lunedì 30 agosto 2010

La bambina che leggeva i libri

Pierdomenico Baccalario è una fonte inesauribile di belle storie e non a caso è uno degli scrittori per ragazzi più amati e venduti sia in Italia che all'estero, forte di una sorprendente concisione stilistica e una preparazione culturale che si riflette in una scelta di termini sempre adeguata: la parola giusta al posto giusto. Baccalario parla ai ragazzi con il linguaggio universale dell'avventura e delle emozioni ed è per questo che i suoi romanzi piacciono, divertono, e aggregano una generazione di lettori di tutto il mondo proprio grazie a questa universalità di contenuti e d'intenti, come il divertimento.
La Bambina che leggeva i libri non è però tra i miei preferiti. A questo preferisco i tanti Ulysses Moore, la cui serialità in questo caso è giustificata da un eruzione continua di idee, e la cervellotica saga di Century.
La Bambina che leggeva libri è una sorta di ripiegamento, è un lungo discorso sulla letteratura per l'infanzia e il rapporto tra scrittore e lettore. La protagonista infatti è un'accanita lettrice di un piccolo paese valdostano, Domitilla, e a lei un vecchio scrittore inedito affida un manoscritto convinto che possa dargli buoni consigli.  Il romanzo quindi viaggia sul tema della metaletterarietà che ricorda il Michael Ende de La storia infinita dove, in questo caso, la piccola lettrice di libri viene coinvolta a tal punto dalla narrazione da volerla cambiare e darle un lieto fine e una speranza costringendo più volte Antonino a riscriverla. Il rapporto tra Domitilla e Antonino è osmotico: ognuno impara dall'altro, nessuno dei due si barrica nelle proprie certezze di lettore o scrittore. Il messaggio quindi è che entrambi possono sbagliare e imparare e questo non è scontato come sembra, soprattutto non è scontato pensare che uno scrittore possa prendere in considerazione i consigli di un fan, e non è scontato che, a volte, la rigidezza del fan è esagerata.
Pierdomenico sfida le convenzioni e scrive un libro pieno di sangue e guerre non adatto, come dice nei ringraziamenti, al pubblico di bambine che costituisce il target principale di questo genere di romanzi.
La narrazione, afferma, parte da qualcosa di reale, concreto, un emozione, un ricordo o anche un oggetto. Baccalario quindi elenca una serie di oggetti che il vecchio Antonino possiede e che hanno scatenato la fantasia dello scrittore: la canna da pesca di Huckleberry Finn e la fionda di Tom Sawyer che hanno ispirato Mark Twain, una scatola di bottoni posseduta da Louis Pergaud (La guerra dei bottoni), un casa giocattolo dal tetto verde che Lucy Maud Montgomery descrisse accuratamente in Anne of green gables (tradotto in Italia come Anna dai capelli rossi, Anna dei tetti verdi e Anna dei verdi abbaini), ecc.
Non vi dico però cosa ha scatenato la fantasia di Antonino perché vi toglierei un po' di sorpresa.
Il romanzo fa parte della collana Tweens della Fanucci Editore di cui forse vi parlerò a parte.

