potere maschile perché gli uomini non accettano una loro partecipazioni alle decisioni. E' proprio la partecipazione alle decisioni la differenza perché il diritto al lavoro non è un vero traguardo per la donna, ma piuttosto una necessità dell'istituzione familiare (un solo stipendio in famiglia non basta) e una necessità dovuta ai cambiamenti della famiglia stessa: donne single, donne divorziate, ecc.
Non si parla mai abbastanza di pari opportunità e uguaglianza tra i sessi perché nonostante possa sembrare tutto risolto, nella vita reale, statistiche alla mano, le donne ancora devono soffrire e combattere per ottenere le stesse possibilità di un uomo.
A conclusione di questa fiaba che riprende una delle metafore più usate dal movimento femminista, c'è ovviamente (spoiler) la punizione di Asdrubale che perderà l'eredità e il premio alle indomite streghette che erediteranno metà dei 50 miliardi di lire del testamento.
Questo libro quindi, oltre ad essere divertente, dà vita a molti spunti di discussione e ne consiglio la lettura a quelle ragazzine che poi un giorno dovranno fare i conti con una società maschilista e conservatrice che le vuole casalinghe disperate o manichini da esporre in vetrina, e vorranno sentirsi un po' "streghe" dentro.

mercoledì 15 dicembre 2010

Sistemare i libri in casa

Un tempo, tra le tante cose inutili che facevo, c'era la conta dei libri. Ogni tanto con la scusa di spolverare la libreria contavo quanti libri possedevo, quanta differenza c'era tra me e la maggioranza di quelli che non leggono neanche un libro l'anno, e se ne leggono uno forse non è neanche definibile "libro".
Quella libreria ormai è stracolma e tra l'altro rischia anche di cedere dato che è di bassa qualità: due tubolari di ferro rosso che si tengono a malapena con qualche vitarella e qualche scaffale truciolare. A quella ne ho aggiunta una seconda che poi non è neanche una libreria ma un portavasi da esterno in ferro battuto, e grazie alla solidità di questo ferro ho potuto mettere i libri in doppia fila. Ah, la doppia fila: la odio, ma è necessaria.
La terza libreria proviene dall'ikea: cinque scaffali ormai quasi pieni che contengono soltanto libri per l'infanzia. Appunto, veniamo al nocciolo della questione: come avete sistemato i vostri libri?
Ci sono molte possibilità. Per genere: facile ricordarsi di quale genere appartiene un libro, un po' meno classificare i romanzi moderni in un qualche genere specifico. Una seconda possibilità: autore. Sistemare sugli scaffali i libri in base al nome degli autori, in ordine alfabetico. Terza possibilità, casa editrice: tutti i Mondadori da una parte, gli Einaudi in un'altra, Minimum Fax a sinistra, Giunti di là, ecc. Forse non è il migliore dei metodi, questo, però l'effetto visivo di avere tutti i libri della stessa casa editrice insieme è notevole, e a volte anche utile.
Infine c'è il metodo usato dalle biblioteche: il metodo Dewey, forse non necessario se non si hanno molte migliaia di libri. Per quello se ne riparlerà fra qualche anno.
Personalmente ho adottato un metodo misto, per questo alcuni libri sono spariti: volevo rileggere Zanna Bianca e non lo trovo più. Forse ha trovato una squarcio nel continuum spazio-temporale ed è scappato.
Li tengo in questa maniera per vari motivi. Il primo è che mi piace avere libri dello stesso genere insieme. Quindi ho una libreria soltanto per la letteratura per l'infanzia (che non è neanche un genere in fin dei conti). All'interno di questa libreria ho disposto i libri in base alla copertina. Ammetto di essere affascinato dalle copertine dei libri per ragazzi: tutte belle,colorate, luccicose e a volte in 3D. Le migliori quindi le ho messe tutte insieme. C'è lo scaffale dei libri vecchi ed economici: una versione de Il cucciolo usata a scuola e che tengo soltanto come ricordo, libri trovati sulle bancarelle a tre euro, edizioni super-economiche ma con una buona introduzione. Infine c'è lo scaffale delle biografie e dei saggi sulla letteratura per l'infanzia.
 In un'altra libreria ho due scaffali con altri saggi di ogni tipo, messi a caso. Per il resto dei libri ho adottato il metodo "per casa editrice". Stiamo parlando, tra gli altri, anche di centinaia di libricini Newton & Compton (1.000 lire, Mammut ecc.) che non ho il coraggio di toccare neanche con lo spolverino. Poi volete mettere quant'è fico avere tutti quei dorsi uguali vicino?
In un angolo ho libri di poesie e saggi sul paranormale, molti dei quali riguardano il "paranormale scettico", quasi tutti dell'Avverbi Edizioni.
Infine c'è lo scaffale dei libri comprati e ancora non letti. Quindi se qualcuno mi chiede: li hai letti tutti?, sono costretto a rispondere: "non ancora".

