lunedì 29 novembre 2010

Più libri più liberi 2010

Attendo con sempre meno entusiasmo la fiera dedicata alla piccola editoria che si svolgerà nella costruzione ad architettura razionalista che è il (brutto, per me) Palazzo dei Congressi di Roma.
Lo attendo sempre di meno perché ogni volta mi pare un'occasione sprecata.
Il programma degli eventi è ben nutrito e di norma ha degli ospiti d'eccezione. Quest'anno dovrebbe esserci tra gli altri Luis Sepulveda, Stefano Benni, ma di mattina, e io la mattina non ci vado anche se Benni è tra i miei scrittori preferiti; poi dovrebbe esserci Lucio Dalla, ma non ho capito a fare cosa (ecco, ho googlato  e ho scoperto che presenta un libro di Vito Mancuso che ammette di aver letto tre volte); poi ci sono eventi dedicati ai più piccoli e altre interessanti cose che è inutile elencare: fate prima ad andare nel sito ufficiale e spulciare il programma. Insomma, la fiera è ricca di eventi e seminari.
Questa fiera nasce per dare visibilità alle piccole case editrici, e questa è una cosa giusta e lodevole. Però, c'è un però, se ci vado quest'anno ho intenzione di contare ed elencare le tante case editrici a pagamento che con molta probabilità la affolleranno.
Questo degrada la fiera e non mi permette di poter scegliere i libri con serenità. Per due motivi: il primo è che non ho intenzione di comprare il libro di una casa editrice che si è fatta pagare per pubblicarlo. Secondo: di solito il libro pubblicato in questo modo è scritto male, se va bene, illeggibile in molti altri casi.
Nelle altre edizioni della fiera ho fatto la conoscenza di piccole realtà editoriali che a volte è difficile trovare anche su internet, ed erano serie. Probabilmente alcune di loro fanno fatica ad andare avanti e come tanti piccoli editori lavorano per passione, non per mode. E hanno buoni libri, piccoli grandi autori che andrebbero valorizzati e distribuiti meglio. Il fatto di non poter sapere prima se queste case editrici sono a pagamento o meno mi annichilisce la curiosità, infatti, alla fine, tendo sempre ad acquistare libri di case editrici che già conosco, come la Fanucci, Fazi, Coniglio o Tunué, tanto per dirne alcune.
Non è facile distinguere le case editrici "normali" da quelle a pagamento e selezionarle, ma non è un buon motivo per non tentare una selezione. Quindi quest'anno, come gli altri, limiterò le spese a poche conosciute case editrici e pochi conosciuti autori (ho scoperto una piccola casa editrice che ha pubblicato tutti i libri di Alberto Manzi tranne Orzowei).
Se abitassi vicino al Palazzo dei Congressi farei l'abbonamento e mi limiterei agli incontri e ai dibattiti. Per il resto le fiere di questo tipo hanno perso il loro appeal. Mi sembra quasi stupido pagare per entrare in una fiera (anche se questa costa poco rispetto ad altre) per poi comprare libri poco scontati. E' un po' come Lucca Comics: ci si va per rivedere gli amici, ci si va per abitudine. Poi si torna a casa e si compra online.

http://www.piulibripiuliberi.it/

venerdì 26 novembre 2010

Luna, un libro che sto aspettando

Ripensando alla giornata dedicata ai diritti dei bambini mi è tornata in mente un'autrice olandese che qui in Italia ha pubblicato due libricini con la Clavis. Mi riferisco a Elfi Nijssen di cui consiglio la lettura di Laura e Beniamino.
Laura parla in maniera molto delicata il problema della disabilità. La bambina protagonista infatti è sorda e ha problemi nel rapportarsi con gli altri: deve farsi ripetere le cose sempre e questo è motivo di imbarazzo. Beniamino l'ho letto cercando libri per bambini che parlassero di lutto. Mi è rimasto impresso per la delicatezza del linguaggio e dei disegni di Eline Van Lindenhunizen.
Il libro che sto aspettando ha come titolo Luna e l'argomento stavolta è molto molto delicato: gli abusi.
Vi traduco, spero decentemente, la trama trovata sugli store online:

Un giorno Luna viene barbaramente aggredita da un uomo sconosciuto. La sua vita a causa di questo shock si ferma e non è più la stessa. Luna si pone un sacco di domande su cosa è sicuro e di cosa può fidarsi o meno. Fortunatamente non è sola e può contare su genitori e amici. Incontra molte persone che possono aiutarla ad affrontare problemi ed errori. Luna quindi capisce che la vita va avanti e che può riprenderne il controllo.