venerdì 27 agosto 2010

Ghost Writing e James Patterson

E' interessante il discorso sui Ghost Writers nato sul blog di Francesco Falconi. Lo trovo interessante perché James Patterson ha ammesso di non scrivere tutti i libri che portano il suo nome e ciò mi ha fatto capire una cosa che non sapevo di pensare: il nome dell'autore, in fin dei conti, non è fondamentale.
Sembra che Patterson abbia una squadra di ghost writers che non soltanto elaborano i suoi soggetti, ma ne propongono di originali. Il lavoro di Patterson quindi non è tanto quello dello scrittore: Patterson è un editor che dirige una sorta di casa editrice (o collana di libri) che porta il suo nome. Il suo è un marchio non dissimile da quello di Geronimo Stilton o della Findus. Potrebbe addirittura essere simile al lavoro di scrittura collettiva che svolgono i Wu Ming dai tempi di Q, o ad una factory di idee che Patterson coordina e firma. Questo editor quindi vaglia le idee, i manoscritti, seleziona le bozze e infine dà la sua approvazione. Tanto per essere chiari, ribadisco che sono dell'idea che il nome dell'editor debba figurare tra i crediti di un libro sia perché il suo contributo è fondamentale, e se non fosse così allora potremmo tutti ricorrere alle case editrici a pagamento senza avere troppi sensi di colpa, ma sopratutto perché in molti casi il suo intervento, per non parlare di riscrittura, è pesante e si nota. Ho quasi la presunzione di averlo notato più volte dopo aver letto autori diversi pubblicati nella stessa collana o nella stessa casa editrice. Quello dell'editor in casi come questi non è una sorta di ghost writing?
Ritengo che alla fine però conti il libro. Intendo metonimicamente il contenuto del libro. Se i libri di Patterson mi piacciono allora continuerò a comprarli indipendentemente da questa notizia (non ne ho letto neanche uno a dir la verità e non sono stimolato a farlo). Se non mi piaceva prima continuerò a lasciarlo sugli scaffali della libreria.
Lo stesso discorso potremmo applicarlo anche in altri campi, ad esempio la moda.Gli stilisti non creano personalmente tutti i capi che firmano. In molti casi si limitano ad approvarli e lo fanno in base al loro gusto estetico e al mercato.
Il Ghost Writing diventa sleale quando un libro viene venduto come scritto da un tal autore (e questo autore di solito è un personaggio famoso analfabeta) senza dire chi c'è realmente dietro. Quello è sleale, non si tratta di essere fantasmi, ma vampiri.
L'ammissione di Patterson non è altro che la messa in evidenza di qualcosa che era già sotto i nostri occhi: è l'esasperazione del marchio ma anche di una certa serialità che sta invadendo prepotentemente la letteratura senza avere, in molti casi, una vera giustificazione narratologica (qui mi potreste obiettare che la serialità esiste da secoli, ma non a questi livelli forse). Tutto questo non è molto diverso da ciò che teorizzava Warhol. I libri vengono venduti insieme ai detersivi e quindi anche essi, come i detersivi, devono avere un proprio marchio distintivo perché il consumatore moderno ha troppe cose a cui pensare, troppe insicurezze e, almeno per quanto riguarda il marchio, vuole essere rassicurato.

mercoledì 25 agosto 2010

Festival della letteratura di Mantova 2010

La quattordicesima edizione del festival della letteratura di Mantova si terrà dall'8 al 12 settembre. Nutrita anche quest'anno la lista degli ospiti presenti. Tra i nomi più famosi leggo Amos Oz, V.S. Naipaul (premio nobel per la letteratura 2001), Joe Sacco (autore della graphic novel Palestina) e i nostri Niccolò Ammaniti e Antonio Pennacchi (entrambi premio Strega).
Tra i vari eventi segnalo:

I LIBRI DI CARTA HANNO I GIORNI CONTATI?
Argomento di grande attualità quello che tratterà Francesco Cataluccioper tracce: l’avvento del famigerato e-book è da considerarsi una benedizione o la più terribile delle catastrofi? Questa nuova tecnologia digitale, oltre a trasformare il libro nella sua forma materiale, modificherà effettivamente il nostro modo di leggere?

GIAN BURRASCA
In anteprima al festival di Mantova una versione teatrale de Il giornalino Gian Burrasca di Luigi Bertelli, in arte Vamba. Ad interpretare Giannino Stoppani sarà Elio (di Elio e le storie tese) che canterà tutte le canzoni che nello sceneggiato televisivo furono di Rita Pavone. Questa versione teatrale è supervisionata da Lina Wertmuller e ha le musiche originali di Nino Rota.