lunedì 13 dicembre 2010

Come scrivere un racconto

Come scrivere un racconto è un pratico manuale scritto da Jack M. Bickham e pubblicato in Italia dalla Dino Audino editore. La Dino Audino è una piccola ma ottima casa editrice e la qualità dei suoi manuali è eccellente. Ho già recensito in passato Lezioni di scrittura creativa, e se non lo avete ancora letto vi suggerisco di farlo.
Come scrivere un racconto è un manuale molto pratico. L'autore più volte e insistentemente punta sulla compilazione di schede. Schede su schede. Una scheda per ogni cosa: una scheda per le caratteristiche fisiche del personaggio, un'altra per quelle psicologiche, una scheda per ogni scena, una scheda sulle schede.
A mio parere questo non è il modo per scrivere un racconto ma un modo. Se siete interessanti ad avere tutto ossessivamente sotto controllo potete allora compilare questa marea di informazioni che Jack. M. Bickham richiede, altrimenti bastano le cose principali: la trama o il canovaccio della trama, e una chiara visione dei personaggi. Quest'ultima questione è importante perché avere ben chiaro un personaggio significa non avere difficoltà nel farlo agire e soprattutto si evitano gli errori del tipo: Pag. 4: Armando ha gli occhi verdi. Pag. 20: Armando puntò i suoi occhi castani... (esempio inventato).
Avere le idee chiare va bene, ma non così. Tant'è che potrebbe essere utile invece un approccio molto diverso se non antitetico: buttare giù immediatamente la prima stesura del romanzo. Una volta fatto vi accorgerete delle incongruenze comportamentali dei personaggi, capirete quali sono le parti da sviluppare e quelle meno importanti. Una prima stesura (da buttare al fuoco successivamente) può sostituire benissimo la compilazione di decine di noiose schede.
In ogni modo potete leggere questo manuale tralasciando la parte pratica: ogni consiglio dato è valido e preciso e deve essere seguito.

Come scrivere un racconto
di Jack M. Bickham
Dino Audino Editore
http://www.audinoeditore.it/libro.php?collana_id=M&collana_progr=28

