venerdì 31 luglio 2009

Ne trovo altre come te

Ne trovo altre come te

Il modo che hai di guardarmi non mi piace più. La fissità dei tuoi occhi mentre cerco di spiegarti i motivi per cui le cose non stanno andando come dovrebbero. Il modo che hai di rimanere inerte di fronte ai problemi, come un animale passivo.
Eppure abbiamo vissuto giorni indimenticabili. Quando ti ho vista in quel negozio ho chiesto alla ragazza del reparto lingerie il tuo nome. La ragazza ha sorriso e se ne andata alzando le spalle. Tu invece sei rimasta lì, immobile. Sembrava che mi aspettassi. Ho preso coraggio e mi sono avvicinato.

Ti ricordi quando lo abbiamo fatto la prima volta? Eri seduta sul divano e io ero appena rientrato a casa. Eri pallida e rigida dall'emozione. Tenevi le braccia distese lungo il corpo. Indossavi quel vestito a fiori che mi piaceva e che avevo visto in una vetrina del centro commerciale. Ho pensato subito che fosse perfetto per te. L'ho comprato e impacchettato per farne un regalo. Poi, tornato a casa, l'ho lasciato per terra, accanto al divano dove sedevi ad aspettarmi. Ho aperto il regalo per te. Mi è sembrato di vederti sorridere per la commozione.
Poi mi hai detto che volevi provarlo subito, ma dovevo essere io a vestirti. Era un gioco intrigante. Così ho disteso le tue gambe, sollevato le braccia in aria, sfiorandoti il volto con il mio. Solleticandoti con il respiro. Ho infilato prima la testa, poi le braccia. Avevo già voglia di te. Ho tirato il vestito fino in fondo.
Mi sono inginocchiato e ho cominciato ad accarezzarti le gambe, baciandoti dove la mia mano era appena passata. Il vestito pian piano ti scopriva stavolta e io continuavo a baciarti ovunque finché sei crollata indietro, distesa sul divano. Tu allora non hai capito più niente e ti sei lasciata andare mentre mi spogliavo per averti.

Adesso ti vedo appoggiata distrattamente sul bracciolo con gli occhi fissi verso un'altra parte. Ti chiedo se vuoi portare alla luce la nostra relazione e tu non rispondi. Non ti importa. Pensi che tra di noi le cose debbano rimanere così, soltanto sesso.
Allora mi guardo allo specchio e vedo il volto di un uomo che non ha molto tempo di fronte a sé. Non sono giovane, tu lo sai, e non ho più voglia di giocare a fare l'amante. Quindi mi rendo conto che non sei giusta per me. Tra le lacrime ti chiedo di andare via. Fai finta di niente. Eviti di parlarmi volutamente. Neanche ti lamenti di come ti sto trattando, sembra che ci fossi abituata in fin dei conti. Che fosse il tuo destino.
Alla fine ti accompagno fuori dalla porta e dalla mia vita.

Ne trovo altre come te.

Sono tornato nel negozio del centro commerciale per restituire il vestito a fiori e ho conosciuto lei. Era come se mi aspettasse. Stava di fronte all'entrata e mi guardava per attirare l'attenzione. Aveva la pelle uniformemente rosea e liscia. Le labbra dello stesso colore di una ciliegia matura. Mi sono avvicinato e le ho chiesto il nome. Poi ho sorriso e le ho sussurrato che era il mio preferito.
Così sono entrato e il responsabile del negozio si è immediatamente avvicinato. Mi sono tolto il cappello e l'ho appoggiato all'altezza dello stomaco. Ero emozionato. Mi ha chiesto come poteva essermi utile. Se dovevo fare un regalo, o qualcos'altro. Mi sono reso conto soltanto allora che vendevano biancheria intima e che io ero l'unico uomo lì dentro. Un uomo e per di più vecchio. Una signora si voltò verso di me puntandomi gli occhi contro. Mi guardava come se fossi un maniaco che era lì per sbirciare le ragazze nei camerini mentre si provavano i loro pizzi e le loro sottane sconce.
Io invece posai una mano sulla spalla del responsabile e gli indicai l'entrata dove quella dolce creatura mi stava aspettando per essere portata via. Gli dissi che era magnifica e che la sua pelle era di un rosa delicatamente sensuale. Il miglior manichino che avessi mai visto. Avrei dato qualunque cifra per averlo. Qualunque.

