lunedì 8 marzo 2010

Superwoobinda di Aldo Nove

Ci sono autori che non capisco nonostante una certa buona volontà e molti, moltissimi tentativi di entrare empaticamente nei loro libri.
Aldo Nove è uno di questi. Superwoobinda è la riproposizione da parte dell'Einaudi di un libro pubblicato da Castelvecchi e che aveva come titolo Woobinda. Sono racconti volutamente sgrammaticati come è sgrammaticato il linguaggio dei protagonisti (sono scritti tutti in prima persona).
Racconti che si interrompono bruscamente, così come si interrompe bruscamente una trasmissione televisiva durante lo zapping.
Lo stile e il linguaggio risultano in molti casi iperbolici nella descrizione delle azioni. C'è violenza, attuata come una questione di routine e degrado morale che, secondo l'autore, dovrebbe descrivere una società in cui i prodotti di consumo e i personaggi televisivi sono gli unici punti di riferimento.
Ben lontano dall'essere il Bret Easton Ellis di American Psyco, Aldo Nove racconta a suo modo gli anni novanta in questa serie di racconti pulp (spezzati o completi a simulare appunto lo zapping televisivo) che hanno comunque carenze dal punto di vista della ricerca stilistica (a mio avviso se devi dare vita a tante voci devi usare tante voci) e una poco convincente ricerca di situazioni disturbanti, forse al di là del degrado comune che Aldo Nove voleva descrivere e che sono piuttosto casi clinici, anzi borderline. Queste situazioni hanno interrotto la mia “sospensione dell'incredulità” molte volte.
Dopo quasi quindici anni mi piacerebbe sapere cos'è veramente rimasto della famosa Gioventù Cannibale figlia dei fumetti di Andrea Pazienza e promossa dalla stessa Einaudi tramite una famosa raccolta di racconti. Di quei libri "cannibali", tra cui Woobinda e la sua successiva edizione, Bastogne di Enrico Brizzi, Destroy di Isabella Santacroce e i primi di Niccolò Ammaniti devo ammettere, mio malgrado, di non averne apprezzato nessuno.

Superwoobinda su IBS

2 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Confesso che questa letteratura "cannibale" o "pulp" non mi ha mai attratto... Anche a livello cinematografico, ho sempre trovato sopravvalutato Quentin Tarantino.
Invece mi é piaciuto il primo Danny Boyle, quello di "Piccoli omicidi fra amici" e "Trainspotting".

Anonimo ha detto...

per me Sweth Bambana suona benissimo le tastiere!