mercoledì 29 settembre 2010

Scrittori adolescenti

Dopo mesi d'assenza tornano le strisce della Fenice.


lunedì 27 settembre 2010

In lettura: La guerra dei bottoni e Nicholas Flames l'immortale

Gli ultimi libri letti non mi hanno stimolato alcun commento, per questo motivo non ho molto da scrivere. Ho iniziato altri libri quindi, uno dei quali comprato questa estate in uno dei tanti mercatini di paese. Ho deciso di iniziarlo adesso stimolato da alcune vicende legate all'attualità. Mi riferisco alla stupida idea di insegnare l'arte militare a scuola. Penso che ogni persona di buon senso possa capire che questo provvedimento è ridicolo, soprattutto quando l'eduzione di base, parlo della grammatica, della conoscenza della storia, dell'informatica e le lingue estere, sono tra le più basse in Europa. Vogliamo costruire un esercito di bulli o persone in grado di saper vivere in un mondo globalizzato ed estremamente competitivo?
Questo fatto quindi mi ha fatto venire in mente La guerra dei bottoni di Louis Pergaud. Ammetto di non averlo mai letto, d'altronde non ho letto tanti altri classici che non sto a dire. E' un classico non  molto diffuso mi pare, non l'ho visto neanche sugli scaffali del reparto ragazzi. Lo stesso Pergaud ammise però che non è un libro scritto per ragazzi, quanto un libro con protagonisti dei ragazzi tra cui lui stesso tramite i propri ricordi. E' quindi un omaggio alla propria giovinezza e ai propri dodici anni.
Di questo libro ho letto pochi capitoli e già mi sono fatto una brutta idea. Non tanto per il linguaggio esplicito che anzi gli invidio, io che non ho avuto il coraggio di far dire qualche parolaccia al personaggio principale del mio manoscritto che reclamava invece di poterne dire a bizzeffe, quanto invece per lo spirito di fondo: il gioco della guerra. Su questo ci sono anche dei saggi che non sono riuscito a recuperare. Quindi deciderò poi se parlare di questo libro prescindendo da ciò che è stato già detto da persone più illustri, oppure no.

Un altro libro appena iniziato è I segreti di Nicholas Flamel l'immortale: il mago, il secondo di una saga che sta avendo molto successo. Del primo libro ho già scritto qualcosa. Nonostante i dubbi iniziali devo dire che lo stile di Michael Scott mi piace: è veloce e abbastanza sincero anche se in questo volume sto trovando un po' troppi aggettivi. Rimango dell'idea che un oggetto o una persona debba essere descritta con un solo aggettivo: il migliore. Se ne usi due, nella stessa frase poi, allora c'è qualcosa che non va. In ogni modo la trama mi piace, e chi ha letto il mio blog sa che mi interessano le storie con alchimisti. Anche qualche editor se ne è accorto.
Il terzo, ma non ultimo, libro che sto finendo è Come scrivere un racconto di Jack M. Bickham, edito dalla Dino Audino. Dino Audino è un editore che secondo me traduce buoni manuali, quindi se vi capita di trovare qualcosa di interessante nel suo catalogo provatelo. Questo libro però è meno efficace del precedente che ho letto: Lezioni di scrittura creativa. Capisco che per scrivere bene bisogna studiare, fare esercizi, provare, ma è praticamente impossibile seguire alla lettera i consigli dell'autore: troppo noiosi! E poi non c'è spazio per quel minimo di improvvisazione che forse rende migliori le storie. E le storie dichiaratamente scritte a tavolino mi fanno storcere il naso.

domenica 26 settembre 2010

Un scoperta sensazionale

Questa sì che è una scoperta incredibile.