martedì 28 luglio 2009

Io scrivo: l'esordio di Simone Maria Navarra

Io scrivo è il libro di esordio di un autore perennemente esordiente. Si tratta di Simone Maria Navarra la cui biografia in quarta di copertina recita così: “Ha scritto un sacco di libri, ma non ne ha ancora pubblicato nessuno”.
Questa premessa è sufficiente per capire che il libro Io scrivo, nonostante l'augurio di “buona scrittura” da parte del libraio che me l'ha venduto, in realtà non è uno dei soliti manuali che ti insegna i trucchi del mestiere, ma piuttosto un diario semiserio che l'autore ha deciso di condividere prima tramite blog, poi, grazie a Franco Forte (direttore editoriale della DelosBooks) anche su carta.

Io scrivo, quindi, non prende sul serio il mondo dell'editoria né tanto meno Navarra si prende sul serio quando ci consiglia cosa fare. È piuttosto un'efficace palla antistress che ogni scrittore esordiente dovrebbe avere a portata di mano e che dovrebbe utilizzare nei lunghi periodi che intercorrono tra la spedizione di un romanzo a un editore e la (forse non) risposta, o tra un'idea e l'altra, quando si ha voglia di scrivere ma non si sa cosa.
Simone Maria Navarra ha deciso di vivere con leggerezza la condizione di esordiente, ovvero lo stato ibrido interposto tra il normale essere umano e lo scrittore professionista.
In questo libro, chiunque abbia provato a scrivere un romanzo, può ritrovare tutte le esperienze che prima o poi vengono inevitabilmente affrontate: dalla scrittura alle modalità con cui spedire il pacco; dal confronto con altri autori esordienti in rete, alla (quasi) inevitabile apertura di un blog per pubblicizzarsi. Il tutto scritto con una lucida fedeltà mediata soltanto dall'ironia dell'autore.
Lo stile è asciutto e le battute immediate. Il linguaggio che di solito usa nel blog è stato edulcorato dall'editing e a volte quelle parolacce interrotte dai puntini di sospensione sono fastidiose: o si scrivono per intero o si trova un'espressione che possa sostituirle.
Interessante tra le altre cose la rubrica “I libri che non mi pubblicherebbero”. Si tratta di una serie di libri classici (1984, La collina dei conigli, Il signore degli anelli ecc.), che per un motivo o un altro un editore di oggi rifiuterebbe di pubblicare.
Tra questi Navarra cita La storia infinita di Michael Ende. Perché un capolavoro simile verrebbe rifiutato? Semplice: quando un editore apre il plico e si accorge che lo avete stampato in due colori lo cestina immediatamente. Su questo sono (purtroppo) d'accordo, anche se ci sarebbe da scoprire se l'idea dei due colori sia stata dell'editore o di Ende stesso.
Concludendo. Non so se Navarra riuscirà mai a strappare un contratto per il libro dei gatti, La sindrome di Reinegarth o Primo Mazzini (come lascia intendere lui stesso non basta scrivere un buon libro per interessare a tal punto un editore), nel frattempo però un manuale lo ha pubblicato e lo ha fatto scrivendolo con lo stile che forse gli è più congeniale. Il suo umorismo, unito a una certa propensione per il romanzo di genere, mi fa venire in mente il modo con cui Douglas Adams si divertentiva sventolandoci sotto il naso le contraddizioni dei nostri tempi. Chissà, forse è proprio quella dell'ironia la via che Navarra dovrebbe percorrere. Un'ironia che già dal titolo palesemente riferito al best seller di Giorgio Faletti, rimane sicuramente impressa negli angoli delle nostre labbra.