venerdì 10 dicembre 2010

Il costo di un libro

In attesa del Natale consumistico, le case editrici danno in pasto ai lettori i loro pezzi da novanta. Ecco quindi che esce proprio in questo periodo l'attesissimo nuovo romanzo di Umberto Eco, Il cimitero di praga, il nuovo romanzo di Niccolò Ammaniti, Io e te, e un altro romanzo dell'ex cabarettista e neo bestsellerista Giorgio Faletti: Appunti di un venditore di donne.
Il punto non è questo, è un altro. Mi chiedo quale possa essere il valore di mercato di questi libri. E' presto detto: il prezzo minore in commercio. Il libro di Eco è appena uscito ed è già disponibile con un cospicuo sconto del 25% su Bol.it (14,63 euro), del 30% su IBS (13,65 euro) e del 30% su Amazon.it. Il libro di Ammaniti (l'avete letto Io non ho paura? Spero di sì) è scontato del 25% su Bol.it (7,50 euro), del 30% su Amazon.it e altrettanto su IBS. Il prezzo di copertina in questo caso è un tondo 10 euro. Il libro di Faletti è scontato del 25% su Bol.it (15,00 euro) e del 30% su IBS (14,00 euro) e altrettanto su Amazon.it. C'è da dire che Amazon.it sta facendo supersconti perché ha appena aperto la baracca.
In Francia hanno esteso la legge che non permette lo sconto dei libri appena usciti agli Ebook. Una legge simile va a vantaggio delle librerie indipendenti che non sono in grado di reggere questa mole di sconti e permette quindi a queste piccole, piccolissime entità della filiera libraria di essere concorrenziali e mettere in commercio libri poco conosciuti. Bibliodiversità è un neologismo che vi consiglio di tenere sempre a mente.
In Italia invece il mercato è questo.
Da consumatore incallito di libri tiro un sospiro di sollievo e penso ai nuovi acquisti, come interprete fai da te dei processi economici e delle politiche dei prezzi mi chiedo quale sia il vero valore di mercato di quei libri: il prezzo di copertina o il prezzo scontato? Da essere umano invece auguro in largo anticipo un buon Natale ai tanti piccoli librai che non venderanno una sola copia di questi libri.

http://leggesulprezzodellibro.wordpress.com/

mercoledì 8 dicembre 2010

Le piccole cose

Le piccole cose
ti danno la mano
ti guardano negli occhi
ti portano lontano.

Una nuvola
in cielo
un asino che raglia

una virgola di troppo
della maestra che sbaglia.

La luce del mattino
la lappata di un cane
le note di una canzone
l'odore del pane.

Tante piccole cose
ti accarezzano il viso
ti sussurrano all'orecchio
si trasformano in sorriso.

lunedì 6 dicembre 2010

Ancora su Amazon.it

Oggi sarei dovuto andare alla fiera della piccola editoria a Roma e sfruttare i biglietti a ingresso gratuito invece una brutta influenza mi ha costretto a desistere: febbre alta e altre cose cose che potete immaginare. Ne ho approfittato quindi per andare all'ufficio postale e perdere un'ulteriore ora della mia vita appresso ad Amazon.it.
Chi si fosse perso la puntata precendente può leggere il post di qualche giorno fa:
http://fenicedicarta.blogspot.com/2010/12/amazonit-con-me-ha-chiuso.html
altrimenti vi riassumo io la questione.
Ho ordinato due libri su Amazon.it per approfittare dei tanti sconti promozione sul loro sito. Amazon.it è giovane in Italia, ha appena aperto i battenti, e probabilmente devono ancora oliare bene gli ingranaggi per poter essere efficienti. Questo lo immaginavo, anche perché all'estero forse non sanno bene come funzionano le cose qui Italia (male).
Ordino due libri per capire come lavorano questi di Amazon.it. Dopo pochi giorni seguendo la tracciabilità mi viene detto che l'indirizzo è sbagliato o illegibile. Il pacco arriva con 4/5 giorni di ritardo. Lo apro e i libri sono fradici, incollati, completamente zuppi d'acqua. Ma non perché hanno preso un po' di pioggia, semplicemente perché erano rimasti a mollo nei magazzini di Amazon.it o del corriere SDA. Uno dei due, non ci sono altri motivi.
Ho approfittato della convalescenza per fare un salto all'ufficio postale e restituire il pacco. L'imballaggio è costato 3 euro e la spedizione raccomandata ben 11 euro. Probabile che quelli delle poste ci abbiano marciato, forse c'era un modo più economico. E' pure vero che ormai spedire i pacchi senza la possibilità di tracciarli e sapere quindi dove sono non conviene: in caso di smarrimento non si può fare niente.
Per un ordine di 24 euro ho speso 14 euro per la restituzione del pacco (pacco in tutti i sensi).
Non sono convinto che questi 14 euro mi vengano restituiti. Loro dicono di poter restituire soltanto 2 euro (ah ah ah), come se spedire un pacco costasse così poco. Io mi accontenterei anche di un buono spesa a questo punto.
Il principio per cui uso il mio blog per queste proteste nasce dalla mia innata avversione alle spese online, eppure con BOL.IT e IBS.IT no ho mai avuto problemi e mi ci stavo abituando. Noi consumatori siamo disposti a pagare in anticipo dei soldi pur non avendo la merce in mano, perché allora quando si tratta di far valere i nostri diritti (diritto di recesso in questo caso) non possiamo agire allo stesso modo? Perché noi consumatori ci dobbiamo rimettere, anche se fosse soltanto un euro, un'ora di permesso da lavoro per andare all'ufficio postale, un'arrabbiatura quando apri il pacco e ti accorgi che la merce è inservibile?
Vale davvero la pena? Capisco che questa mia esperienza è un'eccezione alla regola, ma anche se fosse soltanto una spedizione su mille andata male, o su diecimila, amazon.it come qualsiasi altra azienda seria deve provvedere a proprie spese alla restituzione del pacco e dei soldi.
La legislazione che protegge i consumatori deve ancora migliorare. Ho la tentazione di andare dal giudice di pace per riavere quei 14 euro, ma grazie a questo governo adesso dovrei spenderne 50 per avviare le pratiche. Questa è l'Italia dei consumatori, l'Italia delle cose fatte tanto per fare.