Inutile elencare tutti gli eventi. Ce ne sono di ogni genere. Vi rimando al sito ufficiale per ogni ulteriore informazione.
http://www.festivaletteratura.it/index.php

lunedì 23 agosto 2010

La morte spiegata ai bambini: Mattia e il nonno

Quello di Mattia e suo nonno è un lungo e malinconico addio scritto con leggerezza da Roberto Piumini, un autore ormai divenuto un classico della lettura per l'infanzia.

Il nonno, in punto di morte, si alza dal letto e chiede a Mattia di fare una lunga passeggiata. Nessuno si accorge di questo fatto, sono troppo presi dal dolore per l'imminente perdita. I due si avventurano per prati, fiumi e campi di girasole. Incontrano addirittura dei pirati. Il nonno, durante questa lunga passeggiata, diventa sempre più piccolo fino a scomparire del tutto alla vista del nipote. Sparirà dalla vista, ma non dal cuore.



Riguardo questo libro segnalo un sito creato qualche anno fa dalla classe di una scuola elementare nato da un progetto di lettura.
http://digilander.libero.it/ivancam/mattia_e_il_nonno/mattia_e_il_nonno.html

Mattia e il nonno
Roberto Piumini
Einaudi editore

venerdì 20 agosto 2010

Il film di Hugo Cabret: foto dal set

Reduce da un non abbastanza cervellotico Shutter Island, Martin Scorsese sta girando in questo periodo la trasposizione cinematografica del best seller per ragazzi The invention of Hugo Cabret, scritto e disegnato da Brian Selzinick e pubblicato, non so con quanta fortuna, dalla Mondadori.
Di questo libro ne ho già parlato qualche tempo fa, quindi non mi ripeto. Per quanto riguarda il film invece si sa che uscirà nelle sale nel dicembre del 2011, detta anche era post-Harry Potter dato che per quel tempo sarà uscita anche la seconda parte de I doni della morte e quindi attenderemo tutti che la profezia dell'ape Maia si avveri.
Il film di Scorsese con molta probabilità userà la tecnologia 3D. Utilizzare il 3D per un film del genere è un po' come tagliare il burro con la motosega.
In previsione di un film privo di una trama particolarmente complicata, mi auguro una sceneggiatura solida e una buona resa scenica della meravigliosa atmosfera dal retrogusto steampunk della Parigi anni '20 descritta da Selznick.

Ad interpretare George Méliès, genio del cinematografo nonché anticipatore dei moderni effetti speciali, sarà nientepopodimeno che Ben Kingsley che con Scorsese ha girato appunto Shutter Island, mentre la parte del piccolo Hugo sarà di Asa Butterfield, già visto nel seguito di Tata Matilda. E chi pensava che ad interpretarlo fosse Leonardo di Caprio può tirare un sospiro di sollievo.
L'attesa in ogni modo è lunga ma allietata dalle prime foto di scena.

mercoledì 18 agosto 2010

Libri in spiaggia

Qualche libro che ho visto leggere in spiaggia.

Cose prezione. Stephen King

Quale evento turba questa volta la pace della tranquilla cittadina americana di Castle Rock? È l'arrivo di Leland Gaunt, un forestiero strano e sfuggente. Quest'individuo ambiguo apre un negozio, Cose Preziose, dove è possibile acquistare pezzi rari, curiosità, autentiche gioie per piccoli collezionisti. Gaunt sembra catturare i desideri più nascosti di ogni cliente, riuscendo a trovare per chiunque ciò che cercava o segretamente sognava da anni.






E' una vita che ti aspetto. Fabio Volo.

Il percorso di Francesco è quello di molti ragazzi d'oggi, che si accorgono di esistere senza vivere davvero, come se mancasse loro qualcosa, e un giorno decidono che così non va. Ha un lavoro stressante, anche se remunerativo, che fa per comprarsi cose che gli riducano lo stress. Ha storie con tipe tanto diverse tra loro. Sente il bisogno di star solo ma ha paura di essere "tagliato fuori", adora i genitori ma non è mai riuscito a comunicare con il padre, si fa le canne ma vuole smettere di fumare...




Canale Mussolini. Antonio Pennacchi.