Io scrivo (su IBS)

http://simonenavarra.blogspot.com/

sabato 25 luglio 2009

Ma dai, non me l'aspettavo :-/

Quella incollata di seguito è l'email automatica di risposta dalla Mondadorilibri in cui si dice che non sono tra i selezionati per il loro corso di scrittura. Non che ci abbia mai sperato, anzi, ho finito i fondi vacanza 2009 e non ci sarei potuto andare.
Adesso vorrei sapere quanti sono gli iscritti e cosa hanno scritto con quei 400 caratteri messi a disposizione dal form. Sono una persona curiosa, io.
Soprattutto vorrei sapere quante email hanno raccolto con questo concorso :-/

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Cara lettrice, caro lettore,

grazie infinite per esserti iscritto al nostro Laboratorio di scrittura creativa Mondadori. Il numero e la qualita' delle candidature giunte ci hanno piacevolmente sorpreso. Con rammarico ti comunichiamo tuttavia che, in seguito all’avvenuta selezione tra le moltissime richieste di partecipazione, la tua candidatura non ha avuto esito positivo.
Ti ringraziamo comunque per aver scelto l’iniziativa e ti informiamo che qualora dovessero esserci delle rinunce fra i partecipanti ti contatteremo per raccogliere la tua eventuale disponibilita' a partecipare al Laboratorio.
Con estremo piacere ti annunciamo infine che, vista la grande partecipazione e il calore con il quale e' stato accolto il Laboratorio, stiamo gia' pensando a una possibile edizione futura. Quando verra' il momento sarai ovviamente tra i primi ad esserne informato.
Un caro saluto e un appuntamento sul nostro sito per scoprire le prossime iniziative,
lo Staff LibriMondadori.it

mercoledì 22 luglio 2009

Leggere in spiaggia? E perché mai?

Riprendo un discorso che ho affrontato giorni fa e che mi incuriosisce parecchio: la lettura in spiaggia.
Quest'anno le mie vacanze sono durate poco, soltanto cinque giorni, tutti passati stravaccato sulla sdraia a leggere.
Non posso farne a meno. Non sono tra i lettori occasionali, di quelli che comprano i libri in edizione economica nell'edicola e poi se li portano in spiaggia, sono di quelli che non partirebbero mai se non avessero la possibilità di leggere ogni tanto (basta un'ora al giorno in fin dei conti).
Mi sono portato dietro quattro libri e altri due li ho comprati nella libreria cittadina più grande.
Di solito i souvenir delle mie vacanze sono libri. Potrei spulciare nelle mie librerie e dire dove ho comprato ognuno di essi.

Quello che mi chiedevo è questo: che senso ha andare in spiaggia a leggere? Nessuna. Sarebbe meglio che in spiaggia facessimo cose che non potremmo fare in altri posti: giocare a racchettoni, fare castelli di sabbia, rompere i castelli di sabbia degli altri, e soprattutto guardare le bagnanti straniere.
Mi pongo questa domanda forse perché sono privilegiato dato che lavoro precariamente e ho tempo da perdere, dato che abito in campagna e posso stendermi al sole come un paio di mutande da asciugare e posso quindi soddisfare sia la necessità di alimentare la mia cultura, sia la necessità di abbronzarmi un po' e non avere l'aria di uno sfigato intellettuale di provincia, scribacchino e precario. Soprattutto precario. Anzi, aspetto libri commestibili al carotene che aiutino l'abbronzatura e che possano essere inseriti nel curriculum.
Gli altri perché leggono sotto l'ombrellone? Non potrebbero farlo a casa, in poltrona, con la tv spenta e risparmiarsi le centinaia di euro spesi in albergo? Non ne ho idea. La loro non è una vacanza dalla vita abitudinaria, è una vacanza da se stessi. Quel libro portato in spiaggia è la panacea della loro insoddisfazione culturale, è l'affrancamento dalla routine intellettuale a cui i media ci sottopongono. Quello che non capiscono
però è che i libri che leggono sono gli stessi media a deciderli.

Una lista di libri che ho visto leggere sotto l'ombrellone:

- Io sono Dio - di Faletti. Spero che non sia un'autobiografia. Di Faletti ho letto soltanto qualche racconto della raccolta Pochi inutili nascondigli e non sono riuscito a leggere altro. Il problema non è il suo modo di scrivere, probabilmente, è colpa mia che sono cresciuto vedendo Drive In e quindi lo leggo con la stessa voce che usava lui in quella trasmissione (quella del personaggio col giumbotto firmato dico, non Suordaliso).

- La cattedrale del mare - Non ho mai letto questo autore, Falcones Ildefonso, perché mi sembrava piuttosto il personaggio di una telenovela brasiliana.