venerdì 3 dicembre 2010

Salone del libro usato di Milano

Se non fosse che viaggiare in treno è diventato un lusso per pochi (un viaggio A/R da Roma a Milano con Trenitalia costa 178 euro), andrei sicuramente al Salone del libro usato - Bancarelle in fiera che si svolge dal 5 fino all'8 dicembre nella sede storica di Fieramilanocity.

Finché il mercato dei libri usati esiste, conviene approfittarne. In questa fiera infatti potrete trovare libri fuori catalogo, fumetti introvabili, locandine, prime edizioni firmate dagli autori e molto altro.
La manifestazione non si limita a questo: nel 2009 infatti sono stati abbandonati 5.000 libri in tutta Milano. E' il più grande esempio di bookcrossing che si sia svolto in Italia.
Una fiera di questo tipo è il mio paese dei balocchi. Forse un giorno ne faranno una altrettanto importante a Roma, ma è più probabile che gli editori vendano Ebook a pochi euro o che Godzilla distrugga Tokio.
Trovare vecchi classici per l'infanzia, soprattutto dell'800 è quasi impossibile e i mercatini stanno pian piano scomparendo: nessuno compra e consuma, figuriamoci i libri.
In realtà alcune vecchie edizioni le ho trovate (non dell'800) (1), ma non vi dico dove. Non si sa mai.

Quindi invito i miei cinque visitatori milanesi ad andare in questa fiera e magari raccontarmela, elencare i pezzi rari trovati, cosa si prova ad afferrare un libro che stai cercando da anni o sfogliare vecchie edizioni che sanno di polvere. Poi potete anche venire a casa mia e darmi il colpo di grazia.
La fiera, oltretutto, è a ingresso gratuito.
Per altre informazioni sulla fiera, questo è il link:
http://www.salonelibrousatomilano.com/

(1). Tra le altre cose ho trovato Lisa-Betta di Giuseppe Fanciulli, autore anche di una Storia della letteratura per l'infanzia credo ormai introvabile e che invece ho fortunosamente trovato a caro prezzo (25.000 lire nel 1998) in una bancarella di Piazza Esedra a Roma) e una biografia di Emilio Salgari scritta da Giovanni Arpino e Roberto Antonetto dal titolo: Vita, tempeste, sciagure di Salgari il padre degli eroi. Questo libro è stato pubblicato dalla Rizzoli nel 1982 ed è proprio da questo volume che ho estrapolato i dati sui guadagni di Salgari che ho elencato in quest'altro articolo.

mercoledì 1 dicembre 2010

Amazon.it con me ha chiuso!