In attesa di una traduzione, vi lascio un paio di link.

http://www.clavis.be/functions/boekfiche.asp?Pag=4&pnav=;1;&find=L&pcat=;8;55;&boek=1422

Su Laura:
http://effeta.fondazionegualandi.it/lettureeffeta/laura

mercoledì 24 novembre 2010

Morga e il deserto di Alfasia

Le bambine che leggevano Nina, la bambina della sesta luna sono cresciute e per loro Moony Witcher ha ideato una nuova saga.
Morga ha dodici anni, capelli neri corvino e lentiggini viola. Vive su un pianeta in cui è vietato provare sentimenti. Ma la natura ibrida della ragazzina, per metà umana, le permette di provare sentimenti e quindi contrastare lo strapotere dei potenti Fhar, antichi alchimisti.
Dalla fantasia che nutre la Sesta Luna all'importanza dei sentimenti, un percorso di crescita che Moony Witcher tratteggia utilizzando gli strumenti fantasy che le sue giovani fan sembrano apprezzare entrando empaticamente entrare nei panni di queste maghette predestinate a insegnare, a suon di magie, lezioni di vita e di filosofia.
Il successo di Nina è stato travolgente e ancora oggi le chiedono se continuerà la saga. Forse non lo è stato altrettanto quello di Morga, primo progetto uscito per la Mondadori, di cui è giunto in libreria il secondo dei tre volumi che compongono la saga.

Morga: il deserto di Alfasia
Sul pianeta Emiòs l'imperalegge dei Fhar ha dominato per 500 anni. Ma ora la profezia dell'Imperfetta si sta compiendo. Morga, l'unica creatura del pianeta con DNA umano, è la Maga del Vento che ha portato con sé la tempesta dei sentimenti, dell'amore e della libertà. E non è sola: il padre Serunte e la Bramante Eremia la proteggono con le loro alchimie, la madre Animea le parla con la sua voce magica, gli amici Drima e Horp lottano al suo fianco, e Yhari, il suo grande amore, è con lei, qualunque cosa succeda. Morga sa che il perfido Okrad, il capo dei Fhar, userà le magie più potenti per fermarla, ma il destino del pianeta si riflette nei suoi intensi occhi blu, e batte nel suo cuore coraggioso.

Morga: il deserto di Alfasia
di Moony Witcher
pag 415, Illustrato

lunedì 22 novembre 2010

Amazon sbarca in Italia


La notizia è questa: Amazon dopo aver risolto alcuni problemi logistici relativi alla vendita dei prodotti, è pronto a sbarcare in Italia.

Puntiamo sull'Italia. E non è il solito pacco.

La campagna virale sembra che abbia interessato i cartelloni pubblicitari di Roma. Inizialmente non si sapeva cosa volesse dire questo slogan né a quale azienda fosse legato, poi le informazioni sono filtrate e già da qualche giorno i maggiori siti di informazione italiani, come il Sole 24 Ore, hanno dato la notizia ufficiosa. Adesso però è diventata ufficiale.
E' interessante scoprire cosa avverrà. Il mercato italiano, lo dico da profano e non economista, mi pare poco aperto alla concorrenza straniera.
Amazon dovrà vedersela con dei competitors che non staranno certamente a guardare, uno dei quali, è inutile negarlo, ha anche un certo peso politico.
La politica di Amazon sarà aggressiva, certamente, e sarà pronta a farsi largo a suon di sconti e offerte promozionali molto vantaggiose. Questo forse andrà a vantaggio  del consumatore che vedrà i prezzi abbassati, a meno che non vengano aumentati a monte prima di essere scontati, e darà un altro incisivo calare di scure alle piccole librerie indipendenti, strette ancora di più in un mercato che non riserva più spazio per loro.
Infine c'è la questione degli Ebook. Come ho detto in due precedenti post, il mercato degli Ebook in Italia si è aperto nella maniera peggiore possibile: prezzi alti, altissimi, in alcuni casi maggiori del corrispettivo cartaceo; formati protetti e poco portabili; dispositivi di lettura proprietari e quindi poco flessibili. Amazon con molta probabilità tenterà di imporre il Kindle come mezzo unico per la lettura di Ebook e se il successo sarà lo stesso di quello avvenuto all'estero, forse vedremo per la prima volta vacillare il potere dei grandi gruppi editoriali italiani: saranno loro a doversi adattare agli standard di Amazon.
Se l'apertura di Edigita in concorrenza a Biblet non ha cambiato sostanzialmente niente, forse Amazon sarà l'azienda che porterà una vera rottura in un mercato sostanzialmente fermo e conservatore.
Se avverrà che con il Kindle potrò comprare a prezzi vantaggiosi libri di una qualunque casa editrice italiana o estera, sarà la volta buona che lo compro. In mancanza di queste condizioni continuerò a preoccuparmi del poco spazio rimasto sulle mie librerie.