- Scusa ma ti chiamo amore - Parlare male di Moccia è stupido e riduttivo. E' come se io, trentacinquenne, parlassi male dei teletubbies perché non li capisco. Io i teletubbies non li capisco, ma non sono neanche tenuto a farlo. Non faccio parte del loro target. Stesso discorso vale per Federico Moccia. Non mi piace, ma se avessi avuto vent'anni di meno forse avrei tutta la sua bibliografia. Nonostante questo riconosco nel suo successo l'apertura di un filone letterario che sta avendo molto successo (i libri per teenager, i giovani adulti) seguito con più o meno successo da molte case editrici. Alla faccia della crisi (di chi poi?).

- Camilleri vari - Altro autore nazionalpopolare. Non ho mai letto nulla di Camilleri e francamente non rientra nei miei gusti. Camilleri, un po' come Faletti, mi ricorda qualcos'altro. In questo caso è Fiorello che lo imita.

- John Grisham - Grisham è come Stephen King e Nick Hornby: sono più veloci loro a scrivere che io a leggere ciò che scrivono. Quindi alla fine ho rinunciato a stargli dietro.

In compenso ci sono molti sconti estivi di cui approfittare e bancarelle in cui trovare buoni libri a poco prezzo.

lunedì 20 luglio 2009

Risorse utili: Agenzie letterarie

Quello delle agenzie letterarie è un mondo un po' misterioso: a volte non si capisce bene che tipo di rapporto abbiano con le case editrici, soprattutto le inarrivabili grandi case editrici.
Il sito che linko è una lista, forse non esaustiva, delle agenzie letterarie a cui ci si può rivolgere.
Vi consiglio di leggere bene e a fondo ogni cosa che scrivono sui loro siti di riferimento e mandargli un'email per chiedere spiegazioni.
Da quel che ho visto ce ne sono di vari tipi. Il tipo che preferisco io è quello che legge il manoscritto gratuitamente e poi se buono, decide di adottarlo per proporlo alle case editrici. Gradisco meno sono quelle che, prima di effettuare un servizio di scouting (quindi consigliare il vostro manoscritto alle case editrici) si fanno pagare editing e scheda di valutazione.
Si parte dai 150 euro in su, e non si arriva ai 1.000, a meno che non abbiate scritto un tomo di 3.000 pagine!
Resto dell'idea che prima di pagare un servizio di editing (cosa che farei volentieri), vorrei sapere se ne vale la pena. In poche parole: se ho scritto una schifezza, quella rimarrà tale anche dopo l'editing.
Tutto sommato per una spese media di 400\500 euro, e con un po' di fortuna, il vostro romanzo potrebbe finire sulla scrivania giusta.
Sta a voi decidere.

http://www.galassiaarte.it/Agenzie_letterarie.html

giovedì 16 luglio 2009

365 racconti erotici per un anno

Il concorso indetto dalla Delos Books è finalizzato alla pubblicazione di 365 racconti brevi di natura erotica, uno per ogni giorno dell'anno, che verranno pubblicati successivamente nella collana Atlantide.
Il concorso non ha termine. Scadrà quando verrà raggiunto il numero di racconti necessario.

Tema unico delle opere, e quindi anche dell’antologia: l’erotismo, il sesso, l’eros in tutte le sue sfaccettature.

Il titolo provvisorio dell’antologia è: 365 RACCONTI EROTICI PER UN ANNO.

Per partecipare ogni autore deve postare metà racconto nel forum del Writers Magazine e inviare il testo completo al seguente indirizzo email: redazione@writersmagazine.it
Il bando completo è al seguente indirizzo:
http://www.writersmagazine.it/forum/viewtopic.php?t=6078