venerdì 24 settembre 2010

Vittime e carnefici, predatori e boyscout

Leggo con interesse il post di Roberto Recchioni sull'editoria e sui fumetti. Rrobe (è il nick con cui è conosciuto sul web) è uno sceneggiatore di fumetti. Ha inventato il personaggio di John Doe insieme a Lorenzo Bartoli e scrive per Dylan Dog.
Il Rrobe parla predatori e boyscout, dove predatori sono gli editori poco disposti a pagare (e ovviamente anche quelli che si fanno addirittura pagare, ma non sembra ancora il caso degli editori di fumetti) e dove i boyscout sono gli esordienti disposti a firmare contratti poco remunerativi.
Di chi è la colpa di questo sistema? Degli esordienti disposti a quasi tutti, degli editori, delle scuole di fumetto (nel nostro caso di scrittura), dei lettori, dei distributori.
La risposta non è semplice, mi è chiaro invece il significato di fregatura (pratica che mi è stata sottoposta un paio di volte) e mi è chiaro che, almeno nel campo della letteratura, pagare per pubblicare è un enorme fregatura. No, questo me lo sono risparmiato: sono troppo tirchio per pagare una pubblicazione.
Fregatura invece non può essere pubblicare gratuitamente. Tempo fa dissi che ero dell'idea che un autore deve essere ricompensato, anche se in minima parte. Sono ancora di questa idea, ma sulla questione dei compensi (certamente una piccola casa editrice non può anticiparti 3.000 euro sulle royalties) bisogna essere un po' flessibili. Insomma: potrei accettarlo da una piccola/micro casa editrice, non da una grande. Chi ha i soldi paghi.
Di chi è la colpa di questo strano rapporto tra editori e autori? E' colpa delle scuole di scrittura? No, neanche. Quelle rispondono a un mercato molto preciso: ci sentiamo tutti scrittori quindi abbiamo la voglia di imparare le tecniche. Che poi molti di questi corsi non insegnano nulla di concreto è un altro discorso. Che non facciano curriculum è un discorso secondario. Che si impara maggiormente leggendo 1.000 euro di libri invece di spenderne altrettanti per un corso di scrittura è una mia personalissima opinione.
E' colpa dei lettori. No, questo non lo credo. Quella dei lettori è la mia categoria, ma non la difendo a priori. Se i teen (o tween) vogliono i vampiri dategli i vampiri. Quei soldi serviranno a finanziare anche opere meno commerciali.
E' colpa dei distributori. Non lo so perché non ho bene chiaro cosa facciano. So soltanto che scelgono i libri da distribuire in base al mercato. Quindi in questo caso ciò che fanno i distributori dipende dai lettori.
E le nicchie continuano a comprare online.
Dire no a tutto questo non è facile e forse neanche giusto.

mercoledì 22 settembre 2010

Dussmann: il postmoderno è in libreria

Appena arrivato a Berlino non posso far altro che notare la grande libreria che si trova a Friedrichstraße, una lunga e ampia strada che taglia il Mitte, il centro berlinese, e il quartiere di Kreuzberg, meno lussuoso e con una forte presenza turca, nonché luogo in cui tradizionalmente fermenta la controcultura.
La Dussmann si trova nella parte ricca di questi luoghi, non molto distante dalla galleria Lafayette. In quel quartiere l'architettura dei palazzi riflette (in tutti i sensi essendo le pareti composte principalmente da specchi) la voglia dei berlinesi di guardare avanti e lasciare il passato nei musei e nei luoghi dedicata alla loro quasi sempre infausta memoria.
Entrare nella Dussman è un'esperienza estraniante così come lo è entrare in un qualsiasi palazzo dall'architettura postmoderna.  Di questa libreria Inge Feltrinelli disse che è la libreria più bella del mondo. Sono 6500 metri quadrati di libri e cd divisi in cinque (o erano di più?) piani . In questa libreria vengono allestite mostre e una volta al mese è permesso, a pochi fortunati, di dormire al suo interno e leggere a volontà tutto ciò che si desidera.

Alla letteratura per ragazzi e fantasy è dedicato un intero piano. Non ho preso appunti perché non pensavo di scrivere un resoconto, ricordo soltanto la massiccia presenza dei libri di Cornelia Funke, scrittrice tedesca molto amata sia in patria che all'estero. E' definita la J.K. Rowling tedesca, ma non so se questo le fa piacere. Molti anche i libri di Astrid Lindgren e presente in maniera evidente, sia in libreria sia nei negozi sotto forma di merchandising, la serie di Wickie und die starken manner tratto dalla serie di  libri dello scrittore svedese Runer Jonsson Vicke Viking che in Italia ebbe una meno famosa trasposizione animata intitolata Vicky il vichingo. Questo francamente non so se è mai stato tradotto.

In linea di massima però ho avuto l'impressione che ciò che si legge all'estero si legge anche qui in Italia, mode e vampiri compresi. Stephenie Meyer infatti è presente in diversi settori della libreria.
Interessante mi è sembrata la serie per ragazzi Warrior Cats, versione tedesca di Warriors scritta da Erin Hunter. Erin Hunter è lo pseudonimo di due autrici: Kate Cary e Cherith Baldry. Chissà se i diritti di questa serie sono stati acquistati in Italia.
Altra serie molto presente nella Dussmann è quella di Skulduggery Pleasant dello scrittore irlandese Derek Landy. In Italia il primo volume della saga è stato pubblicato dalla Fabbri Editore, il secondo invece, Skuldugerry Pleasant. Giocando col fuoco è stato pubblicato dalla Rizzoli. La serie dovrebbe essere di nove libri attualmente in fase di pubblicazione.

Avevo scattato un po' di foto, ma non ho avuto modo di scaricarle quindi le metterò online in un altro post. Ringrazio il mio amico Alpisio per l'ospitalità berlinese e per essersi sorbito molti miei racconti.