sabato 20 novembre 2010

Io sono un bambino

Per sostenere la giornata mondiale dei diritti dei bambini

Io sono un bambino

Non ho un nome
per l'appello al mattino
guardami bene
io sono un bambino

Non ho studiato
ma non sono cretino
ricordalo bene
io sono un bambino

Da ieri non mangio
e ho male al pancino
e anche se ho fame
io sono un bambino

Mi hanno armato
come un soldatino
ma non voglio sparare
perché sono un bambino

Voglio un nome
voglio una nazione
voglio essere libero, senza padrone

Voglio essere
voglio giocare
sono un bambino, fatti abbracciare!

venerdì 19 novembre 2010

Harry Potter e i doni della morte. Il primo film

Questo post potrebbe contenere spoiler.

Ogni volta attendo i film di Harry Potter con molta ansia. Stavolta però sono meno entusiasta, forse perché conoscendo la storia so già che del vecchio HP non è rimasto nulla: non c'è la scena dagli zii babbani, non c'è la partenza con l'espresso che parte dal binario
9 ¾, non ci sono le lezioni di Hogwarts, non c'è Silente, manca quel senso di già visto da cui poi si sviluppa la trama e che è necessario per reimmergersi nel mondo che JK Rowling ha inventato. E' un po' come ritrovare un vecchio amico: con questo tu non parli subito dei particolari della vostra passata amicizia, inizi dalle grandi linee: ti ricordi quel professore di italiano? Ti ricordi la vacanza in Spagna? Poi scavi nei particolari e ti accorgi di quante sono le piccole cose che pensavi di non ricordare.

In questo film invece abbiamo soltanto guerra e morte. Una guerra che JK Rowling ha descritto in maniera fin troppo realistica a mio parere. I tre partigiani, Harry, Ron e Hermione, vengono catapultati lontano dall'utero iperprotettivo di Hogwarts per nascere una seconda volta e liberare il mondo dalla malvagità assoluta di Voldemort.
Voldemort ricorda in qualche modo i vecchi cattivi di una volta tipo Vega di Goldrake o la Regina Himika di Jeeg. La loro è una malvagità che non ha reali giustificazioni e non si piega alla richiesta di chi legge quel libro o vede quegli anime di darle una giustificazione. JK Rowling forse ha sbagliato proprio in questo: tentare di psicoanalizzare Voldemort raccontando la sua infanzia quando invece sarebbe stato un personaggio migliore se fosse rimasto nell'ombra, nascosto dalla grandezza della propria voglia distruttiva.
Quando qualcuno mi dice che un personaggio deve essere descritto nelle sue mille sfaccettature perché soltanto così è completo, mi viene da pensare. Questa è la regola, ma esistono le eccezioni. Queste eccezioni hanno prodotto personaggi che hanno agito spinti da grandi valori, valori assoluti come l'amore, l'odio, la fierezza, la vendetta; personaggi come Sandokan o il Corsaro Nero ad esempio.
Harry sarebbe stato un bel personaggio se crescendo avesse capito il vero valore della parola vendetta, perché la sua è anche una storia di vendetta, invece di agire sempre con il freno a mano tirato dal proprio SuperIo. Allora non avrebbe ucciso Voldemort con un Expelliarmus.

E ricordatevi la filosofia di fondo di Harry Potter: quando un uomo con la bacchetta incontra un uomo senza naso, quello senza naso è un uomo morto.

mercoledì 17 novembre 2010

Intervista a Lorenza Bernardi

Lorenza Bernardi debutta con il suo primo romanzo per young adult Vorrei che fossi tu edito dalla Piemme Freeway.
Alle spalle una lunga gavetta nella RCS e come redattrice presso un tipo, anzi un topo molto famoso: parlo di Geronimo Stilton, il cui successo per la critica, è dovuto all'abile mescolanza di tradizione e modernità di linguaggio.
Nell'intervista che Lorenza mi ha gentilmente concesso si parla quindi dei suoi esordi al fianco di Geronimo, della letteratura per ragazzi e ovviamente del suo primo romanzo.





Grazie di essere qui, Lorenza. La prima domanda: come sei diventata scrittrice e come è stato il primo impatto con il mondo dell'editoria? 


