domenica 4 aprile 2010

Editing, refusi e robe varie

Premessa doverosa: non ho mai avuto a che fare con un editor e non so come si svolge il lavoro di editing di un testo. Ci sono varie scuole di pensiero: c'è chi dice che l'editing a volte è troppo invasivo e in questo caso non si limita a riscrivere qualche periodo, ma di tagliare personaggi importanti, capitoli, idee. Altre volte l'editing invece si preoccupa soltanto della corretta fluidità del testo, quindi se una frase suona male si riscrive. Nel terzo caso l'editing è praticamente inesistente, quindi il testo arriverà in libreria pieno di inesattezze ed errori.

Una volta un giornale locale ha pubblicato un mio articolo vistosamente modificato ma non ho chiesto il perché: ho dato per scontato che andassero fatte. Ho cercato di capirne le motivazioni, con umiltà.
A volte alcuni scrittori si lasciano andare a dichiarazioni di guerra contro le sforbiciate e le modifiche che un editor impone, gli editor invece non ne parlano mai, e se lo fanno lo fanno anonimamente come la famosa Catriona Potts del blog Secondo Piano.
Quello è un blog che consiglio di leggere con molta attenzione.

Detto questo devo purtroppo constare che trovo sempre più refusi nei libri, sopratutto se leggo un libro di un piccolo editore. Non voglio fare di tutta l'erba un fascio, però questi editori che lasciano scritte monnezze e refusi meriterebbero una lista nera così come il Writer's Dream redige una lista delle case editrici a pagamento (alcune delle quali però fanno editing, magari buono dato che poi a pagarlo è lo scrittore stesso).
Queste case editrici rovinano l'immagine di molte altre piccole entità editoriale che fanno della cura del testo un punto di forza. Quindi vanno combattute, perché ogni errore trovato e non corretto è un insulto alla nostra cultura.
Se un lettore medio va in libreria per comprare un libro, lasciandosi trasportare dal momento, sarà più propenso a comprare il libro di un editore conosciuto (ammesso che i piccoli editori abbiano la stessa visibilità).
I piccoli editori quindi, piuttosto che investire in pubblicità, dovrebbero investire sull'immagine. E per questo basta poco: mettete il primo capitolo scaricabile dal vostro sito e lasciatecelo leggere. Fateci capire di che pasta siete fatti: se curate i testi e se vale la pena spendere soldi per i vostri libri. Il primo capitolo di un romanzo è sufficiente.
Io a scatola chiusa compro sempre meno. Non mi fido più.

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