Nuovi libri per bambini e adolescenti in lingua tedesca.
http://www.goethe.de/ins/it/lp/prj/lit/nbk/itindex.htm

lunedì 20 settembre 2010

La collana Tweens della Fanucci

Di questa nuova collana della Fanucci ho letto tre libri. Dopo aver finito Bambini nel bosco ho deciso di provare anche Il gatto dagli occhi d'oro di Silvana De Mari e La bambina che leggeva libri di P.D. Baccalario. Tramite IBS, in cui è possibile fare ricerche anche per collana, ho scoperto che ce ne sono altri tre in catalogo: Odore di guai di Marco Tomatis, La torre e l'isola di Alonso Ana e Pelegrín Javier e La saga di Monsters girl di Ljungqvist Stefan (credo che sia uscito da poco) che ovviamente leggerò presto.
Questa della Fanucci è una collana che si colloca nella fascia preadolescenziale. Il termine tween è molto usato nel marketing e deriva da un gioco di parole che unisce "teen", adolescente, e "between" (in mezzo). E' un'età compresa all'incirca tra gli otto e i quattordici anni per i maschietti, mentre le ragazzine posso essere considerate teenager a tutti gli effetti anche a dodici anni. Il marketing divide i ragazzi in cinque fasce d'età o target: 0-3 è la fascia dei più piccoli, 2-5 età prescolare, 6-8 bambini, 9-12 tween, 12-15 teen.
Questo termine è stato utilizzato anche da JRR Tolkien ne La compagnia dell'anello (lo leggo da Wikipedia) che definisce tween gli hobbit di età compresa tra i venti e i trentatré anni, che dovrebbe essere il raggiungimento della loro maggiore età. Non ricordo come è stato tradotto il termine, però.
Il mercato si interessa ai tween perché hanno una notevole influenza e potere decisionale per quanto riguarda gli acquisti. Basta vedere le pubblicità in tv, soprattutto quelle legate ai cellulari, le riviste a tema (una di queste intitolata proprio Tween tanto per non rischiare di essere fraintesi); basta vedere quali sono i personaggi e i programmi di successo degli ultimi anni: Hannah Montana, Jonas Brothers, Justin Bieber, High School Musical per capire che i tween spendono e fanno spendere molti soldi ai loro genitori. Si stima in 170 miliardi di dollari il giro d'affari che ruota intorno a questa fascia d'età.

Tornado alla collana Fanucci.
Dei tre libri che ho letto ho notato una comune ricerca di temi importanti. La Masini ci ha raccontato una realtà distopica in cui i bambini erano prigionieri su un'isola, affamati e resi oggetto dagli adulti (chissà, forse gli stessi che hanno teorizzato la fascia dei tween nel marketing). Baccalario, come già detto nel post dedicato al libro, sceglie il percorso metanarrativo per raccontarci l'importanza della fantasia e dell'invenzione. Silvana De Mari riempie il suo Il gatto dagli occhi d'oro di riferimenti culturali che i ragazzi capiscono perfettamente, e lei lo sa. Quindi la protagonista di chiama Leila come la principessa di Star Wars, e le citazioni a Il signore degli anelli sono fin troppo numerose. Silvana De Mari affronta, tra le altre questioni, la barbara pratica dell'infibulazione ("...una ferita che non è solo del corpo, ma dell'anima"), e ovviamente la condanna. Lei, che ha svolto la professione di chirurgo in Etiopia, ha visto con i propri occhi ciò che racconta. E' un libro quindi che intende insegnare e lo fa in maniera efficace. In uno degli ultimi capitoli la De Mari dichiara senza giri di parole che siamo tutti uguali. Questo è un insegnamento per niente scontato, soprattutto di questi tempi. Peccato però che nel suo blog dica anche, e senza troppe remore, che i musulmani sono "cattivi" e vogliono conquistare il mondo. Insomma, siamo o non siamo tutti uguali?
Concludendo, la collana Tweens va letta e tenuta d'occhio sia per il calibro degli scrittori che ha in catalogo, sia per la scelta delle tematiche. E' una collana che si differenzia da tante altre nate soltanto per il semplice, se non semplicistico, intrattenimento.

venerdì 17 settembre 2010

Inventare e raccontare storie

L'idea di Giulio Mozzi è originale e soprattutto gratuita. Si tratta di una serie di diciassette (per adesso) brevi videolezioni di scrittura creativa. Si parte dunque dall'idea che dà il via alla storia, all'elaborazione, fino al montaggio e alle tecniche per descrivere personaggi credibili.
Tutti gli strumenti del mestiere, insomma. Bando alle ciance, guardate la prima lezione e fatevi un'idea. Se vi piace ce ne sono molte altre.

mercoledì 15 settembre 2010

Lezioni di scrittura creativa

Il libro Lezioni di scrittura creativa edito in Italia dalla Dino Audino Editore è, almeno tra quelli che ho io, il miglior manuale di scrittura in italiano.
Raccoglie una serie di articoli del Gotham Writers Workshop ognuno dei quali affronta un argomento ben preciso senza perdersi troppo in chiacchiere. Lo fa in maniera molto pragmatica con tanto di esercizi da svolgere per mettere subito in pratica ciò che avete imparato.
Il secondo capitolo, ad esempio, è dedicato ai personaggi. Spiega come caratterizzare un personaggio evitando gli stereotipi tipici dello scrittore inesperto, come dargli profondità per renderlo “a tutto tondo” e soprattutto come rendere bene su carta ogni aspetto che lo riguarda.
Finito di leggere, e dopo aver completato tutti gli esercizi, avrete senz'altro più dimestichezza con la trama e le descrizioni. Saprete gestire il punto di vista e avrete, come dice Stephen King nel suo On Writing (1), una buona cassetta degli attrezzi.