Canale Mussolini è l'asse portante su cui si regge la bonifica delle Paludi Pontine. I suoi argini sono scanditi da eucalypti immensi che assorbono l'acqua e prosciugano i campi, alle sue cascatelle i ragazzini fanno il bagno e aironi bianchissimi trovano rifugio. Su questa terra nuova di zecca, bonificata dai progetti ambiziosi del Duce e punteggiata di città appena fondate, vengono fatte insediare migliaia di persone arrivate dal Nord. Tra queste migliaia di coloni ci sono i Peruzzi. A farli scendere dalle pianure padane sono il carisma e il coraggio di zio Pericle. Con lui scendono i vecchi genitori, tutti i fratelli, le nuore. E poi la nonna, dolce ma inflessibile nello stabilire le regole di casa cui i figli obbediscono senza fiatare. Il vanitoso Adelchi, più adatto a comandare che a lavorare, il cocco di mamma. Iseo e Temistocle, Treves e Turati, fratelli legati da un affetto profondo fatto di poche parole e gesti assoluti, promesse dette a voce strozzata sui campi di lavoro o nelle trincee sanguinanti della guerra. E una schiera di sorelle, a volte buone e compassionevoli, a volte perfide e velenose come serpenti. E poi c'è lei, l'Armida, la moglie di Pericle, la più bella, andata in sposa al più valoroso. La più generosa, capace di amare senza riserve e senza paura anche il più tragico degli amori. E Paride, il nipote prediletto, buono e giusto, ma destinato, come l'eroe di cui porta il nome, a essere causa della sfortuna che colpirà i Peruzzi e li travolgerà.

lunedì 16 agosto 2010

La morte spiegata ai bambini: Se è una bambina

Madre e figlia in questo libro dialogano a distanza: la prima in una specie di purgatorio, una sorta di armadio chiuso in cui le anime vengono appese come abiti, la seconda invece costretta a frequentare controvoglia un lontano collegio e che trova sollievo soltanto dalla presenza del nonno Ettore e di uno zio acquisito.
Come in un romanzo epistolare le due comunicano e quasi inconsapevolmente si danno conforto fino alla finale accettazione del lutto, inteso come distacco, da parte di entrambe.
In questo libro Beatrice Masini dimostra una particolare empatia verso le due protagoniste e grazie a uno stile di scrittura che cambia a seconda del soggetto, sgrammaticato per la bambina e più ricercato per la madre, facilita la "lettura dei sentimenti", facoltà che la Masini ha innata e che viene sempre più trascurata, almeno per quanto riguarda la letteratura per ragazzi, in favore di trame fin troppo articolate se non pretenziose.

Dal risvolto di copertina:
"Un libro diverso, questo, anche perché non ci sembra davvero di leggerlo, ma di ascoltare. Sono due voci, noi le sentiamo, non ci sono le consuete regole della scrittura, ci sono le parole perché noi possiamo sentirle, senza fare pause, andando diritto in avanti, tendendo l'orecchio". Antonio Faeti.

La copertina allegata è dell'edizione Fabbri del 1998. Attualmente il libro è reperibile presso la BUR.
Lettura consigliata dai sette anni in su.

Se è una bambina
Beatrice Masini
ed. BUR

venerdì 13 agosto 2010

Cosa cerca chi viene in questo blog

In molti cercano informazioni su come contattare le case editrici, quindi tra le parole chiave che portano alla Fenice di Carta ci sono cose tipo "manoscritto Salani" o "manoscritto Mondadori". E fin qui tutto è normale. Insomma, ci sono chiavi di ricerca di questo tipo:
- come inviare i manoscritti a fanucci
- salani editore manoscritti
- mursia editore manoscritti
- giunti editore manoscritti
- come inviare un manoscritto a feltrinelli
- edizioni pm invio manoscritti (pm?)