Allora, non credo che si possa dire 'sono diventata scrittrice quando...', perché ho sempre scritto e sempre amato scrivere. Come correre.
O andare in bicicletta.
Se però vogliamo dare una collocazione ai fatti, ebbene dopo l'Università mi sono iscritta a un corso di tecniche editoriali con il sogno di lavorare in una casa editrice. E così è stato.
Ho lavorato per diverse case finché un giorno di 2 anni e mezzo fa ho deciso che forse 12 anni di gavetta erano stati sufficienti: così mi sono licenziata e, con la speranza di un vento benevolo, mi sono avventurata nel mare infinito della sola scrittura.

Di te devo ammettere che non so molto, forse proprio perché sei sempre stata dietro le quinte. Ho scoperto recentemente che tra le case editrici a cui hai lavorato c'è la Piemme e tra i tuoi datori di lavoro c'è un famoso topo che ha il nome di un formaggio: Geronimo Stilton. Come è nata la collaborazione con Geronimo e com'è stato lavorare con lui? 

Stratopico, dovrei dire! :)
È stato Geronimo in pelliccia e baffi a chiamarmi: allora lavoravo alla RCS e sono stata ben felice di andare a lavorare con il topo giornalista. In quegli anni i suoi libri iniziavano a scalare tutte le classifiche: è stato un onore, per me, aiutarlo nel suo lavoro.

Hai collaborato in una collana in particolare? 

A tutte.
Ma le mie più grandi soddisfazioni sono state la collana delle Tea Sisters e quella dei Grandi Classici riscritti in 'chiave topesca'.

A quanto pare i topi hanno una grossa presa sui bambini. Secondo te qual è stata la particolarità di Geronimo Stilton che lo ha reso famoso in tutto il mondo? 

Il sapiente uso di testo-immagini; la capacità di 'giocare' visivamente con le parole (intendo i grafismi, vale a dire utilizzare font e dimensioni diverse a seconda dei termini cui sui riferiscono); le storie avventurose e comiche.
Infine - ma non ultimo - il personaggio stesso: Geronimo è lo zio (o genitore?) che tutti vorremmo avere.

Hai scritto anche per la tv, tra cui le Winx. Hai collaborato anche alla serie di Geronimo Stilton? Preferisci scrivere libri o scrivere per la tv? 

Avevo iniziato a lavorare alla serie di Geronimo, sì, ma come supervisione per Atlantyca (la società di produzione, ndr), non come sceneggiatrice. Ma è stato proprio in quell'occasione che mi sono appassionata alla sceneggiatura.
Io adoro scrivere in generale, non faccio distinzioni: per me non esiste scrittura di serie A e serie B. Inoltre penso che scrivere sceneggiature aiuti tantissimo nella stesura di un romanzo.

Sei anche una sportiva e se non sbaglio sei stata campionessa mondiale di karate. Cosa c'è in comune tra sport e scrittura? 

Niente e tutto allo stesso momento.
Sono due parti di me che convivono: il bisogno di sudore, fatica e goliardia da una parte; la necessità di silenzio e introspezione dall'altra.
Solo così mi sento completa.


Cosa pensi della letteratura per l'infanzia e ragazzi di oggi? Cosa fai leggere o cosa vorresti che leggessero i tuoi figli? 

Credo che negli ultimi 20 anni la letteratura per ragazzi abbia avuto un'evoluzione incredibile: ormai, quando si va in libreria, c'è davvero l'imbarazzo della scelta, come e quanto per gli adulti. Gran traguardo!
In casa nostra circola un po' di tutto, ovviamente, visto il mio lavoro. Sarò sincera: a me interessa che i miei figli leggano. Punto. Cerco di non pilotare le loro scelte: mi basta che i libri vengano letti.
Parlo soprattutto per il più grande, che ha 9 anni.
Ultimamente mi sono commossa al compimento della Magia, con la 'm' maiuscola. A che cosa mi riferisco? A questo: fino all'anno scorso, io e mio figlio dovevamo contrattare il numero di pagine da leggere ogni giorno (con lui che cercava sempre di farsi fare lo sconto). Ma circa un mese fa ha scoperto i libri di Harry Potter e ora, alla sera, ho il mio da fare per staccarlo da quelle pagine 'magiche'.

In effetti gli ultimi vent'anni hanno visto una crescita vistosa del numero di libri per ragazzi prodotti e numero di pubblicazioni. Se non ricordo male le statistiche della AIE, è l'unico settore in attivo per quanto riguarda le vendite. Questo periodo ha visto anche nascere il fenomeno della "serialità". C'era anche prima ovviamente: di cicli di Salgari tanto per fare un esempio. Ma se per Salgari scrivere serialmente era quasi una costrizione adesso sembra più un'esigenza delle case editrici.
Questa serialità, diffusa soprattutto proprio nel settore ragazzi (i libri fantasy di Licia Trosi o Ulysses Moore di Baccalario tanto per fare due esempi noti, tralasciando il fenomeno Harry Potter che tra le conseguenze del suo successo c'è l'aumento di questo fenomeno), secondo te è una necessità narrativa degli scrittori, un modo per le case editrici di tutelarsi da un insuccesso puntando su un prodotto già collaudato o cosa? 