Non appena aperto ho subito avuto la malaugurata tentazione di fare un ordine su Amazon.it. Gli sconti erano cospicui, ma mi interessava piuttosto vedere fino a che punto il sito è affidabile.
I libri ordinati erano: Le correzioni di Jonathan Franzen (edizione rilegata quasi fuori commercio) e Quando i comici facevano touchdown. Dai Fratelli Marx ai Blues Brothers, l'esilarante epopea dei team comici d'America. Questo non era per me.
Il pacco sarebbe dovuto arrivare venerdì, ma non è stato recapitato perché: l'indirizzo non era corretto. Come se non sapessi scrivere un indirizzo.Iniziamo bene. Così mando un'email all'assistenza venerdì sera e il sabato mattina, alle 9.05, una centralinista si premura di telefonare per chiedere cosa fosse successo. E' chiaro che l'indirizzo era corretto e il corriere SDA non ha voluto consegnarlo. Peggio per voi.
Il pacco alla fine arriva con 3 giorni di ritardo: ieri per la precisione.
Apro il pacco con entusiasmo. Il libro di Franzen l'avevo iniziato in biblioteca ed ero contento di poterlo finalmente leggere con più calma.

I libri sono completamente fradici

Non parlo di qualche goccia, erano proprio zuppi. E dato che in questi casi la migliore cosa da fare, soprattutto per farsi valere, è documentare, ho scattato delle foto che allego volentieri.






Se fossero stati un po' bagnati li avrei tenuti, in quelle condizioni no. Il libro di Franzen si è gonfiato a causa dell'acqua quindi non oso immaginare per quanto tempo è stato a mollo.
Nuova telefonata all'assistenza. E' chiaro che questa tizia non sapeva cosa dire perché ha titubato per tutta la telefonata. Questa è una pessima cosa. Alla fine la tizia ha mandato un'email abbastanza inutile dato che la resa si può fare anche online.
Così torno sul sito di Amazon.it (per l'ultima volta in vita mia), cancello un ordine in corso e chiedo la restituzione dell'ordine che mi è arrivato.
Con mio sommo stupore scopro che oltre al danno c'è la beffa. E' vero che (forse) mi restituiranno i soldi, ma è scritto in maniera molto chiara che le spese di spedizione sopra i due euro sono a mio carico. Non mi fido dei corrieri (e SDA è in cima alla mia lista nera) figuratevi delle Poste Italiane. La raccomandata mi costerà 5 euro che io perderò per sempre. Forse solo quelli se riuscirò ad avere indietro i 24 euro dei libri. (In un'altra pagina c'è scritto che mi restituiranno per intero la somma. Ve lo dirò quando vedrò l'accredito sulla postepay).



Amazon.it da me non vedrà più un centesimo per due motivi:
- Non si fa rispettare da SDA la cui colpa in questa storia è evidente dato che i libri sono stati lasciati a macerare sotto l'acqua per molto tempo.
- Hanno una pessima assistenza e soprattutto quando sono in torto dovrebbero accollarsi le spese di spedizione (sì, sì, vedremo). Tra l'altro IBS mi ha inviato 3 volte lo stesso libro GRATUITAMENTE senza chiedermi la resa del libro fallato. Questa è una buona assistenza ai clienti, non quella di Amazon.it

Sono sicuro che molti altri hanno avuto invece il loro pacco per tempo e ben conservato. Il fatto è che per quanto mi riguarda basta una sola volta per perdermi come cliente. Se questo è il loro modus operandi allora me ne sto alla larga. Per fortuna non ho speso molto, se avessi speso centinaia di euro allora altro che restituzione a mio carico, partiva la denuncia al giudice di pace. Per 24 euro non conviene qui in Italia: si fa di tutto per scoraggiare i consumatori e protestare.

Lo slogan di Amazon.it era: Stiamo arrivando in Italia e non è il solito pacco.
Be' era sicuramente un pacco diverso, il loro.