lunedì 13 luglio 2009

13 trucchi di scrittura

Dal suo blog ufficiale e dalla traduzione scovata nel blog di Alberto Cassani, vi incollo una serie di 13 trucchi scritti da Chuck Palahniuk, autore tra le altre cose di Fight Club.
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Vent’anni fa, sotto Natale, camminavo con un’amica nel centro di Portland. I grandi magazzini: Meier and Frank… Frederick and Nelson… Nordstroms… Le loro grandi vetrine avevano tutte una scena semplice e carina: un manichino vestito o una bottiglia di profumo adagiato su della neve finta. Ma la vetrina del JJ Newberry – diamine – era strapiena di bambole e lattine e spatole e cacciaviti e cuscini, aspirapolveri, appendiabiti, roditori, fiori finti, caramelle… Avete capito, insomma. Ognuno di quelle centinaia di oggetti aveva il suo cartellino rosso con il prezzo. Camminandoci davanti la mia amica, Laurie, guardò a lungo quella vetrina e disse “il loro vetrinista dev’essere convinto che se la vetrina non sembra abbastanza bella, bisogna metterci ancor più roba”.
Fece il commento giusto al momento giusto, e io me lo ricordo ancora due decadi dopo perché mi fece ridere. Tutte quelle altre belle vetrine… Sono sicuro che fossero eleganti e piene di gusto, ma non ho nessun vero ricordo di come fossero.

Per questo saggio, il mio scopo è di metterci ancor più roba. Di mettere insieme una specie di calza natalizia di idee, con la speranza che qualcosa vi possa essere utile. Un po’ come fare un pacco regalo per i lettori, mettendoci dentro delle caramelle e uno scoiattolo, un libro, dei giocattoli e una collana, sperando che ci sia una sufficiente varietà di oggetti che anche se qualcosa sembrerà totalmente stupido, qualcos’altro potrebbe invece essere perfetto.

Numero Uno: Due anni fa, quando scrissi il primo di questa serie di saggi, scrissi del mio “metodo del cuociuova”. Voi quel saggio non l’avete mai visto, ma ecco in cosa consiste il metodo: quando non avete voglia di scrivere, settate il timer che usate quando cucinate su un’ora (o anche mezz’ora) e mettetevi a scrivere fino a quando il timer non suona. Se continuate a non aver voglia di scrivere, siete liberi per un’ora. Di solito, però, ora che il timer suona siete talmente assorti nel vostro lavoro da non avere nessuna voglia di smettere, e allora andate avanti. Invece del timer della cucina potete fare il bucato e usare la lavatrice come timer. Alternare il mentalmente pesante lavoro di scrittura con compiti come lavare i piatti o fare il bucato, in cui non c’è molto da pensare, vi darà l’intervallo di cui avete bisogno per farvi venire nuove idee o arrivare a nuove intuizioni. Se non sapete come andare avanti con quello che state scrivendo… pulite il cesso! Cambiate le lenzuola del letto. Per Dio, ripulite la tastiera del computer. Vi verrà un’idea migliore.

Numero Due: I vostri lettori sono più intelligenti di quanto pensate. Non abbiate paura di fare esperimenti con le forme narrative o con i flashback. La mia teoria personale è che i lettori più giovani leggono poco non perché loro siano più stupidi dei lettori delle generazioni precedenti, ma perché sono più svegli. I film ci hanno resi più sofisticati, riguardo alle storie che ci piace sentirci raccontare. E i vostri lettori sono molto più difficili da colpire di quanto possiate immaginare.

Numero Tre: Prima di sedervi a scrivere una scena, pensateci a lungo e cercate di capire quale sia l’utilità di quella scena. Come l’avete preparata nelle pagine precedenti? E a cosa porterà nelle pagine seguenti? Come farà progredire la trama, questa scena? Fatevi in continuazione queste domande mentre lavorate, mentre guidate o mentre siete in palestra. Prendete anche appunti, quando vi vengono delle idee. Solo quando avete finalmente deciso l’ossatura della scena, solo allora sedetevi e scrivetela. Non mettetevi davanti a quel vecchio computer senza avere in mente qualcosa. Ed evitate ai vostri lettori di dover leggere una scena in cui succede poco o niente.

Numero Quattro: Sorprendetevi. Se potete portare la storia – o farvi portare dalla storia – in un luogo che vi stupisce, allora potrete stupire anche i vostri lettori. Perché se preparate troppo bene la vostra sorpresa ve ne accorgerete, e ci sono buone possibilità che se ne accorga anche il vostro sofisticato lettore.