Elenco titoli dei capitoli:

1- Scrivere storie:cosa, come e perché
2- Personaggi: contrasto e coerenza
3- Mettere a fuoco la trama
4- Il punto di vista: un menù completo
5- Descrizioni: dipingere con le parole
6- Dialoghi: parliamone
7- Dove e quando: lo spazio e il tempo
8- La voce: il suono della storia
9-Il tema: di cosa parla questa storia
10- Revisione: scrivere e riscrivere
Appendice: Il santo Graal della pubblicazione


(1) On Writing come libro di scrittura creativa è troppo dispersivo e poco pratico per i miei gusti. Buona parte del libro è autobiografico e l'unica parte interessante riguarda i numerosi rifiuti delle case editrici che Stephen King collezionava. L'altra metà è dedicato alla scrittura, però non è sufficientemente approfondita.

lunedì 13 settembre 2010

Fan Fiction

La fan fiction è un'opera narrativa basata su una trama e/o su dei personaggi già esistenti provenienti da libri, televisione, cinema o altro. Si chiama così perché nasce dalla voglia dei fan di inventare storie e appropriarsi di personaggi che, appunto, si sentono propri. Il personaggio che ha avuto il maggior numero di fanfic sembra essere Sherlock Holmes. In qualche modo potremmo anche definirla una pratica postmoderna: l'appropriazione, la reinvenzione e la decontestualizzazione di personaggi famosi è una pratica che molti hanno praticato: da Donald Barthelme (Biancaneve,) a David Foster Wallace (che ha interpretato Lyndon Johnson). Anche in Italia autori come Tommaso Pincio (Lo spazio sfinito) e Wu Ming (54) hanno seguito questo percorso.


Le fan fiction è un genere di narrativa che non ha sbocchi editoriali. Il problema della fan fiction sono principalmente i diritti d'autore e le produzioni vecchie, i cui diritti d'autore sono scaduti, non sono altrettanto appetibili.
Eppure alcune fan fiction sono diventate famose. Ricordo un apocrifo dedicato a Harry Potter che ha reso la giovane autrice una vera scrittrice. La scrittrice è Clare Cassandra. E' approdata anche in Italia con Shadowhunters:città di cenere (Mondadori). I suoi romanzi fanfiction (Draco trilogy), che la leggenda vuole sia stati lodati anche dalla Rowling, le ha permesso di farsi conoscere nel vasto mare del fandom harrypotteriano.
Per quanto riguarda le scrittrici italiane c'è da menzionare ovviamente Lara Manni il cui primo romanzo, Esbat, è nato come omaggio all'anime Inuyasha di Rumiko Takahashi.

Inoltre le fanfiction sono scritte per passione e distribuite gratuitamente, e questo, in un periodo in cui l'affermazione personale viene spesso quantificata con un rientro economico, non è poco.


Una fan fiction interessante trovata in rete riguarda Jeeg robot d'acciaio. Jeeg è uno dei tanti robot sbarcati in Italia tra la fine degli anni '70 e inizi anni 80. Come Goldrake e i Mazinga, Jeeg è stato ideato dal maestro del fumetto giapponese Go Nagai.
L'ebook prende il titolo dal nome del protagonista: Hiroshi. E' un racconto lungo di Glauco Silvestri e può essere scaricato al seguente link:
http://www.glaucosilvestri.it/pdf/hiroshi.pdf

domenica 12 settembre 2010

Altri contatti per case editrici

Ho controllato e aggiornato i contatti utili per le case editrici più importanti. Se volete sottoporre un vostro manoscritto il consiglio è sempre il solito: telefonate prima e fatevi dire se accettano invii, con quali modalità (completo, primi capitoli, lettera ecc.) e soprattutto all'attenzione di chi inviarlo. Questa ultima variabile potrebbe essere fondamentale per essere almeno letti.
I contatti sono elencati in questa pagina.
Ho aggiunto la Fazi Editori, Armando Curcio Editore, Edizioni e/o

sabato 11 settembre 2010

Ebook: L'ultima stagione

L'ultima stagione è la versione lunga di un racconto che avevo scritto nel 2008. Ho deciso di farne un Ebook in formato PDF per facilitare il download e la lettura. Un giorno forse vedrete anche la versione Epub, ma non avendo un lettore E-Book su cui testarlo per adesso evito ogni esperimento.