Complimenti per la domanda.
Ci sono di sicuro casi in cui uno scrittore ha in mente una storia talmente complessa che l'unico modo per pubblicarla è spezzarla in più libri (vedi la Rowling, che ha dichiarato più volte che la saga di HP era nata già suddivisa in 7 libri). Presumo che se fossero stati altri tempi, anche 'Il Signore degli Anelli' sarebbe uscito frammentato, minimo in 3 libri.
Detto ciò, c'è senz'ombra di dubbio un'esigenza della casa editrice di creare fenomeni seriali ai quali il lettore si affezioni. In parole povere: una serie azzeccata equivale alla carta Fidaty del supermercato.
Perché in linea di massima (a parte alcuni casi, come detto sopra) uno scrittore preferisce iniziare e concludere una storia in un solo libro (e ogni volta inventare personaggi nuovi).

Per la Piemme Freeway è uscito da poco più di un mese il tuo primo libro: "Vorrei che fossi tu".
E' un libro per teenager, un "genere" che, almeno stando alla visibilità in libreria e alla nascita di nuove collane dedicate, va molto bene. Per lo stesso motivo però rischia di scomparire in mezzo a tanta produzione.
In cosa si differenzia il tuo libro dagli altri e perché consigli di leggerlo? 


In generale penso che ormai QUALSIASI libro per ragazzi si perda nel panorama librario, per il discorso che facevamo prima sullo sviluppo della letteratura per ragazzi.
Detto ciò posso però immaginare perché il mio libro può piacere: perché prima di tutto è una commedia per adolescenti che fa ridere, perché non si spaccia per un libro che parla di Grandi Temi ma nello stesso tempo affronta situazioni care come l'amicizia, i sentimenti in genere, la scuola, l'uso dei nuovi mezzi di comunicazione. In una parola: un libro onesto.

Il modo di esprimersi dei ragazzi di oggi viene molto criticato. Lo stile "sms", la voglia di rendersi protagonisti su youtube ad esempio. I "tuoi" ragazzi, almeno il protagonista, sembrano differenti: scrivono correttamente messaggini senza ricorrere alle abbreviazioni (ed è proprio da un sms che inizia la storia) e leggono Marquez. Sono loro il vero specchio di questa generazione o sono "eccezioni" a quella regola? 

Inevitabilmente negli ultimi anni il linguaggio 'sintetico' degli sms ha prevalso, anche per una questione di economia di spazio (si scrive di più pagando il costo di un solo sms) e alla fine è diventato un modo di esprimersi tipico dei giovani, che si ritrovano identificati in questo stile abbreviato. Questo va bene, a patto però che si distinguano le varie situazioni. Mi spiego meglio: un linguaggio di questo tipo può andare per gli sms con gli amici, ma un 'xkè' scritto in un tema è inaccettabile.
Ritengo però che gli adolescenti di oggi sappiano distinguere i vari contesti e che siano molto meno 'dementi' di come tanti pseudo studiosi vogliono farci credere lamentando una perdita di valori.

In quali valori credono i tuoi ragazzi? 

Prima di tutto nella cultura come mezzo di arricchimento e di crescita. Poi nell'amicizia, nell'amore e nelle relazioni in genere; nel senso di responsabilità; e nel 'vecchio' valore del guadagnarsi le cose. Lo metto tra virgolette perché purtroppo (questo sì) riscontro nella società odierna la predisposizione di dare per scontato tutto ed essere poco disposti a faticare per ottenere qualcosa.

Ti farei altre mille domande, ma non voglio abusare della tua disponibilità. Parlare con te è stato molto interessante. So che stai scrivendo un altro libro e sicuramente sei impegnata con la presentazione di Vorrei che fossi tu. Con quest'ultima domanda torno sul tema della letteratura per ragazzi. Ti chiedo quindi chi è il tuo autore preferito e perché.
Grazie ancora e buona scrittura! 