Numero Cinque: Quando siete bloccati, tornare indietro e leggete le scene precedenti. Cercate personaggi che avete lasciato da parte o particolari che potete riprendere come fossero delle pistole nascoste sotto il cuscino. Quando stavo finendo di scrivere “Fight Club” non avevo idea di cosa avrei fatto del palazzo dove si trova Tyler Durden, ma rileggendo le prime scene ho trovato quell’indicazione sul mescolare nitroglicerina e paraffina e farci dell’esplosivo al plastico. Al di là del commento che avevo fatto all’inizio del libro (”…la paraffina con me non funziona mai…”), quella era una “pistola nascosta” perfetta per salvarmi il culo.

Numero Sei: Usate il fatto di essere uno scrittore come una scusa per organizzare una festa ogni settimana – anche se poi la festa la chiamate “incontro di lavoro”. Ogni volta che avete la possibilità di passare del tempo con persone che apprezzano il vostro lavoro vi rifarete delle ore che avete speso da soli, a scrivere. Anche se un giorno riuscirete a vendere i vostri scritti, non esiste cifra al mondo che vi ripagherà delle ore che avete passato da soli. Quindi prendetevi questa specie di “anticipo”, fate in modo che la scrittura sia una scusa per stare in mezzo alla gente. Quando sarete alla fine della vostra vita – credetemi – non sarà ai momenti passati da soli cui ripenserete.

Numero Sette: Fate in modo di rimanere nell’Ignoranza. Questo è un consiglio che è passato attraverso centinaia di persone importanti, e da Tom Spanbauer è arrivato a me ed ora a voi. Più tempo permettete alla storia di prender forma, migliore sarà il risultato. Non affrettate le cose, e non forzate il finale di una storia. L’unica cosa che dovete conoscere è la scena successiva a quella che state scrivendo, o comunque le scene successive. Non avete bisogno di avere in mente ogni singolo risvolto dall’inizio alla fine. In effetti, se così fosse sarebbe un lavoro tremendamente noioso.

Numero Otto: Se avete bisogno di maggior libertà con la vostra storia, versione dopo versione, cambiate i nomi ai personaggi. I personaggi non sono persone reali, non sono come voi. Cambiando i loro nomi in maniera arbitraria prenderete la distanza giusta per poterli torturare liberamente. O peggio, per cancellare totalmente un personaggio, se è questo ciò di cui la storia ha bisogno.

Numero Nove: Ci sono tre tipi di dialogo – in realtà non so se questo è vero, ma l’ho sentito ad un seminario e mi sembrava avesse un senso. I tre tipi sono Descrittivo, Istruttivo ed Espressivo. Descrittivo: “Il sole splendeva alto…”, Istruttivo: “Cammina, non correre…”, Espressivo: “Ahia!”. La maggior parte degli scrittori ne usa soltanto uno – al massimo due. Voi cercate di usarli tutti e tre, mescolateli. È così che la gente parla.

Numero Dieci: Scrivere il libro che vorreste leggere.

Numero Undici: Fatevi fare la foto per la quarta di copertina adesso, quando siete giovani. E fatevi dare i negativi e i diritti della foto.

Numero Dodici: Scrivere delle cose che veramente vi interessano. Sono queste le cose che vale la pena scrivere. Nel suo seminario intitolato “Scrivere pericolosamente”, Tom Spanbauer disse che la vita è una cosa troppo preziosa per sprecarla scrivendo storielle convenzionali e tame per le quali non abbiamo nessun interesse. Tom parlò di un sacco di cose, durante quel corso, ma io me ne ricordo appena la metà: l’arte della “manomissione”, ciò l’attenzione che ci vuole per far muovere il lettore da un momento all’altro della storia; e la “sotto convenzione”, che da quello che ho capito indica il messaggio nascosto al di sotto di una storia apparentemente ovvia.