Incomunicabilità, la necessità di avere punti di riferimento in una vita che per i due protagonisti sembra trascorrere senza lasciare traccia. Lo sfondo è quello urbano di Roma e poi di una provincia non ben definita, dove strani e apparentemente casuali eventi soprannaturali rendono perturbante un racconto che altrimenti sarebbe malinconico e crepuscolare.





L'ultima stagione
di Mirco Corridori
pagine: 40
Stesura: 2008. Ultimo editing: 2010
In copertina: particolare di Morning in a city di Edward Hopper

Scarica il PDF de L'ultima stagione.

giovedì 9 settembre 2010

Remigio il senza famiglia ed elogio a Vitalis

Capita che pescando tra le bancarelle si incappi in una traduzione un po' particolare come quella di Senza Famiglia che ho comprato tempo fa. In questo caso il nome dell'autore in copertina, Ettore Malot invece di Hector Malot, avrebbe dovuto farmi capire qualcosa. Così, iniziando a leggerlo, ho notato che Rémi viene chiamato Remigio, ma questo non è fastidioso dato che essendo scritto in prima persona viene nominato poco, e la scimmietta invece di essere Joly-Coer è Bel Cuore. In questo caso la traduzione avrebbe anche un suo significato: Belcore è un personaggio dell'opera Elisir D'amore di Gaetano Donizetti (un sergente dalla voce baritonale) e, come forse sapete, Vitalis era un tenore prima di intraprendere la carriera di saltimbanco.
Un dubbio ancor più forte mi è venuto quando più di una volta gli amici animali di Vitalis e Rémi venivano chiamati camerati. Allora ho quasi avuto la certezza di essere incappato in una traduzione un po' vecchiotta che però, in fin dei conti, data la scorrevolezza e la solidità linguistica, valeva i pochi euro spesi. Ovviamente sul libro non c'è nessun riferimento all'autore della traduzione né all'anno in cui è stata fatta.
Per scrupolo sono andato a controllare se di Sanse famille ne parla Giuseppe Fanciulli nel suo La letteratura per l'infanzia. Nonostante Fanciulli dia molto spazio alla letteratura per ragazzi francese, di Malot fa soltanto una breve citazione. Eppure non mi sorprende: da una parte infatti Senza famiglia è un libro carico di pedagogia e regole quasi militaresche che potevano andar bene per quel periodo: all'interno del gruppo di viandanti c'è una solida gerarchia, anche tra i cani, infatti Capi è il diminutivo di Capitano ed è lui che dà gli ordini a Zerbino e Dolcetta (in questa versione si chiama così).
Antonio Faeti di questo libro disse che "...è un libro tutto pervaso di etica, dall'inizio alla fine". E' un libro, quindi, che è stato lo specchio di una letteratura che faceva del dolore e delle difficoltà della vita il motivo portante. Una letteratura dalla lacrima facile che nell'Italia umbertina aveva attecchito senza troppi problemi, basta pensare a quante calde lagrime versarono i ragazzi di allora leggendo Cuore di Edmondo De Amicis. Questa Italia, fiera e nuova, produsse una letteratura per l'infanzia un po' retorica, fatta di pietismo e affettata solidarietà interclassista: era compito di chi era abbiente aiutare il povero; meglio sarebbe stato prendere coscienza della sua condizione e aiutarlo a migliorare, ma non era ancora giunto il tempo per questo, e anche lo stesso De Amicis se ne rese conto.
Alla fine del romanzo però c'è la redenzione sociale di Rèmi e tutti coloro che con lui sono stati cattivi pagano, chi con la morte chi con la povertà, che agli occhi di Malot sembra essere il destino più crudele, l'aprile dell'era industriale. E' una povertà che non risparmia neanche i buoni come Vitalis, lui che cocciuto com'era aveva deciso di abbandonare le corti europee e cantare per strada; lui che a differenza del suo connazionale Garofoli usava le buone maniere per ammaestrare i cani ed educare i bambini, non le percosse. Ma non sono stati i cattivi sentimenti a spezzarlo in quella gelida notte francese, stroncato dal freddo: è stato proprio il suo orgoglio. Infatti anche quando ebbe la possibilità di dichiarare chi fosse e come mai cantava così bene, non lo fece: il famoso tenore Carlo Balzani era morto da tempo e al suo posto adesso c'era il vecchio e fiero Vitalis. Un maestro che con poche parole e in poco tempo riuscì a insegnare al piccolo Rèmi come si viveva per le strade, come si riusciva a strappare qualche moneta agli astanti che riempivano le piazze per i loro spettacoli e come sfruttare ogni incavo della terra per trarne un rifugio per la notte e sopravvivere al freddo. Insomma, gli insegnò a guadagnarsi la pagnotta, stavolta non in senso figurato ma reale, perché proprio di pane questi saltimbanchi sembrano nutrirsi sempre. Un pezzo di pane e un buon giaciglio erano per loro il bene più prezioso, le mete da raggiungere a fine giornata.
I buoni propositi vengono premiati, le cattive intenzioni invece sono punite. Questo, più che un vero ritratto sociale della Francia, sembra essere una sua idealizzazione, ciò che Hector Malot vorrebbe che la Francia diventasse. Progresso sì, ma insieme ad esso anche un progressivo risanamento dei buoni sentimenti, una maggiore attenzione alle questioni dei lavoratori, in questo caso dei minatori. Malot se ne rese conto anticipando di sette anni (sto parlando del 1878) il Germinal di Émile Zola.
I buoni sentimenti e le lacrime non erano rare a quei tempi, sopratutto in Italia. Infatti non aspettarono molto a tradurre dal francese questo classico della letteratura per l'infanzia (cosa che avvenne presso l'editore Garroni nel 1890).