Il piacere è stato mio, Mirco, non solo per le domande che mi hai fatto ma anche per il carattere 'itinerante' dell'intervista.
Quest'ultima domanda, però, è davvero un colpo basso: come faccio a scegliere TRA TANTI il mio autore preferito?! Anche perché, ora che ci rifletto, è più facile avere libri del cuore piuttosto che autori preferiti. Libri che stregano e che, una volta letti in un determinato momento della vita, rimangono scolpiti in testa. È così.
Quindi, se vuoi, posso citarti ALCUNI dei libri che ho più amato. Anzi, facciamo una sorta di top five, come fece il geniale Nick Hornby (scrittore che adoro, per rimanere in tema...) in 'Alta fedeltà'.
1. la trilogia della Bussola d'Oro, di Philip Pullman
2. la saga di Harry Potter, della Rowling
3. Matilde, di Roald Dahl
4. Favole al telefono, di Gianni Rodari
5. Bambini di Farina, di Anne Fine

Vorrei che fossi tu
Editore: Piemme, collana Feeway
Pagine: 210
Costo: 15 euro
Vorrei che fossi tu sul sito della Piemme

lunedì 15 novembre 2010

La grammatica delle figure

Gianni Rodari torna a casa. E' proprio a Roma, al Palazzo delle Esposizioni, che si svolgerà la mostra La grammatica delle figure che ricorda il trentennale della morte del grande scrittore per bambini.
La mostra è curata dalla cooperativa culturale Gianni Stoppani e promossa dalla Bologna Children’s Book Fair , l'Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna, in collaborazione con El, Einaudi Ragazzi, Emme Edizioni.
La mostra rimarrà aperta fino al 27 febbraio e contiene le tavole di 33 giovani, vincitori di un concorso internazionale selezionati tra oltre 800 partecipanti, e 10 maestri dell'illustrazione che hanno voluto tradurre in "figure" la fantasia del grande maestro.

http://zazienews.blogspot.com/2010/11/gianni-rodari-un-dialogo-ininterrotto.html

sabato 13 novembre 2010

L'intervista a Paola Barbato di CR7

Paola Barbato è una delle più apprezzate sceneggiatrici di fumetti in Italia. Il debutto nel mondo delle nuvole parlanti però è stato casuale: i suoi racconti furono respinti da tutte le case editrici e la prima ad interessarsi al suo lavoro fu proprio la Sergio Bonelli Editore, la casa editrice di Dylan Dog e Tex Willer. La Bonelli ovviamente non pubblica narrativa ma vide in lei, nella persona di Mauro Marcheselli, un'abile affabulatrice.
Il primo albo per Dylan Dog fu in realtà un "grouchino" dal titolo Il cavaliere di sventura. I "grouchini" sono quegli albi che una volta venivano allegati agli speciali e avevano come protagonista Groucho, l'assistente di Dylan Dog nonché sosia di Groucho Marx.
Inizialmente lo stile verboso della scrittrice sembrava poco adatto al fumetto, ma in poco tempo la Barbato è riuscita ad adattarsi e scrivere alcune tra le sceneggiature più belle di Dylan Dog come Sciarada (albo 191), Necropolis (albo 212) e Oltre quella porta (albo 228).

Nel frattempo la Barbato realizza il sogno di pubblicare libri. La prima versione di Bilico fu pubblicata online in versione ridotta. Anche qui valse l'intuito di un talent scout: stavolta si trattò di un editor della Rizzoli che lesse questo racconto e chiese a Paola Barbato di ampliarlo. Nel 2006 esce quindi il suo primo romanzo. Il successo di vendite, dovuto anche a un vasto seguito di fan dylaniati, la portò a pubblicare un secondo libro nel 2008, Mani nude, che vinse il premio Scerbanenco, e nel 2010 Il filo rosso. I tre romanzi sono pubblicati dalla Rizzoli.

Il più importante portale dedicato a Dylan Dog, ovvero Cravenroad7.it (sì, è opera mia quindi devo parlarne bene) ha realizzato un'intervista a Paola Barbato proprio sulla sua ultima fatica, Il filo rosso, in attesa di una trilogia, non fantasy in questo caso, che dovrebbe vedere la luce presto. Ovviamente ve la linko:

http://www.cravenroad7.it/news/2010/11/il-filo-rosso-%E2%80%93-intervista-a-paola-barbato/

giovedì 11 novembre 2010

La D euforica

Arriva presto così sorridente
col suo fare un po' curioso
aD ogni riga è lì presente
e non vuole aver riposo

È la D, consonante euforica
quarta lettera dell'alfabeto
stanca di essere sempre pletorica
non rispetta alcun divieto

Come vede due vocali
che tra loro parlan vicino
si avvicina e se sono uguali
le separa per benino

Per sentirsi ancora utile
interviene quando non deve
lei non vuol sentirsi futile
come un gioco troppo breve

Lì c'è una “E” seguita da “ogni”
che parlottano con tanto vezzo
e nel sentire i loro sogni
lei si arrabbia e si mette in mezzo