Poi qualcuno chiede cose più specifiche. Allora viene in cerca della trama di Percy Jackson o La ladra di Cagliostro, che sono i libri più richiesti di quest'anno, almeno nel mio blog, se escludiamo i classici Baccalario e Moony Witcher. Le mie comunque, voglio precisare ancora una volta,  non sono recensioni, chiamiamole opinioni. In queste opinioni ometto del tutto la trama. Non mi piace scrivere di un libro e riassumerne i contenuti: do per scontato che chi legge una mia opinione, chiave di lettura o altro lo fa per avere un punto di vista differente e do per scontato inoltre che abbia letto il libro (anche perché ho come il presentimento che molti ragazzi vengano qui in cerca di riassunti. Leggete invece!).
Ultimamente sono aumentate le persone che chiedono di Michael Ende. Questo mi fa piacere perché ho notato che pur essendo un grande scrittore non è molto studiato, almeno qui in Italia.
Poi ci sono ricerche del tipo: the phoenix and the carpet soluzione esercizi libro. Esercizi di cosa, non lo so. Però mi fa piacere che qualcuno conosca Edith Nesbit, un'autrice di cui voglio parlare non appena riuscirò a mettere le mani su una copia cartacea di The Phoenix and the carpet. Fenice e tappeti volanti.. eh sì... le devo qualcosa.

Quelli che invece sono finiti quasi per caso nel blog della Fenice di Carta  vengono in cerca di:

- biro a una catenella, e qui mi arrendo. Non so proprio cosa significhi.
- ciucciati il calzino latino. E qui posso intuire che si riferisce a una frase pronunciata da Percy Jackson.
- l'alchimista. i segreti di nicholas flamel, l'immortale scarica. Cercato da chi non ha capito che le biblioteche funzionano bene. Ancora per poco.
- orologio parete vecchi riparare.
- quanto costano i romanzi di percy jackson?
- sentii le mani della signora laura... (omissis)

mercoledì 11 agosto 2010

I personaggi delle strisce

E' forse giunto il momento di presentare i personaggi ricorrenti delle strisce che sto realizzando a scadenza casuale per questo blog. Non aspettatevene tante in futuro, è più complicato fare una di quelle strisce che parlare di un libro. I personaggi principali sono:

Sauro ha sempre lo sguardo imbronciato. E' disilluso e convinto che pubblicare sia impossibile. Spedisce i suoi manoscritti con poca speranza di ricevere una risposta positiva, cosa che ovviamente non è mai accaduta. I suoi racconti sono prettamente minimalisti ed esistenziali. Lui stesso si rende conto che è un genere difficile da piazzare ma è convinto a non voler cambiare stile.


Italo è fondamentalmente un nichilista. Ironizza su tutto ed è convinto che per pubblicare è necessario avere delle conoscenze. E' un lettore onnivoro. Con i suoi amici si vanta di aver letto autori molto difficili e sconosciuti, in realtà poi il suo pane quotidiano sono i romanzi "mainstream" e popolari. Non ammetterà mai che il suo autore preferito è Faletti, anche se in una vecchia striscia... Cura un blog in cui recensisce libri.
Non ha ancora finito di scrivere il suo primo romanzo.


Ezio è un fan sfegatato di David Foster Wallace e il volto ritratto sulla sua maglietta è proprio quello del grande scrittore americano. Legge soprattutto romanzi impegnati, odia le mode letterarie. Ha scritto un romanzo intitolato "Giustizia per tutti". Il titolo è ispirato a uno dei più famosi album dei Metallica ...and Justice for all.



Editor. Non ha un nome. E' un importante editor di una Grande Casa Editrice. Neanche questa ha un nome, si sa soltanto che è Grande.

lunedì 9 agosto 2010

La morte spiegata ai bambini: C'era una volta il nonno

Per chi invece preferisce un approccio antropologico consiglio C'era una volta il nonno, un bel libro scritto da Emanuela Nava, autrice tra le altre cose del programma televisivo L'albero azzurro che attualmente va in onda su Rai 3. Emanuela Nava ama viaggiare e ama raccontare le differenze culturali. In questo caso, tramite il racconto di un nonno esperto viaggiatore, ci parla di come nel Ghana il funerale sia molto diverso dal nostro. Lì si balla, si canta e si suonano strumenti formati da lamelle di ferro, assi di legno e zucche vuote.
 I due bambini protagonisti, Ambrogio e Filippo, faranno tesoro di questi insegnamenti proprio quando sarà il loro caro nonno ad andare via, per sempre stavolta.
I disegni, inutile dire che sono belli dato che in Italia abbiamo degli illustratori eccezionali, sono di Elena Baboni.

