martedì 27 ottobre 2009

Piccole case editrici e mulini a vento

Da giorni si discute sull'iniziativa intrapresa da alcune piccole case editrici: la Minimum Fax, Instar Libri, Voland, Marcos y Marcos e Iperborea. Secondo il loro punto di vista, spiegato con chiarezza in questo blog, gli sconti sui libri sono nocivi; nocivi sia per le piccole realtà editoriali, sia per le librerie indipendenti che non sono in grado di reggere la concorrenza dei supermercati e delle grandi catene che praticano forti sconti. Questo tipo di marketing, sempre secondo il loro punto di vista, danneggia anche i lettori i quali vengono indotti a comprare un certo tipo di libro invece di un altro.


E' vero anche i libri costano sempre di più e la qualità materiale è sempre più bassa. Venti anni fa con 30.000 lire portavi a casa un libro rilegato con copertina rigida e sovracopertina. A questo prezzo oggi puoi comprare un libro brossurato a copertina morbida la cui qualità impedisce uno spontaneo godimento e ci costringe a fare attenzione all'oggetto oltre che al contenuto.
I prezzi alti sono ovviamente giustificati dalle tirature: le Grandi Case Editrici pubblicano libri con tirature maggiori e riescono ad ammortizzare meglio i costi di produzione. Per questo si trovano libri di buona fattura a meno di 20 euro (1).

L'iniziativa, chiamata Mulini a vento, è coraggiosa ma discutibile soprattutto perché, a un primo impatto, mi sembra che i primi a rimetterci siano proprio i bibliofili, gli stessi che spulciano nei cataloghi delle piccole case editrici in cerca di bei romanzi.
L'appello, insomma, mi sembra una provocazione dovuta all'esasperata ricerca di spazi in cui farsi notare e in cui poter vendere i propri libri. Una provocazione che mi fa anche dubitare delle tante sbandierate opportunità nate grazie al web e alla visibilità che offre a costi praticamente nulli.
Queste piccole realtà non si sono vendute alle mode letterarie dei maghetti, della chick-lit, del baby fantasy, della teen-lit (2) e di questi e quelli che parlano della vita del proprio cane, gatto o canarino che sia, e sicuramente soffrono perché la crisi ha causato un abbassamento dei consumi e ha indotto i lettori occasionali a servirsi nei supermercati invece che nelle librerie, dove almeno hanno un po' di visibilità.

Sono curioso di sapere come andrà avanti questa donchisciottesca protesta. Nel frattempo continuerò a comprare i loro libri e, nel mio piccolo, a parlarne in questo blog (3).
Comunque anch'io devo fare i conti con la crisi: cerco offerte, sconti e compro libri usati quando mi capita. Anch'io, come tanti del resto, devo trovare un compromesso tra appagamento culturale e costo della vita.


(1) È anche vero che poi le edizioni tascabili costano troppo, secondo me.
(2). Non so se esiste questa definizione. Intendo la letteratura, non di genere, scritta da adolescenti per altri adolescenti.
(3).Consiglio la lettura di La futura classe dirigente di Peppe Fiore (ed. Minimum Fax) che recensirò presto.

2 commenti:

Ariano Geta ha detto...

Personalmente ho letto tantissimi libri grazie alle famose edizioni "millelire" della Newton Compton. Anzi, mi sono sempre chiesto come mai non ci sia una casa editrice disposta a rischiare su nuovi autori con collane a bassissimo costo, e di conseguenza a bassissimo prezzo di vendita per invogliare l'acquisto. Francamente la trovo un'iniziativa per salvaguardare il tornaconto personale dei promotori, non certo l'interesse dei lettori medi (imho, of course).

Mirco ha detto...

Se non fosse per la Newton Compton non avrei letto tutti quei classici. Un ragazzino di 14/15 anni dove piglia i soldi per i libri? Non ce l'ha. Tieni conto però che la N&C vendeva anche in edicola, e una distribuzione del genere è molto onerosa secondo me.

Come ho detto nell'articolo riconosco a queste case editrici di non essersi mai vendute. E di chicche nei loro cataloghi se ne trovano tanti. Vado quasi a colpo sicuro.