ED ogni volta che si avvicina
le vocali le danno le spalle
non si fidano della D canterina
che ride tanto e racconta le balle

Io non voglio farvi niente!
Dice la D sorpresa di questo
Tu sei strana e un po' opprimente
rispondono le altre con fare più lesto

Così le dicono: tu menti ogni volta!
eD a parlar con te ci si rimette
ci separi tutte, sei solo una stolta
dovresti smetterla con le tue barzellette

Soltanto le lettere che sono gemelle
tra di loro alla fine bisticciano
quelle sì, sono troppo ribelle
e nei guai il lettore poi cacciano

Se vedi due A o due E messe in fila
corri subito e vai tra di esse
anche se è una sola oppure tremila
aiuterai il bambino che quella strofa poi lesse

Da quel giorno la D capì la lezione
a essere eufonica è un brutto destino!
euforica è meglio, che definizione!
Ad alta voce lo griderò ogni mattino.

lunedì 8 novembre 2010

Italiani a Berlino

Del mio soggiorno berlinese ho documentato la presenza di alcuni autori italiani in libreria. La libreria è la Dussmann, un'imponente struttura postmoderna sulla Friedrichstrasse: meravigliosa a vedersi e totalmente diversa per chi, come me, è abituati agli altrettanto splendidi e vecchi edifici romani.

Il primo ad essere avvistato in quel di Berlino è stato Umberto Eco. Tra l'altro di Eco è appena uscito un nuovo romanzo per la Bompiani: Il cimitero di Praga e ne consiglio la lettura. La consiglio anche a me stesso non avendolo ancora comprato.
Il libro è La storia della bellezza:

Un altro autore di bestseller avvistato, e questo non immaginavo di trovarlo all'estero, è Giorgio Faletti: Im namen des Morders. Credo, ma non lo ricordo, che sia la traduzione di Io uccido. Avevo letto il titolo originale tra i crediti ma è passato troppo tempo.

Nel reparto ragazzi, che in realtà occupa un intero piano della Dussman, ho invece notato la massiccia presenza di Silvana De Mari. Su questo nome ero certo di trovare qualcosa data la fama internazionale dell'autrice. La De Mari è presente nella Dussmann con L'ultimo elfo, L'ultimo orco e Gli ultimi incantesimi. Di questa scrittrice vi segnalo il quarto e conclusivo libro della saga: L'ultima profezia del mondo degli uomini uscito per la Fanucci dopo la rottura (ideologica) con la Salani.


Anche P.D. Baccalario è presente con Das Volk von Tarkaan e non ci vuole molto per capire che è Il popolo di Tarkaan. Non ho visto invece Ulysses Moore, ma avrei dovuto cercare più approfonditamente.


Mi aspettavo di trovare altri autori in questo reparto:Licia Troisi e GL D'Andrea ad esempio, ma è chiaro che per spulciare tutti i libri ci avrei impiegato troppo tempo. Sarà per la prossima volta.

sabato 6 novembre 2010

Vorrei che fossi tu

Segnalo con piacere questo libro di Lorenza Bernardi: Vorrei che fossi tu edito dalla Piemme nella collana Freeway. E' un libro chiaramente per young adult, l'esordio di una scrittrice che per anni ha collaborato con Geronimo Stilton. A breve metterò online un'intervista a Lorenza con curiosità su Geronimo, la letteratura per ragazzi e ovviamente su questo romanzo.

Finalmente la scuola è finita e Bea, sedici anni quasi diciassette, sta per partire per le tanto agognate vacanze. Proprio mentre prepara le valigie, sommersa da parei, bikini e infradito multicolori, riceve un curioso sms: Ciao Matteo, sono l'amico di Ale. Potresti portarmi l'amore ai tempi del colera ?E mio e so che ce l'ha tua sorella (gliel'avevo prestato). Domani parto con i miei e vorrei rileggermelo in vacanza: la prof di italiano interroga a settembre. Grazie! Bea decisamente non è Matteo, e nemmeno sa chi sono 'sto Ale e i suoi amici! Però è incuriosita: non è da tutti i maschi, generalmente esseri trogloditici senza un minimo di sensibilità, leggere libri, soprattutto il suo amato Màrquez! Il messaggio non viene cancellato e rimane lì, nella memoria del telefono e nei pensieri di Bea. Che comincia a fantasticare sul mittente misterioso. E che ancora non sa che questo è l'inizio della storia d'amore che aveva sempre sognato... Età di lettura: da 14 anni.