Dalla quarta di copertina:
Spesso la morte dei nonni è la prima esperienza che i bambini fanno della definitiva separazione da una persona cara.
Il nonno di Ambrogio e Filippo, un grande viaggiatore, racconta ai nipoti di un funerale a cui ha assistito in Africa, così diverso dai nostri... Proprio il suo racconto farà vivere ai bambini l'esperienza della perdita e del lutto in maniera serena.

C'era una volta il nonno
Sinnos Editrice
Testi: Emanuela Nava
Illustazioni: Elena Baboni

sabato 7 agosto 2010

Ebook: rassegna(ta) stampa

Vi linko un po' di articoli e post riguardanti gli Ebook e la questione "Andrew Wylie". Immagino che li conosciate già. Spero che vi facciate un'idea migliore della mia: sono troppo pessimista, ma non parlo da lettore stavolta, parlo da informatico; in questo senso vedo poca voglia di liberare la cultura e la tecnologia e vedo un maggiore irrigidimento sulla questione del controllo delle informazioni e sul copyright. Io personalmente non sono disposto a farmi tracciare o a comprare un hardware di cui non posso controllare nulla.
Dicono che le case editrici faranno la fine di quelle discografiche a causa della pirateria. Non credo neanche a questo: troveranno un modo per sopravvivere.
Uno degli ultimi cd che ho comprato è stato Load dei Metallica. Ero un fan dei Metallica e lo sono stato fino a che non hanno iniziato una feroce campagna contro Napster. Credo di averlo sentito una volta sola. Ho speso tanti soldi per un cd bruttissimo, sicuramente non ai livelli di ...And justice for all o Ride the lightning. Con i libri mi è capitato raramente anche perché se non sono sicuro della qualità di un libro lo prendo in biblioteca e poi se mi è piaciuto lo compro. Questo lo farò finché sarà possibile prendere in prestito dei libri. Chissà fino a quando. Chissà.

Buon fine settimana.

Panorama: gli ebook uccideranno gli editori.
Il fatto quotidiano: che fine faranno i libri?
Stylecafé: lettor Jack Sparrow, prego
31ottobre: Iva, libri ed ebook
Lipperatura: chi legge, chi scrive

mercoledì 4 agosto 2010

Riempitivo estivo

E' agosto. Fino a un paio di ore fa me ne stavo sdraiato in giardino a leggere, accaldato e sudaticcio, senza molto altro da fare se non controllare l'abbronzatura. Lo faccio allo stesso modo con cui controllo le bistecche sulla brace: guardo il braccio, poi lo giro, poi lo rigirò finché non capisco dov'è che deve cuocersi. A quel punto scelgo la posizione giusta che mi permetta di leggere e cuocere allo stesso tempo e sto lì altri dieci, quindici minuti finché non torno davanti al pc, scarico la posta, cestino le email di banche che vogliono la mia password e controllo il profilo facebook.
Adesso piove come neanche a novembre e l'aria si è improvvisamente incupita. La pioggia è calda, sembra di essere sotto uno scolapasta all'ora di pranzo.
Ho finito di leggere un paio di libricini per bambini di cui vi parlerò a parte. Uno è di Beatrice Masini, l'altro di Roberto Piumini. Due classici moderni. L'argomento è lo stesso di questo periodo: il lutto. Non ho trovato un argomento più estivo di questo, mi spiace.
Inoltre ho iniziato a rileggere alcune storie brevi per bambini che ho scritto tempo fa, e queste con molta probabilità finiranno dritte nel blog senza passare per la "tentata pubblicazione". L'idea di fare la fila alla posta in agosto non mi sfiora neanche da lontano. Il castello che non c'è più lo scrissi per un concorso dedicato appunto ai castelli. Il secondo racconto ha come titolo Michele e l'uomo nero ed è nato come spin-off della mia Fenice. In realtà quel romanzo (ancora inedito) è portatore sano di spin-off. Ne potrei creare a decine a occhi chiusi.
Infine, parlando dei nerd e dei racconti nerd ecco, quelli invece potrebbero partire a settembre, ma gli do una sola possibilità.
Poi, che altro dire. Agosto è noioso perché i blogger se ne vanno in vacanza quindi mi sono rimesso a scrivere per passare il tempo. A questo punto ho deciso che il libro di Adelaide verrà terminato entrò l'autunno e utilizzerò l'intero inverno per correggerlo.
Infine: il racconto L'ultima stagione verrà messo in pdf tra non molto. Sto decidendo come impaginarlo. 10.000 parole, praticamente è il mio primo Ebook.