Da una parte, quindi, Senza Famiglia è un libro carico di etica e di morale che poteva andare bene in quegli anni in cui (forse) è stata redatta la traduzione che ho letto. Ma la poca attenzione verso questo classico straniero, prima che questi fossero apertamente osteggiati, non mi sorprende. D'altra parte però Vitalis rappresentava motivo di imbarazzo se pensiamo che il Regime non poteva tollerare un personaggio così anarchico, libertario, assolutamente contrario a ogni forma di prevaricazione autoritaria (basta vedere come viene trattato l'agente di polizia in uno dei primi capitoli). Malot stesso non intende giustificare questa guerra tra poveri (come in fondo era la politica coloniale italiana), e non giustifica altresì le prevaricazioni autoritarie.  Peccato che questo grande autore è morto nel 1907 altrimenti avrebbe visto fino a che punto l'autoritarismo si sarebbe spinto.

martedì 7 settembre 2010

Michela Murgia e il campiello

Se fossi Vespa dire: complimenti Michela, hai un gran bel... sito. Ho scoperto da poco il sito ufficiale di Michela Murgia, vincitrice del Campiello con Accabadora (Einaudi). Una letterata che parla di letteratura non è più cosa comune. Inoltre non si fa problemi a dire la propria sulla politica e sulla spinosa questione degli intellettuali del gruppo Mondadori e il padron Berlusconi. Come tanti altri non approva la legge che ha permesso alla Mondadori di non pagare parecchi milioni di euro di fisco, ma non per questo intende lasciare l'Einaudi, che una sua gloriosa storia e una solida importanza ce l'ha avuta in passato e ce l'ha tutt'ora.

Il primo libro di Michela Murgia è stato Il mondo deve sapere (ISBN Edizioni) che ha ispirato il film di Paolo Virzì Tutta la vita davanti. Concepito inizialmente come un blog questo libro racconta le disavventure di un'operatrice di call center di una importante multinazionale. Il suo secondo libro è appunto Accabadora scritto per l'Einaudi. Non avendolo letto vi rimando alla descrizione di IBS:

Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come "l'ultima". Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. "Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia". Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre.
In questo video Bruno Vespa tesse le lodi a Silvia Avallone dopo la vittoria del Campiello Opera Prima, ma non parlo di doti letterarie:
Link sul Corriere della sera


Questo invece è il sito ufficiale di Michela Murgia.
http://www.michelamurgia.com/

domenica 5 settembre 2010

Le invio un manoscritto, attendo contratto

Potrà sembrare strano, ma la frase che dà il titolo a questa recensione è un'email ricevuta da Aldo Moscatelli, un piccolo editore che ha pubblicato (gratuitamente) un Ebook in cui ne ha per tutti: dagli esordienti alle case editrici, dai giornalisti ai librai.
Leggerlo, faticoso per chi non ha un lettore Ebook, è stata un'esperienza interessante. Interessanti sono le email degli esordienti, sempre più boriosi e convinti di aver scritto un capolavoro. Esordienti che quindi danno per certa la pubblicazione nonostante non sappiano neanche le basilari regole della grammatica.
Interessante inoltre è il rapporto tra piccole case editrici e critica sempre disposta, a detta di Moscatelli, a favoritismi verso amici e Grandi Case Editrici. Anche i librai fanno la loro parte preferendo gli istant book per le loro vetrine invece delle opere delle piccole case editrici.
L'ebook è il frutto dell'esperienza amara che l'autore di questo libro ha maturato sul campo. Nonostante qualche uscita populista è un libro che consiglio di leggere a tutti, soprattutto agli esordienti.
Leggetelo, fatevi una precisa idea del perché sia inutile pubblicare a pagamento. Fatevi un'idea sul perché non valga la pena partecipare a tutti i concorsi letterari che trovate su internet (ormai sono migliaia e molti di questi si pagano, e questo non è differente dall'editoria a pagamento).
Soprattutto, però, non rinunciate alla pubblicazione. Come è vero che c'è spazio per gli esordienti nelle piccole case editrici (e se siete bravi state sicuri che verrete cercati in una casa editrice più grande), è vero che c'è spazio anche nelle grandi (se proprio volete bruciare le tappe).
In questo Ebook manca, mi sembra, a favore di una corretta visione della situazione dell'editoria in Italia, il punto di vista dei grandi editori, manca l'idea che comunque i recensori scrivono articoli anche su piccole entità editoriali (basta cercare su internet), manca forse una certa obiettività a favore dell'esagerata esasperazione di chi, detta alla spicciola, ne ha piene le scatole.
E nonostante questo Moscatelli sembra comunque non voler mollare, per fortuna.
E in bocca al lupo.
Download gratuito del PDF:

http://www.casadeisognatori.com/le_invio_un_manoscritto.pdf

venerdì 3 settembre 2010

La creatività ai tempi della crisi

Gli intellettuali lanciano un grido d'allarme molto sentito: la creatività sta morendo.
Penso che a questo punto bisognerà staccare la spina e assoldare quel famoso manipolo di scimmie in grado di scrivere una commedia teatrale degna di Shakespeare.
Le forme di creatività alternativa non mi convincono fino in fondo. Seguendo vari blog mi accorgo di quanta cura ci sia dietro certi post. E questo è creativo. C'è chi posta ogni giorno un articolo accurato, documentato, su argomenti di non facile lettura e non sempre "commerciali", e in questo senso per "commerciali" intendo che portano ad alzare il numero delle visite.
Non faccio nomi o link, anche perché in alcuni casi non mi sono neanche tanto simpatici e dai loro blog (che leggo ogni giorno) non vado certamente a elemosinare un commento o un link. Mi accorgo però che dietro a questi blog ci sono persone colte e intelligenti, più colte e intelligenti di quanto dovrebbero essere se teniamo conto della qualità delle nostre scuole e delle nostre università. Infatti sono autodidatti. Sono persone che se non fossero (costrette o per scelta) chiuse nel girone della blogosfera potrebbero partecipare ad un dibattito culturale più ampio in grado di alimentare lo spunto creativo e dare quindi nuovi stimoli.
Così non è perché in tempo di crisi le élite si fanno più chiuse, più aggressive e autoreferenziali e lasciano fuori questo randagismo culturale che rischia prima o poi di scomparire del tutto. Anche la blogosfera a suo modo rappresenta una fuga di cervelli. Cervelli persi in un mare di inutili discussioni sui vampiri.

Per quanto riguarda la mia inutile creatività vi informo che a giorni metterò online la versione Ebook del racconto lungo L'ultima stagione. E' già stato impaginato, editato, e ho creato una specie di copertina utilizzando un quadro di Edward Hopper e tutte quelle altre cose che piacciono tanto, come i vampiri di cui sopra. Dopo di quello proverò a raccogliere tutti i racconti da me scritti e fare un secondo Ebook.
Contemporaneamente a questo ne metterò online altri due o tre, più brevi e semplici, con storie per bambini. Tra di essi ce ne sarà uno sul tema della morte, tema che ho affrontato elencando (più che recensendo) alcuni libricini fino a qualche settimana fa. Il titolo ve lo anticipo subito: "Una storia che se ne va". Se poi c'è un disegnatore che mi sta leggendo può contattarmi, gli farò avere il manoscritto per illustrarlo. In questo caso si potrebbe anche tentare una pubblicazione cartacea.

mercoledì 1 settembre 2010

Dai libri al cinema: americanizziamo tutto!

Questo dovrebbe essere Dylan Dog
L'argomento che voglio trattare parte da considerazioni offtopic per giungere a conclusioni assolutamente in tema con questo blog.
Partiamo proprio dalle conclusioni allora: quali prospettive cinematografiche hanno i nostri libri di letteratura per ragazzi? La risposta è: poche, se non nessuna.
Adesso torno un po' indietro.
In questo periodo si parla molto della trasposizione cinematografica di un classico del fumetto italiano: Dylan Dog. Chi segue gli aggiornamenti su Cravenroad7.it sa di cosa sto parlando. Finalmente, dopo circa quindici anni di attesa, sembra che il film (Dylan Dog: dead of night) sia stato girato e verrà distribuito, a meno che non venga posticipato di nuovo, nel marzo del 2011.
E' una bella notizia se detta in questa maniera. Però... però leggendo i particolari del film rimaniamo spiazzati: nel film manca Groucho, per motivi di copyright dicono, e manca anche il maggiolone bianco, anche questo per motivi di copyright: sembra che la Disney abbia l'esclusiva su questo modello di Volkswagen. Ma la cosa più sconcertante è un'altra: il film non è ambientato a Londra bensì a New Orleans.
Chi conosce Dylan Dog bene come me sa perché Tiziano Sclavi ha scelto Londra. Londra è una città gotica e nebbiosa, ha dato i natali a personaggi come Jack lo Squartatore, apparso in uno dei primi albi, e Sherlock Holmes, un investigatore a cui Dylan deve la passione per il clarinetto (mentre quella di Sherlock era il violino). Insomma, Londra è la città perfetta per un fumetto come questo e soprattutto gli conferisce una location famosa, universalmente riconosciuta come "adatta" a un genere come quello di Dylan Dog (o un insieme di generi come quelli di Dylan Dog).
Dopo aver scoperto uno scempio simile mi sono posto una domanda: perché questo cambio di location?
Aspetto a rispondere, ma immagino che abbiate capito.
Pochi giorni fa ho scoperto il trailer di un altro film in uscita: anche i Puffi (altro classico della letteratura disegnata) sbarcano al cinema. I Puffi hanno una location molto particolare: abitano in una foresta europea e perdipiù è ambientato in epoca medievale. Niente di meno commerciale, immagino abbiano pensato i produttori quando hanno deciso di realizzare il film. Il Merchandising che ruota intorno a questi personaggi è enorme ed è una fetta di torta alle mele bella grossa. Il genio di turno a questo punto ha pensato bene di cambiare qualcosa per renderlo più fruibile a un pubblico, ehm... come dire... medio. Allora ecco che i Puffi sono stati ambientati in epoca moderna. A New York.
Adesso avete capito cos'hanno in comune I Puffi e Dylan Dog? La location americana.
E' fin troppo chiaro che per i produttori la questione della location è fondamentale per trovare dei distributori (anche se il film di Dylan Dog rischia di essere distribuito in tutto il mondo tranne gli USA), quindi fregandosene della fedeltà hanno deciso di apportare modifiche che, per chi è un purista come me, sono inaccettabili.