Numero Tredici: Un’altra storia sulle vetrine natalizie. Quasi ogni mattina faccio colazione nello stesso bar, e questa mattina un uomo stava dipingendo sulla vetrina le decorazioni natalizie. Finti pupazzi di neve, fiocchi di neve, campane, Babbo Natale. Se ne stava sul marciapiede gelato a dipingere, con il respiro visibile nel freddo ad alternarsi a colpi di pennello di questo o quel colore. All’interno del bar, i clienti e i camerieri lo guardavano spennellare di rosso, bianco e blu. Alle sue spalle, la pioggia ha cominciato a diventare neve. I suoi capelli erano grigi, e la sua faccia era piena di rughe e pieghe quanto il sedere dei suoi jeans. Tra un colore e l’altro, si fermava per bere da una tazza di plastica.
Guardarlo dall’interno del bar, mangiando uova e toast, lo si sarebbe detto triste. Un cliente disse che probabilmente si trattava di un pittore fallito, e che probabilmente nella tazza di plastica c’era del whisky. Che probabilmente il suo appartamento era pieno di dipinti invenduti e che ormai era costretto a decorare vetrine per vivere. Una cosa triste, triste, triste.
Il pittore continuava ad aggiungere colore su colore. Prima tutta la “neve” bianca, poi un po’ di rosso e di verde. Quindi alcuni bordi neri che diede ai colori la forma di alberi di Natale e di calze appese al camino. Un cameriere, camminando vicino alla vetrina per portare del caffè ai clienti, disse “è così bravo, vorrei saperlo fare anch’io…”. E che noi si invidi quell’uomo o che lo si compatisca, lui continuava a dipingere, aggiungendo un dettaglio dopo l’altro. E non saprei dire esattamente quando è successo, ma ad un certo punto lui se n’è andato. Le immagini che aveva disegnato erano così ricche da riempire benissimo la vetrina, i colori erano così brillanti che il pittore se n’era andato. Che fosse un fallito o un eroe. È semplicemente scomparso, andato, e l’unica cosa che noi potevamo vedere era il suo lavoro.


venerdì 10 luglio 2009

Nuova saga per Moony Witcher

Si chiamerà Morga la protagonista della nuova saga di Roberta Rizzo, alias Moony Witcher, autrice della serie di Nina, la bambina della sesta luna e della saga dell'Arx Mentis che ha come protagonista Geno. Morga, la maga del vento è il titolo del libro che uscirà fra qualche mese in tutte le librerie.
Con questa saga Moony Witcher passa dalla Giunti alla Mondadori. "Era giusto provare a lavorare con la Mondadori, maggior casa editrice italiana", ha affermato la scrittrice all'Ansa.
Per sapere in dettaglio di cosa parlerà ci sarà da aspettare ancora qualche mese. Unilibro e altri siti di vendita online danno l'uscita per il 28 dicembre.

Notizia Ansa

Intervista a Moony Witcher

martedì 7 luglio 2009

Tiziano Scarpa vince lo Strega

Come avevo predetto, non ci voleva certo un genio per intuirlo, è Tiziano Scarpa il vincitore della 63° edizione del premio Strega.
Con il libro edito dalla Einaudi Stabat Mater, Tiziano Scarpa ha ottenuto 119 voti dalla giuria, contro i 118 di Antonio Scurati e il suo Il bambino che sognava la fine del mondo, ed. Bompiani.
Seguono a gran distanza L'istinto del lupo (Newton Compton) di Massimo Lugli con 58 voti, L'ultima estate
(Fazi) di Cesarini Vighy con 36 voti, Almeno il cappello (Garzanti) di Andrea Vitali con 28 voti.





Dopo la vittoria dell'esordiente Paolo Giordano con La solitudine dei numeri primi, di cui aspetto la seconda opera per capire se si tratta di una meteora o di una solida realtà della letteratura italiana, la giuria quest'anno ha premiato un autore già "classico", un autore che vende molto senza la pubblicità che segue la premiazione e che ha già alle spalle un vasta produzione letteraria.


Stabat Mater su IBS

sabato 4 luglio 2009

L'arma senza tempo. Capitolo 6: Nemesi

E' online il sesto capitolo de L'arma senza tempo, il romanzo che ha ispirato Grottango, un robot che non ha avuto la stessa fortuna di Goldrake.
I personaggi a differenza di Goldrake, Mazinga e Jeeg (per citarne alcuni tra i più famosi), lasciano intendere un'introspezione e uno spessore che non è comune nell'animazione giapponese. Il manicheismo dei personaggi non necessitava di interpretazioni particolarmente difficili sul loro agire. O erano buoni, o erano cattivi. Una visione semplificata dall'animazione rivolta ai bambini, non certo nelle intenzioni del grande mangaka Go Nagai.

Clicca per leggere il sesto capitolo de L'arma senza tempo