lunedì 2 agosto 2010

Michael Ende a Genzano

di Mirco Corridori
pubblicato sul Vivavoce n.93.

Lo scrittore tedesco Michael Ende è famoso soprattutto per La storia infinita, un romanzo fantastico che ha avuto una fortunata trasposizione cinematografica nel 1984. Il film ammiccava alle grandi produzioni americane, quelle di George Lucas e Steven Spielberg che Ende, in realtà, non amava particolarmente.
Michael Ende nella sua villa
di Genzano
Ciò che invece molti non sanno è che questo magnifico romanzo ha avuto la sua gestazione qui in Italia, precisamente a Genzano di Roma dove lo scrittore ha vissuto per circa quindici anni, dal 1971 al 1985, insieme a sua moglie Ingeborg Hoffman.
Micheal Ende ha abitato in uno splendido casale di campagna chiamato Villa Liocorno, in una zona dal nome particolarmente evocativo: valle degli Spiriti Beati, immerso nel verde dei tremila metri quadrati di ulivi da cui era circondato. “Quello che basta a tenermi isolato dal resto del mondo”, disse in un'intervista. In quella villa, oltre a lui e la moglie, vivevano numerosi animali domestici tra cui tartarughe, che compaiono spesso nei suoi racconti, ma soprattutto cani e gatti trovatelli di cui lo scrittore amava circondarsi.

Il soggiorno di Michael Ende nei solitari e mediterranei panorami dei Castelli Romani non è stato una riproposizione moderna del Grand Tour quanto piuttosto una vera e propria fuga da un ambiente intellettuale oppressivo e politicizzato che non ammetteva la fantasia fine a se stessa e che riteneva, a torto, la letteratura per l'infanzia un sottoprodotto culturale.
Tutto era iniziato dal dibattito su quale fosse il “libro giusto” per bambini e ragazzi. Secondo la critica sessantottina i libri dovevano educare e soprattutto plasmare le coscienze critiche.
Sempre a Genzano
Ende aveva già scritto due libri allora: Le avventure di Jim Bottone, che vinse il prestigioso Deutscher Jungend-buchpreis e il suo seguito La terribile banda dei “tredici” pirati. Questi libri furono accusati di avere errori storici, di rappresentare una Cina imperiale che storicamente non era quella reale, di non essere educativi. La critica sessantottina quindi, convinta che la letteratura dovesse indurre cambiamenti politici e sociali, non esitò a chiamarli “escapistici”, come se la fantasia fine a se stessa fosse un demerito.
Ende invece non vuole convincere i propri lettori con la pedagogia, ma vuole stimolarli a trovare nella fantasia il canale giusto per conoscere se stessi e formare quel mondo interiore necessario per elevarsi e avere fiducia nelle proprie possibilità. È proprio ciò che accade al protagonista de La storia infinita ed è per questo aspetto che il libro assume i contorni del romanzo di formazione.
Soltanto attraverso il processo creativo l'uomo può affrancarsi da quella realtà materiale e soffocante che uniforma i comportamenti e i pensieri degli individui: è quel “Nulla” che metaforicamente avanza nel mondo di Fantàsia inghiottendo ogni cosa e impoverendolo indelebilmente.
<< Esteriormente abbiamo tutto, spiritualmente siamo dei poveri diavoli >>