Prima che la Warner Bros iniziasse a girare i film di Harry Potter un famoso registra hollywoodiano aveva fiutato l'affare e aveva chiesto di produrlo. Sto parlando di Steven Spielberg. L'idea di Spielberg però era differente da quella poi realizzata: niente Londra, niente pasti a base di pudding o cose simili. Harry Potter sarebbe stato ambientato in un college americano (quelli con le cheerleaders e i giocatori di football). Purtroppo J.K. Rowling ci ha visto più lungo di Spielberg e il contratto che ha firmato per la cessione dei diritti cinematografici era blindatissimo: senza il suo assenso finale il film di Harry Potter non sarebbe mai stato realizzato.
Infatti Harry Potter è tornato ad essere un bambino inglese e l'atmosfera english che si respira nei film e nella scrittura ironica e fluida della Rowling è rimasta integra.

A sopperire alla mancanza di un Harry Potter americano ci ha pensato Rick Riordan con la saga di Percy Jackson. Tempo fa scrivendo di questo libro, mi sono ingenuamente chiesto se le tante coincidenze che lo accomunano ad Harry Potter fossero casuali o volute. Adesso meno ingenuamente sono portato a pensare che non lo fossero. Rick Riordan ha utilizzato alcuni aspetti fondamentali di Harry Potter, riconoscibili da chiunque, e ha modificato quanto bastava altri aspetti per renderlo originale: invece di un mago quindi abbiamo un semi-dio figlio di Poseidone e un'umana. La possibilità di scrivere una saga fantasy ex novo ha dato a Riordan la possibilità di ambientarlo direttamente a New York (anche se con la bislacca convinzione che New York sia il centro della civiltà mondiale moderna).
Tanto per dirne un altro, anche la saga Di Nicholas Flamel: l'immortale è ambientata in USA, a San Francisco per la precisione. E questo nonostante l'autore sia di origine scozzese e che, parere personale, avrei preferito una location europea: Parigi ad esempio, la città in cui il famoso alchimista morì nel 1418.

E gli italiani?
Credo che produrre un film di respiro internazionale di un libro per ragazzi italiano sia molto ma molto difficile. Da quel che so i diritti cinematografici di Nina: la bambina della sesta luna sono stati venduti molti anni fa, ma nessuno si è mai fatto avanti per concretizzare il progetto. Come sapete la quadrilogia di Nina è ambientata a Venezia, e francamente non vedrei di buon occhio un cambio di location, soprattutto per i tanti riferimenti alla città come il famoso leone alato di piazza San Marco.
Una location più internazionale ce l'ha Ulysses Moore di P.D. Baccalario. La saga è ambientata a Kilmore Cove, un'inesistente cittadina della Gran Bretagna. Century invece è ambientato in quattro città diverse, una per ogni libro: Roma, New York, Parigi e Shangai. Questo potrebbe essere sufficiente per i produttori?
Chi invece ha maggiori possibilità di vedere una versione cinematografica delle proprie opere potrebbero essere gli scrittori fantasy che ambientano le loro storie in una "terra altra", come Licia Troisi ad esempio. La mancanza di punti di riferimento con la nostra geografia e la presa di coscienza collettiva del mondo de Il signore degli anelli, avvenuta con i colossal cinematografici, sono sufficienti a rendere appetibile questo tipo di narrativa ai produttori di film, se non fosse che proprio per questo motivo gli editori stanno spingendo su questo genere e le librerie ne sono fin troppo piene.