http://www.edizpiemme.it/libri/vorrei-che-fossi-tu-9788856613513

giovedì 4 novembre 2010

Salgari e i guadagni di uno scrittore

Leggevo sul blog di Loredana Lipperini la lunga discussione su quanto guadagnano gli scrittori e mi è venuto in mente subito Emilio Salgari.
Non è esatto dire che Salgari non veniva pagato per il suo lavoro di scrittore. L'errore che fece, non rendendosi conto di quanto poteva guadagnare, è stato quello di non pattuire un compenso a percentuale ma forfettario. A quei tempi era più popolare di ogni altro intellettuale dell'epoca: più di Verga, D'Annunzio, De Amicis e tanti altri; lui che in due settimane vendeva anche 80-100.000 copie dei suoi libri, cosa quasi impensabile anche adesso a pensarci bene, sarebbe stato più che ricco e avrebbe potuto vivere una vita agiata.
Le varie case editrici con cui ha lavorato potevano certamente trattarlo meglio. Parlo, tra le altre, della famosa Bemporad, della Treves, la maggior casa editrice di quel tempo e Paravia. Inizialmente ogni romanzo, stando a quanto ha affermato suo figlio Omar, veniva pagato 300 lire. Difficile dire a quanto corrispondono, ma non erano certamente uno stipendio.
L'editore Donath successivamente gli offrì 4.000 lire per tre libri l'anno e la direzione di una rivista. Mentre Carducci nello stesso periodo ne prendeva 5.000 con Zanichelli.
Quando stipulò un contratto con la Bemporad arrivò a guadagnare 8.000 lire per tre libri l'anno. Lo stipendio di un alto funzionario della Torino di allora era di 7.500 lire. Veniva pagato bene, è vero, ma pensate a quanto possa essere difficile scrivere tre libri l'anno e doversi allo stesso tempo documentare su ogni particolare per rendere la storia credibile.
Dopo il suo suicidio la Bemporad stessa poté dimostrare di fronte a una commissione di indagine (parlo del 1928 e i fascisti stavano impadronendosi del nostro scrittore) che la povertà del "capitano" non era dovuta a mancate retribuzioni o a retribuzioni troppo basse, ma a una totale incapacità di amministrare il denaro. E' anche vero che una quota percentuale sulle vendite potevano anche concedergliela, ma il capitano era troppo ingenuo per poterla contrattare.
Questa incapacità, o forse ingenuità, costrinse Salgari a scrivere tanto e forse troppo, sommerso da debiti, fumo di sigarette (ne fumava cento al giorno) e marsala. Così scrisse a Giuseppe Gamba, illustratore delle sue opere:

« La professione dello scrittore dovrebbe essere piena di soddisfazioni morali e materiali. Io invece sono inchiodato al mio tavolo per molte ore al giorno ed alcune delle notte, e quando riposo sono in biblioteca per documentarmi. Debbo scrivere a tutto vapore cartelle su cartelle, e subito spedire agli editori, senza aver avuto il tempo di rileggere e correggere. »

 Tutto questo comportò un decadimento fisico e un lento tracollo psicologico che lo indusse a tentare il suicidio la prima volta gettandosi su una lama, e la seconda, riuscendoci,  tagliandosi gola e pancia.
Questa è la famosa lettera lasciata agli editori:


« A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna. »

lunedì 1 novembre 2010

Christmas story: il Natale di Auggie Wren

L'interrogarsi sul senso della scrittura, sulla narrazione e quindi "le storie" è uno dei temi ricorrenti nei romanzi di Paul Auster. Nei suoi romanzi verità e finzione si intrecciano in un vorticoso senso di smarrimento: chi legge non sa dov'è la realtà e non sa dove inizia la finzione letteraria. E saperlo in fin dei conti non è neanche importante .
Spinto quindi dall'idea di scrivere una novella sul Natale, diversa da quelle di Charles Dickens, Paul Auster scrisse questo libricino, illustrato da Jean Claverie, nel 1990 e edito in Italia da Motta Junior otto anni dopo.

Lo scrittore di questo libro poteva avere il suo stesso nome e come in Città di vetro avrebbe potuto intrecciare la propria identità con quella dei suoi personaggi. Infatti questa storia è ambientata nella sua Brooklyn e il Natale raccontato dal grande scrittore americano non è magico, non è ingolfato degli stereotipi a cui siamo abituati: è piuttosto una storia di sopravvivenza urbana fatta di furti e solitudine, dove le buone azioni hanno un lato oscuro e la redenzione alla Scrooge non è mai così completa o evidente.
Questo libricino ha ispirato il film Smoke del 1995 scritto dallo stesso Paul Auster e girato da Wayne Wang.


A Christmas Story: il Natale di Auggie Wren
di Paul Auster
Ed. Motta Junior