A Genzano esisteva allora una vasta comunità di intellettuali tedeschi tra cui lo scrittore e saggista Gustav René Hocke, morto proprio in Italia nell'estate del 1985, che divenne vicino di casa di Michael Ende.
I suoi libri Il mondo come labirinto e Manierismo nella letteratura sono stati per Michael rivelatori di un'estetica che faceva del surreale non motivo di escapismo e che non derivava, citando sue parole: << [...] da un desiderio più o meno irrealistico di “stranezza” e di esotismo, ma che che fosse invece un atteggiamento di base, un “gesto originario” presente in tutta la cultura europea, in fondo in tutte le culture del mondo, complementare e dialettico, eppure equivalente all'altro “gesto” classicista. In questi libri avevo scoperto la tradizione storica nella quale collocarmi e questo non solo nel senso di una giustificazione estetica dei miei sforzi letterari, ma anche come concezione filosofica generale del mondo e della vita, e contemporaneamente parte fondamentale della mia identità. >>

Non è un caso che Michael Ende sentisse l'urgenza di sentirsi libero di scrivere. Suo padre Edgar infatti, un importante pittore surrealista, fu costretto dai nazisti a sospendere ogni attività creativa e ogni esposizione delle sue opere. Edgar Ende considerava il gesto artistico alla stregua di una magia, qualcosa che andava al di là dei normali criteri di comprensione. Questo approccio all'arte ebbe una notevole influenza sulle opere letterarie di Michael e si possono rintracciare briciole di surrealismo in molte parti di esse: dalle descrizioni dei luoghi che citano in maniera esplicita pittori come Salvador Dalì e Giorgio De Chirico, all'onirismo dei racconti contenuti ne Lo specchio nello specchio, un chiaro omaggio all'arte di sua padre e alla letteratura di Borges.

Anfiteatro Tuscolo. Il luogo che ha ispirato la location
di Momo
La vita semplice e la tranquillità della campagna genzanese permisero a Ende di dedicarsi a Momo, un vecchio progetto nato come soggetto televisivo e sviluppato poi come vero e proprio romanzo.
Momo è ambientato in una non specificata località italiana ai margini di una metropoli estraniante e caotica. Questo romanzo è un'amara allegoria della vita moderna, dove il tempo viene rubato da misteriosi Signori Grigi e dove soltanto l'ingenua semplicità di una bambina sembra in grado di poter rimettere le cose a posto.
Nel romanzo Momo, più che in ogni altra opera di Ende, si riconosce l'influenza del soggiorno e della cultura italiana. L'anfiteatro in cui vive la bambina è infatti ispirato all'anfiteatro Tuscolo di Monteporzio Catone e anche i nomi dei protagonisti sono italianissimi: Gigi, Beppo, Liliana e Nino. D'altronde Ende stesso disse che soltanto nella nostra terra poteva scrivere questa storia e che l'Italia era il paese in cui più di ogni altro si respirava arte e poesia, un paese dunque che non avrebbe mai lasciato. Il destino volle invece che sua moglie morisse prematuramente nel 1985 e a quel punto gli uliveti di Genzano, il paesaggio dell'agro romano, la pacifica compagnia dei trovatelli e le frotte di ragazzi che si recavano in pellegrinaggio a Villa Liocorno per incontrare il loro “guru”, l'autore de La storia infinita, divennero un peso insostenibile, carico di ricordi che Michael non poteva più sopportare. Ed è per questo motivo che decise di lasciare Villa Liocorno e tornare nel suo paese natale, la Germania, dove morì dieci anni dopo per lo stesso incurabile male.